Dopo qualche decennio di “difesa ideologica, da parte del ceto intellettuale, della classe dominante” (Bauman) che ha seguito il gramsciano “tradimento degli intellettuali”, c’è da domandarsi se non si assista oggi al definitivo abbandono, da parte degli intellettuali “storici”, della stessa battaglia per la democrazia e alla pressoché totale assenza di “nuovi” intellettuali che li sostituiscano (rare invero le eccezioni).
Guardiamo alla piccola (e ormai povera) nostra città. L’intellettuale senese per antonomasia, sì, proprio quello “maximo”, ha inserito da tempo nel suo profilo whatsapp la frase rivelatrice “fra maraviglia e sdegno”, scrive in giornali regionali, fa prefazioni, presenta libri, ma non critica le nefandezze locali quotidiane;, più d’uno è ancora attivo nell’università e sui social, ma in totale disimpegno nella vita civile, qualcuno, ancora giovane e neopensionato, dispensa saggezza distaccata tra un acciacco e l’altro; alcuni, un tempo produttori di idee nelle professioni, si sperticano per Calenda oppure dichiarano apprezzamento per Salvini.
Fingono di non accorgersi che il Consiglio Comunale ha adottato un regolamento che istituisce Consigli di area nominati direttamente dal Sindaco composti da sei rappresentanti della maggioranza e da due dell’opposizione e non si pronunciano sulle infinite nefandezze quotidiane. Passano volentieri sopra alle iniziative su Bibbiano al Santa Maria della Scala a cura del duo Socci/Fusaro (un intellettuale storico già attivo nelle istituzioni culturali cittadine era ad esibirsi in seconda fila).
Sono spariti anche il bloggers storici; quelli che combattevano la “casta” andando sotto processo sono stati cooptati nelle istituzioni (come riconoscono) oppure sono paghi di avere contribuito a questo “cambiamento” al ribasso.
Se guardiamo a facebook troviamo casi imbarazzanti: l’ultimo, particolarmente significativo, ha riguardato la partecipazione di un intellettuale molto conosciuto come “sinistra liberale” che ha partecipato ad una iniziativa elettorale di Fratelli d’Italia; ha ottenuto molti commenti. Ne scegliamo due che ci sembrano molto interessanti.
Uno, palesemente a favore, ha detto: “…facciamo che il bene comune non dipende dal proponente politico ma da chi con cognizione di causa indica la strada. Il dibattito, chi ne ha voglia, lo fa dopo…” ; mai sentita una cosa del genere: prima si fa, poi si dibatte!
Una signora critica — peraltro molto amica del protagonista — gli ha scritto “mi chiedo cosa ti aspetti da quel consesso. Tu sai che non ho pregiudizi ma certe iniziative mi piacciono di più in terreno neutrale o con vero contraddittorio” e ha poi replicato alle sue insistenze con la bella immagine della “caverna”:
Io ti ascolterei anche in una caverna, bendata, di spalle, riflesso su un muro, come farei, per stima, con chiunque abbia qualcosa di serio da raccontare. Ma in questa città abbiamo un altro problema da risolvere. I contributi degli intellettuali si perdono tra partigianerie contrapposte o restano chiusi per promuovere istituzioni o accademie di appartenenza. Così il carattere strumentale, anche involontario, spesso depriva del valore sociale intrinseco che invece meritano .….. viene in mente il mito della caverna, ricordi? Se sei abituato ad osservare solo le ombre delle cose, neppure un compagno che ha finalmente visto il sole e persegue l’idea del bene, volendo liberarti, riuscirà a farlo. Continuerai a non voler guardare oltre le ombre e scambierai per realtà la proiezione di esse.
E’ stata una bella risposta, riconosciamolo, generosa e poetica, perché, guardandosi comunque dall’esagerare, si poteva essere meno indulgenti.
Complimenti, elegante concreto, e in punta di fioretto. Mi chiedo se qualcuno dei chiamati in causa, avrà prima o poi il coraggio di tornare ad usare la “mazzaferra”, come ha fatto tempo fa… Buon lavoro…! INTELLIGENTI PAUCA.
Dal 1957 (avevo 18 anni) e fino al 2015 sono stato a lungo fuori e lontano dalla Città, anche se in maniera discontinua. E ciò, in sostanza, per ben 58 anni, i primi 42 dei quali in “missione” per arricchire il Monte e, dovete credermi, nel mio piccolo ci sono pure riuscito.
Quindi sono praticamente stato un senese “esterno” e per questo forse più capace — scusate la presunzione — di interpretare quello che è successo.
Se ho capito bene, l’Autore della nota (anonimo, ma mi pare i capire chi egli sia) ha molto raffinatamente denunciato il trasformismo degli intellettuali senesi, ossia il loro recente passaggio dalla pseudo (consentitemi l’attributo) sinistra, non solo all’ “indifferenza” di gramsciana memoria, ma addirittura alla verace e vorace destra.
Non sono d’accordo, perché secondo me quel trasformismo non appartiene più alla cronaca, ma ormai alla storia.
E mi spiego. Negli anni ’80, mentre a Roma arrivava il decisionista Craxi, a Siena arrivavano i decisionisti Luigi Berlinguer e Pier Luigi Piccini. E’ da allora che è cominciata la trasformazione antropologica dei Senesi (e magari si fosse trattato solo degli intellettuali!): da popolo attivo a plebe esaltata e urlante per il panem et circenses elargito a piene mani dal Principe. Col particolare che il nuovo Principe, a differenza di tutti i Principi della storia che hanno sempre erogato il panem e circenes con denari propri, comunque li avessero rapinati, il nuovo Principe i soldi necessari li rapinava alla plebe stessa. Assurdo, non vi pare? Eppure in una città che tra Banca, Università e Ospedale in proporzione è piena zeppa di intellettuali più di ogni altra, nessuno ha alzato neanche un sopracciglio (o se qualcuno l’ha fatto, nessuno se n’è accorto!).
Non sono anziano, sono vecchio, e per di più di poca scienza (ho studiato poco e male e solo per un diplomino di ragioniere), ma temo di non sbagliarmi: sarà difficile, se non impossibile, tornare indietro. E comunque non vedo atti e non sento voci che possano dare adito a qualche speranza.
Mauro Aurigi
Buon articolo ed…ahimè… molto vero.
Forse un po’ meno “anonimo” ed unpo’ più esplicito nel riferirsi
all’identità dei personaggi descritti anche per renderlo più comprensibile ai non “addetti” non avrebbefatto male
In verità si voleva parlare di un ceto intellettuale e perciò si sono fatti esempi ritenuti utili e illuminanti; le identità non avrebbero aggiunto alcunché e avrebbero invece distolto dall’obiettivo di tentare un recupero a difesa della democrazia in pericolo. Possiamo davvero pensare che siano le Sardine a salvarla?
..Con i nomi questo intervento sarebbe stato assai più chiaro per tutti. Devo ammettere che nel silenzio generale è meglio questo che la insopportabile “indifferenza conformista” di questa città.
Consentitemi di ripetere una cosa: il tema non è ciò che fanno taluni, ma l’immobilismo e lo sterile tastierismo di quasi tutti gli altri. L’assenza di un benché minimo accenno d’iniziativa nel campo progressista sia sul versante propriamente politico che su quello culturale.
Il (fu?) diffuso mondo progressista senese pare annichilito dalla vittoria del centrodestra in città e disperso nei meandri del narcisismo dei suoi vari esponenti, per lo più acconci a coltivar il fiori dell’ego anziché contribuire a costruire un giardino comune! Un popolo smarrito forse anche per la vana attesa di una reazione, un segno di vita, di pentimento e di cambiamento proveniente dal PD! Un PD che non ha affrontato e dunque iniziato a rimuovere il macigno che lo ha disperso e annichilito: le vicende Monte dei Paschi e del sistema di potere che ne ha provocato la crisi.
Nel frattempo c’è la quotidianità e qui è il coraggio e la voglia di mettersi in gioco di troppe persone che sta mancando. E’ questo il vero tarlo della città. Era facile impegnarsi quando c’erano “posti” da prendere! Ora che c’è solo la fatica dell’opposizione e della ricostruzione la dispersione pare massima.
Poi persiste la stessa diffusa malattia: il consociativismo, il trasversalismo, l’opportunismo più o meno piccolo borghese che sia!
Ed infine il piombo ai piedi di ogni iniziativa viene dal narcisismo barocco e debordante di troppe “primedonne politiche” consunte dal tempo e dalle guerricciole personali per le vicende del passato che fu o che non è stato.
E’ in problema grave, non compensabile da quella parte di città operosa e socialmente impegnata che cerca, nonostante tutto, di resistere al declino!
A Siena per ora c’è una musica sola. Non stupitevi se in diversi, anche inaspettatamente vanno ad ascoltare quella! È sicuramente utile monitorare ciò che succede Palazzo e nei Palazzi del potere cittadino (a proposito di monitoraggio per esempio su queste vicende quale monitor si è acceso? Per esempio: sulla vicenda degli insulti omofobi a un insegnate gay fatti su Facebook da due senesi non qualsiasi, un ex segretario della Lega e un Assessore comunale alla Università ove il sindaco stesso come avvocato si sia proposto di difenderli.? Ed ancora: cosa succede nella macchina comunale? E poi: cosa ne è delle grandi istituzioni culturali cittadine? E potrei continuare)
Ma a mio avviso è ancora più urgente agire e non fermarsi più e solo alle constatazioni e indignazioni che pure servono.
E’ urgente, infatti, costruire una proposta alternativa, più che attardarsi sul pur giusto e doveroso stupore per le iniziative altrui. È urgente mettere in onda una musica diversa.
La perdita del Comune da parte del centrosinistra nel 2018 (fatto sul quale ancora non si sono visti uno straccio di lettura e una autocritica chiara e condivisa) ha messo a nudo una consunzione profonda del ceto politico di quel centrosinistra. E, insieme, l’assenza di un battaglia vera e urgente di forze, idee, visioni e progetti nuove in quel campo.
Ecco perché Siena rischia di affondare: non tanto per l’impreparazione e il pressapochismo opportunista dell’attuale maggioranza governativa in città, ma per l’assenza di un accenno almeno di una alternativa, di qualche movimento positivo, di un briciolo di consapevolezza condivisa sui disastri del passato e delle necessità e una visione di futuro. Si “pesticcia” ancora nelle diatribe e nelle logiche del passato. Nulla di nuovo purtroppo. Invece servirebbe un riunirsi tutti, con umiltà e voglia di verità, per metterci a disposizione della città, per un progetto di futuro possibilmente d’innovazione ecologica e di progresso sociale. Condividere letture, analisi e prospettive. La voglia di incontrarsi anziché dividersi, debellare il narcisismo che sta sterilizzando ogni prospettiva e incoraggiare un percorso comune, aggregante, creativo, intelligente, generoso.
E’ l’ora di farlo. Facciamolo tutti insieme
E’ vero, è l’ora di farlo (infatti lo stiamo facendo). E’ l’ora di farlo tutti insieme? sicuramente. Qualcuno intanto ha cominciato a farlo e lo sta facendo, con umiltà (e sono ammesse anche le “primedonne”, anche quelle vecchie e perfino le antiche).