E’ questo il titolo di un libro edito recentemente da Avviso Pubblico la cui Carta (codice etico di comportamento per gli amministratori locali) il Comune di Siena aveva adottato ai tempi della passata amministrazione, magari senza applicarla compiutamente, e che l’attuale amministrazione ha ripudiato in toto ritenendola “inutile”. Idee in Comune sta organizzando una presentazione pubbica del volumetto; intanto riprendiamo alcuni stralci che ci sembrano molto significativi della “prefazione” di Raffaele Cantone, già presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione.
Cantone parte dal concetto di “SEGRETO”.
La propensione al segreto è connaturata all’idea di un potere che è tale perché si cela. In questo modo il potere, proprio attraverso l’opacità, si manifesta ampliando la distanza tra governati e governanti: … già Guicciardini .… lamentava che “spesso tra ‘l palazzo e la piazza è una nebbia sì folta, e uno muro sì grosso, che non vi penetra l’occhio degli uomini”.….la propensione al segreto, notava Max Weber .….è d’altra parte un dato tipico delle burocrazie .…. che si è preservato a lungo, in assenza di regole volte ad assicurare l’affermazione dell’opposto principio di pubblicità. L’Italia, in particolare, è un Paese che sotto questo aspetto ha una consolidata tradizione, come dimostra il dovere al “più scrupoloso segreto” solennemente affermato nel giuramento che un tempo i funzionari pubblici prestavano al momento dell’assunzione.
E passa a descrivere la “TRASPARENZA”.
All’opposto del segreto troviamo la trasparenza: un concetto centrale che si afferma di recente come paradigma delle istituzioni pubbliche. Eppure la trasparenza è una nozione che origina nella fisica; individua cioè una caratteristica dei materiali, i quali sono più o meno trasparenti a seconda della quantità di luce che lasciano passare. La trasparenza.… diventa, … un criterio di organizzazione dell’amministrazione e definisce, in termini sostanziali, i caratteri del rapporto tra cittadini ed istituzioni. Attraverso la trasparenza dovrebbe essere permesso al cittadino di essere effettivo detentore di quella sovranità che è esercitata in suo nome dai funzionari pubblici (burocrati e politici); è di Norberto Bobbio una delle migliori definizioni di democrazia come “potere del pubblico in pubblico”, aspirazione che si sposa con quella di Filippo Turati, che si augurava un’amministrazione come una “casa di vetro”.
L’importanza della trasparenza risiede soprattutto nella sua capacità di generare “FIDUCIA”.
La trasparenza aiuta il contrasto della corruzione sotto diversi profili.
In primo luogo, la conoscibilità dell’attività dell’amministra-zione, in tutti in suoi snodi, serve a creare e a rafforzare la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni che li governano; essa rende noto, difatti, ciò che l’amministrazione fa e soprattutto come lo fa, attraverso cioè quali procedure e quali modalità e finisce per consentire la buona gestione della cosa pubblica.La fiducia è la benzina che consente alle istituzioni di un Paese democratico di essere credibile.… se il cittadino non crede nell’efficienza e nell’integrità della propria ammini ‑strazione, potrà essere portato a cercare vie traverse, eventualmente anche illecite, per ottenere il risultato spe-rato.
Ma non è questo, secondo Cantone, il solo effetto, perché si deve considerare pure che
… la conoscibilità dell’attività delle istituzioni rende possibile
quella che viene definita, con un termine anglosassone, l’accountability e cioè il rendiconto di quanto si è fatto: in democrazia, infatti, chi gestisce un potere pubblico lo fa per conto dei cittadini e a loro deve render conto del proprio operato. Del resto, la conoscenza di ciò che si è fatto finisce anche per orientare le scelte politiche del cittadino,
come nel voto. L’accountability in questo senso è uno dei principali strumenti attraverso cui può essere fatto valere il principio di responsabilità politica.
Cantone, a questo punto, citando James Madison, uno dei padri della Costituzione statunitense, pronuncia la frase definitiva sostenendo che .… il rapporto tra democrazia e trasparenza è decisivo: la sovranità popolare, per essere effettiva (e non “una tragedia o una farsa”) richiede un cittadino informato e consapevole sul funzionamento delle istituzioni.>
Infine solo la trasparenza consente al giornalismo indipen- dente di svolgere appieno la sua funzione di cane da guardia (watch) del potere e consente anche
.… il controllo diffuso dei cittadini sull’attività dell’ammini- strazione. Chiunque, quindi, può attivare gli strumenti di denuncia pubblica, rendendo possibile l’acquisizione di notizie che potranno poi far emergere eventuali profili di responsabilità penale, disciplinare o contabile nei confronti degli amministratori.
La Costituzione non contiene un riferimento esplicito alla trasparenza, ma questa si ricava inequivocabilmente sia dal principio della sovranità popolare, sia da quello della buona amministrazione, dell’imparzialità e della responsabilità nonché dalla regola secondo cui la pubblica amministrazione è al servizio dei cittadini. Questa lettura della Costituzione consente, secondo Cantone, ma si potrebbe dire che, impone
di considerare la trasparenza come una indispensabile condizione di garanzia: i diritti, per essere soddisfatti (e non essere resi puramente formali o non effettivi, o divenire favori o concessioni), richiedono amministrazioni imparziali, istituzioni orientate all’interesse generale e un utilizzo corretto delle risorse.
Sono esattamente questi i concetti, le linee guida, i riferimenti generali ai quali Idee in Comune Comunità Monitorante ispira la propria azione e concreta esperienza su cui contiamo di poterci confrontare anche in occasione della presentazione che contiamo di organizzare quanto prima a Siena de LA TRASPARENZA (IM)POSSIBILE.
L’articolo appare largamente condivisibile, ma mi sia consentito citare — pur se non era un eminente economista o un politologo — il cantautore Giorgio Gaber che in una sua canzone diceva “un’idea, un concetto, un’idea finché resta un’idea è soltanto un’astrazione; se potessi mangiare un’idea avrei fatto la mia rivoluzione.” Il problema vero è che anche le cose più sacrosante fanno fatica ad arrivare alla gente e a permearle il pensiero. In Italia — ma un po’ tutto il mondo è paese — tutti ci lamentiamo che ci sia troppo clientelismo (a chi giova il segreto, quindi, viva la trasparenza!!), ma poi se deve trovare lavoro per sè o i propri cari, ovvero svolgere una pratica amministrativa in fretta oppure ottenere l’appuntamento per una vista in Ospedale (niente di palesemente illegale) chi, se ha una conoscenza nel campo non gli si rivolge, in barba alle graduatorie o alle liste di attesa?
Prima di convertire la politica bisogna cambiare l’uomo che fa la politica che, in linea di massima, non è un “santo” E non è una questione di colore politico.
Concludo sperando che non mi si liquidi come un “qualunquista” o, peggio, un “disfattista”, ma, al contrario, come uno che sente profondamente la voglia di un cambiamento radicale del modo di vivere ma ‑citando ancora Gaber “tutte cose giuste, ma per un’altra generazione”. Speriamo nei giovani, in quest’altra generazione, che sta dando segni concreti di voler cambiare (vedi “Greta” ed i suoi followers”).
Grande, spiegata perfettamente la Democrazia dal basso e non imposta dall’alto, concordo su tutto e dovremmo lottare perchè sia attuato questo principio fondamentale soprattutto nelle Amministrazioni Pubbliche.
Leggere questo articolo rende ancora più amaro accettare la decisione dell’Amministrazione comunale di considerare inutile l’adesione al codice etico proposto da Idee in comune. Vorrei commentare quanto scrive Renato dicendo che spesso cerchiamo una scorciatoia per ottenere i servizi richiesti perché la via istituzionale non funziona. E’ un circolo vizioso che occorrerebbe interrompere con la collaborazione delle istituzioni e dei cittadini stessi, ma non è facile.