Pochi sono i senesi che hanno avuto la costanza di seguire nel tempo la lunghissima vicenda del nuovo strumento urba-nistico, ma in questi giorni, tutti pandemici, la stampa locale ci informa che sarebbe imminente la presentazione in consiglio del Piano Operativo. Allora — magari ci distraiamo un po’.… — sarà il momento di tentare una sintesi del percorso (come risulta dal SIT del Comune) fin qui svolto e di valutarlo alla luce della nuova disciplina regionale introdotta nel 2014 in materia di partecipazione democratica.
Esattamente nell’aprile 2017 , durante l’era Valentini, avvenne la presentazione dei gruppi di lavoro, Gruppo di Progettazione Urbanistica coordinato da Roberto Vezzosi, Gruppo di Valutazione Ambientale Strategica coordinato da Fabrizio Cinquini e del Garante dell’Informazione e della partecipazione, Gianluca Pocci.
In quell’occasione di tre anni fa, l’arch. Vezzosi, vincitore di un bando pubblico di gara, ricordava l’importante tradizione urbanistica senese, da Piccinato a Secchi, l’immagine della città nel mondo e accennava ad una generale esigenza di modernizzazione. Dal 15 al 25 maggio si tennero le riunioni di consultazione con le Consulte territoriali (ora abolite e sostituite da Consigli di area nominati dal Sindaco — esempio fulgido di democrazia partecipativa — di cui abbiamo già parlato in questo blog).
Il 2 agosto 2017 il Consiglio comunale adottò un documento programmatico contenente i criteri d’indirizzo per l’avvio del procedimento “Siena città nel mondo. Un nuovo strumento urbanistico. Il Piano Operativo comunale: l’occasione per una rigenerazione urbana” e il successivo 10 agosto 2017 la Giunta approvava il Documento di avvio del procedimento (previsto dalla legge regionale del 2014) e il Programma delle attività di informazione e partecipazione contenente — dice la delibera — ” le molteplici attività di informazione, ascolto e partecipazione già avviate”.
Contestualmente Il sindaco Valentini riassumeva così la posizione strategica generale della Committenza: abbandonare i sogni di grandezza del passato, adottare la massima prudenza, migliorare alcuni nodi strategici come la Stazione. S. Marco, ecc. rendere più chiara la normativa e prevedere piccoli interventi ed opere - disse — che non stravolgano l’assetto complessivo della città.
Si trattava, come ognuno vede, di una dichiarazione assai prudente e rassicurante e non può certo meravigliare che la città non abbia registrato particolari dibattiti né critiche o polemiche da parte delle opposizioni di allora.
Il Programma delle attività di informazione e partecipazione è un documento complesso e articolato che qui è impossibile riprendere: però contiene un interessante cronoprogramma riassuntivo qui raffigurato
che riguarda il periodo dall’aprile 2017 al febbraio 2018 e che prevede la raccolta dei “contributi” da vari soggetti e la “fase di ascolto e informazione” con incontri pubblici, interviste, questionari, incontri di ascolto, riunioni con i sindaci dei Comuni contermini (Sovicille, Monteroni, Monteriggioni, Asciano, Castelnuovo Berardenga) e un “incontro finale di presentazione”.
Subito dopo, primavera 2018, si tengono le elezioni e, stando al Sito ufficiale del Comune che non riferisce alcunché neppure circa l’incontro finale di presentazione, il lavoro sembra entrato in stato di quiescenza ove resta fino a gennaio 2019 allorquando il Consiglio approva nuovi criteri — diconsi nuovi — di indirizzo per l’avvio del procedimento con un nuovo documento programmatico titolato “Una città da ripensare”.
Si procede, dunque, alla trasmissione dei nuovi documenti a tutti gli enti e soggetti già individuati e si stabilisce che il 31 marzo 2019 è il termine ultimo per presentare contributi e istanze. Dopodiché passano cinque mesi, agosto 2019, prima che la Giunta provveda alla integrazione di quell’ avvio del procedimento che, come abbiamo visto, era stato deliberato dalla precedente amministrazione due anni esatti prima e, cioè, ad agosto 2017.
Abbiamo letto il nuovo documento dal titolo accattivante “Una città da ripensare” e, per la verità, mentre vi abbiamo trovato costanti, ripetuti e rituali richiami alla novità e all’innovazione e pesanti critiche alla gestione regionale della Marson e alla teoria del recupero e della limitazione del consumo di suolo, non abbiamo poi reperito grandissime novità (oltre quelle già ventilate in passato) se non una suggestiva ma costosissima galleria sotterranea a doppia corsia che — se abbiamo capito bene — dovrebbe portare dal parco ex tirassegno di Pescaia a viale Achille Sclavo.
Questo — grosso modo — l’iter temporale che denota una calma piatta e rilassata e che vede ora, in piena pandemia, un’improvvisa impennata di cui francamente non conosciamo i motivi, né siamo in grado di immaginarli)
A questa domanda generale si aggiunge l’altra, doverosa: se la passata amministrazione aveva disposto una partecipazione alle precedenti linee programmatiche oggi sostituite da quelle asseritamente nuove e diverse contenute ne “Una città da ripensare” (le une e le altre comunque frutto del lavoro del medesimo gruppo di pianificazione territoriale diretto dall’arch. Vezzosi) come si può pensare che possa valere (ai sensi di legge) l’attività di partecipazione esercitata anni prima e su contenuti non più attuali?
Queste sono domande e perplessità espresse da cittadini comuni, non verificate né controllate: su queste chiediamo l’intervento degli esperti e degli addetti ai lavori e tutti i commenti possibili. Ci piacerebbe anche conoscere il parere del Comune, ma è ormai tanto tempo che non troviamo risposta alle nostre continue sollecitazioni.
Concordo pienamente con quanto esposto e ritengo che nella stesura nel nuovo Piano Operativo ci sia una preoccupante deriva sia sul metodo, mancanza di partecipazione della cittadinanza, sia sul contenuto, dove si nota una mancanza di analisi dell’esistente, di strategia politica di medio-lungo periodo e sviluppo sostenibile. In questo contesto si parla di infrastrutture per la città senza aver definito il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) nel quale si dovrebbe definire lo stato attuale e le linee di sviluppo futuro della mobilità cittadina.
gli strumenti democratici di dibattito e controllo sono pervicacemente disattesi.
Non aggiungo altro a quanto riportato nel comunicato in quanto lo sottoscrivo in pieno. Intendo qua sottolineare due questioni: a) l’assenza di confronto con le realtà territoriali (ad esempio le tante associazioni di volontariato che esprimono settoriali punti di vista) b) l’impossibilità di progettare un PO in assenza di un articolato e condiviso (sottolineo condiviso) piano urbano della mobilità sostenibile- PUMS.
Un simile operato da parte della Giunta porta inevitabilmente ad escludere qualsiasi contributo che non sia relegato a realtà istituzionali (Regione, Autorità di bacino, Soprintendenza ecc.), per altro non eludibili per legge, e perciò ad impoverire il dibattito cittadino riguardo a temi che dovrebbero disegnare il futuro del territorio da qui ad anni a venire.
Sono fra i “Pochi ….. senesi che hanno avuto la costanza di seguire nel tempo la lunghissima vicenda del nuovo strumento urbanistico”. Ho partecipato a tutte le occasioni di confronto e in ogni possibile forma: come singolo, associazionismo o cittadinanza attiva più o meno strutturata. Insieme abbiamo scritto contributi e evidenziato criticità, senza alcun secondo fine. Fino a metà 2018. Poi dopo le elezioni è calato il sipario sullo sviluppo della nuova strumentazione urbanistica. Silenzio assoluto fino ad oggi: mai è stata riconvocata la cittadinanza attiva per un confronto. Si suppone quindi che alla nuova Amministrazione sia stata sufficiente la partecipazione avvenuta prima delle elezioni. E che quindi i contributi proposti siano compatibili anche con gli attuali indirizzi della pianificazione. Non si ritenga in sostanza necessario un nuovo confronto con la cittadinanza attiva. Mi aspetto dunque che a breve riapra la “Casa della città” e lì si espongano le tavole progettuali che l’Amministrazione intende portare in adozione. E Lì spero di trovare ben tradotta la maggior parte dei contributi da noi forniti, e magari avere anche una certa disponibilità oraria da parte dei progettisti per discutere su ciò che è stato o non è stato recepito. Perché questo era il livello partecipativo a cui eravamo stati abituati in passato. Si può anche fare di meglio e più di prima, ma di meno no. Portare il PO all’adozione, senza una diffusa presentazione preventiva, vorrebbe dire sottoporsi ad un massacro nel successivo passaggio per l’approvazione definitiva, con una valanga di osservazioni che rischierebbero di snaturarne il disegno complessivo, fino a invalidarne l’efficacia. Si consideri che da quando il portafoglio si è sgonfiato, nessuna delle scelte verticistiche è poi stata attuata. La precedente Amministrazione se ne era resa conto, e per questo stava tenendo un basso profilo. Confidiamo che anche l’attuale abbia questa consapevolezza.
Sono davvero contrario alla realizzazione del tunnel. Non comprendo a cosa serva, mentre mi preoccupa il possibile dissesto idrogeologico.