Sul suo profilo facebook Patrizia Turrini apre la questione dei centri storici. Vale la pena di riportarne il testo integrale:
Vorrei discutere su un problema che mi sta a cuore, quello del centro storico di Siena: o si interviene facendo pressioni a livello nazionale o regionale per varare finalmente un’ adeguata legge per i centri storici, specie per tutelare alcune attività artigiane, librerie, negozi tradizionali e impedire la proliferazione del “sistema del commercio scadente”, oppure il centro storico di Siena potrebbe diventare un supermercato a cielo aperto fatto di pizzerie, kebaberie, supermercati e negozi di abbigliamento mediocri o scadenti… A Roma, a Venezia e a Firenze, come ha scritto Franco Cambi, il “mercatismo” ha tristemente già vinto con la “complicità livida” della politica, vendendo le anime di tutti per cristallizzare i privilegi di pochi. Gli urbanisti chiamano questo “desertificazione civica”. A Siena forse siamo ancora in tempo… chiediamo su questo punto alla Giunta e anche all’opposizione un passo di discontinuità con il passato e anche con certe scelte presenti che sono palesemente scadenti e disvaloriali! Una richiesta forte su cui tutta la città dovrebbe trovare un accordo! La trasformazione di Siena in un modello al massimo ribasso incombe…
Si sono avuti i più svariati interventi: si va dall’estremo della affermazione rinunciataria che il problema è irrisolvibile e che è perfino presuntuoso porselo (Michele Pinassi), alla considerazione della necessità che sia varata una legge nazionale che consenta di intervenire anche sulle locazioni ed eviti il rischio di paralizzanti contenziosi (Mario Ascheri), al rilievo del disinteresse del mondo politico e dell’indispensabile “presa in carico” da parte della società civile, alla sottolineatura dei possibili margini di intervento in sede regolamentare locale sempre che si vogliano toccare certi interessi della rendita, fino alle circostanziate segnalazioni di alcune interessanti iniziative di Firenze (Romolo Semplici) o di Venezia (Rosanna De Benedictis) — che sono tuttavia i centri dove la “desertificazione civica” è già avanzatissima — che si stanno muovendo “dentro” le attuali competenze dei governi locali… C’è anche un chilometrico intervento di un candidato sindaco del 2018 che non ebbe successo: non dice cose peregrine, ma non ci sentiamo di citarlo perché si richiama ripetutamente al suo programma elettorale con toni auto “promozionali”.
Quello che è certo (e lo sostiene anche l’ex candidato “innominato”) è che il problema è complesso e che andrebbe trattato come tale dal Governo locale, magari promuovendo uno studio serio e senza dimenticare due dati legislativi: che “La Repubblica… tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” (art. 9 della Costituzione) e che il Codice dei beni culturali (articolo 10, comma 4, lettera g,) identifica come beni culturali degni di tutela: “Le pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi aperti urbani di interesse artistico o storico”. Come sempre, se la politica ufficiale è latitante e le istituzioni pure, toccherebbe davvero ai cittadini “costringere” l’una e le altre ad occuparsene davvero.