Lo stato di buona salute di un sistema democratico dipende in larga parte dalla “dialettica” che si sviluppa tra organi di governo e opposizione. Verrebbe quasi da dire che senza una corretta attività di informazione e controllo sull’attività di governo da parte delle rappresentanze politiche di opposizione vengono a perdersi gli stessi presupposti di una società democratica, in cui sia garantito l’ascolto della più vasta pluralità di idee.
A costo anche di qualche semplificazione il tema va affrontato.
Dunque, ricapitolando: se manca un’opposizione è difficile parlare di “sistema democratico”. Tuttavia se l’opposizione rinuncia al proprio ruolo, di cosa si dovrebbe parlare? Forse di “sistema inertemente democratico”, asfittico, privo, cioè, di quel dibattito che dovrebbe vivacizzare invece un sano confronto di idee.
E perché mai un’opposizione dovrebbe rinunciare al proprio compito?
Ragionando per via teorica si potrebbe parlare di “consociativismo”, cioè l’inconfessabile coacervo di interessi di varia natura che potrebbero legare le opposte fazioni, preoccupate di mantenere “equilibrismi”, utili a conservare rendite di posizione politiche e, magari, anche vantaggi personali delle proprie classi dirigenti. Oppure, semplicemente, tali classi dirigenti non risultano essere all’altezza del ruolo, incapaci ad organizzare un’opposizione efficace a un governo/amministrazione che dicono (!) di contrastare.
Dunque: se manca un’opposizione è o per scelta oppure per incapacità.
Del resto il mestiere dell’oppositore è difficile. Servono coraggio e tanta determinazione, perché si sa: essere in minoranza vuol dire stare in una posizione scomoda. Invisa alla maggioranza, guarda un po’: pochi like ai propri post social e un generale senso di isolamento e solitudine.
C’è di più: fare opposizione richiede studio, una assidua preparazione sugli argomenti trattati, perché altrimenti il rischio della figuretta è alto, se non quello — più grave — di incorrere in qualche querela… Ci vuole tempo per fare opposizione e toglierlo ai propri affetti, alla propria vita è un sacrificio mica da poco… meglio che l’opposizione la facciano gli altri… (tanto poi a salire sul carro del vincitore, al prossimo giro, c’è sempre tempo, anche senza vantare particolari meriti…).
C’è poi chi chiede alla stampa di “fare opposizione”, quando invece sarebbe più appropriato pretendere che l’informazione diffusa sia completa, oggettiva, veritiera, senza toni da propaganda, con spazio anche a posizioni meno main stream, aperta ad un vero dibattito su posizioni anche contrastanti, senza censure.
Purtroppo i Cittadini invece sono costretti sempre a sorbirsi il solito teatrino, con i personalismi di sempre, le faide intestine, le gelosie, i gruppetti di potere, il solito coacervo di interessi di parte e, non di rado, anche trasversali.
La politica non è lotta di potere, spoil system o peggio maquillage (tutto cambia per non cambiare niente).
La politica dovrebbe essere impegno costante di una Comunità al crescere nella prosperità e nello sviluppo. Nell’interesse di tutti. Non solo di una parte.
Discorso che vale per Siena e per il resto del Paese.