In questi giorni, con la ristrutturazione del Blog e con la pubblicazione e diffusione di nuovi articoli, qualcuno comincia ad accorgersi della nostra presenza.
La cosa che dà più nell’occhio pare che sia questa denominazione che abbiamo scelto “Comunità Monitorante” e l’attività di “monitoraggio civico” che ci prefiggiamo di svolgere. A noi, in verità, era sembrata una cosa elementare: siccome le istituzioni predicano la trasparenza e non la praticano, siccome i partiti non sopportano alcuna forma di democrazia interna, siccome chiunque abbia un minimo di potere non intende sottoporsi ad alcuna limitazione, siccome la locale stampa quotidiana cartacea, dopo qualche apparente anelito di cambiamento, sembra rientrata nei ranghi ordinari in modo da non arrecare disturbo ai manovratori, ci era sembrato che potesse essere utile per la comunità che si cercasse di guardare meglio dentro le cose per attivare, da un lato, un minimo di dibattito in una città poco avvezza e, dall’altro, una qualche forma di controllo democratico attivo e penetrante.
Sapevamo che avremmo incontrato difficoltà ed eravamo già pronti a spiegare che la nostra finalità essenziale non era quella di lavorare contro qualcuno, ma per qualcosa: in senso generale — come abbiamo più volte ripetuto nei nostri documenti — ci interessa, per farla proprio semplice e breve, l’applicazione concreta in sede locale dei principi della Costituzione Repubblicana.
Per ora ci accoglie il silenzio da parte dei nostri interlocutori istituzionali, governo locale, enti, partiti, insomma dai titolari del potere … e un singolare “fuoco amico” di chi non conta (o conta poco) forse dovuto anche a qualche incomprensione iniziale, speriamo transitoria e superabile.
L’osservazione più divertente viene da una signora ex insegnante, già politicamente impegnata in area socialista, la quale, letto che ci definiamo “monitoranti”, non ha esitato a tradurci come “spianti” (sic) concludendo con un richiamo storico: “basta con le tricoteuses”. Per chi non avesse presenti codeste signore sarà il caso di riportare qui il significato: les tricoteuses erano le donne che si sedevano abitualmente intorno al palco della ghigliottina durante la rivoluzione francese, per assistere in prima fila allo spettacolo della decapitazione mentre restavano intente a lavorare a maglia; con il che, ovviamente, all’accusa di essere degli spioni belli e buoni si aggiunge quella solita ed abusata di essere pure giustizialisti; come il monitoraggio e il controllo possano avere a che fare con il giustizialismo non è dato sapere. A nulla sono valsi per ora i tentativi di spiegare che le leggi di questo Stato privilegiano non solo la democrazia, ma anche la trasparenza e che la stessa Europa si interessa di whistleblowing (vedasi in questo blog). Speriamo per il futuro.
L’altra notazione, questa proveniente da un esponente di uno dei partiti della sinistra-sinistra, è quella che ci definisce “anime belle”. La storia di questa locuzione è significativa. Secondo l’Istituto Treccani si dovrebbe partire da Plotino per arrivare a Schiller e a Goethe, ma il significato attuale di “anime belle” è molto netto: l’ a. b. è pura e incontaminata, ma completamente incapace di agire nel mondo, e di influire sul suo corso con il proprio impegno e con la propria operosità.
Su questo piano non ci addentriamo perché ci occupiamo di cose molto concrete e vitali. E avremo modo di dimostrarlo.