In situazioni, diciamo, ordinarie, per rispondere a questa domanda — Come si riconosce il Buongoverno — si dovrebbero analizzare attentamente molti parametri e metterli a confronto. Un po’ come fanno gli organismi di ricerca che pubblicano le statistiche della qualità della vita delle città. A Siena, che tutti sanno essere letteralmente precipitata nelle più recenti classifiche, questa ricerca non sarebbe neppure necessaria per un motivo semplice semplice: la situazione di partenza, cioè la disfatta di cui tra poco si celebrerà (?) il decennio, è talmente grave e smisurata che ogni azione, seppure piccola, purché indirizzata alla rinascita, potrebbe essere salutata come indice, appunto, di Buongoverno.
Ma si individuano azioni di tal senso? ci sono segnali, tendenze seppure timide, immature, parziali?
Sei anni fa Libera pubblicò un breve manifesto che vale la pena di ricordare
Come si vede un elenco semplice di indicazioni programmatiche, di direzioni da intraprendere e perseguire.
In quell’anno 2013 arrivò l’amministrazione Valentini e fece poco o pochissimo, tant’è che gli elettori, seppure con margine ristrettissimo, sono andati alla ricerca dell’alternanza, giustamente considerata, rispetto al sostanziale immobilismo, un potenziale valore per la democrazia. Potenziale, appunto, dal momento che, almeno a giudicare con i parametri de La Città Giusta, De Mossi e i suoi sembra stiano riuscendo nell’impresa (quasi) impossibile di fare addirittura peggio, molto peggio, dei loro predecessori.
Siamo Comunità Monitorante, abbiamo monitorato, stiamo monitorando e continueremo a farlo perché i cittadini devono contribuire al Buongoverno delle Comunità a prescindere dal valore dei governanti e dalla quantità e qualità dei loro errori o misfatti. E, tuttavia, anche il monitoraggio richiede che ci siano risposte, magari incomplete, magari insoddisfacenti, ma comunque cenni minimi di attenzione, finora platealmente mancati. Ed è una responsabilità in più che questa amministrazione va assumendo.