Mentre la città legge un Piano Operativo adottato in videoconferenza in tempi di pandemia e senza un reale dibattito, ci sembra utile pubblicare un intervento di Gianni Neri sul Forte di Santa Barbara.
Un amico, apprezzando un mio “lamento” pubblicato su Facebook relativo alle vicende della Fortezza (si mette il “mi piace” anche alle cose tristi …), ha evidenziato la mancata presenza su questo tema di tutte le amministrazioni che si sono succedute nel tempo ed ha così concluso: “Oggi purtroppo … non vedo risorse distraibili da altri scopi. Quante occasioni sprecate …” . In effetti, come ho già annotato ma non ricordo per chi, il tema del riuso della Fortezza,
seguendo l’andamento di una curva sinusoidale, torna all’attenzione e di estrema attualità in occasione dell’insediamento di ogni nuova amministra-zione, per poi affievolirsi fino alla nuova impennata della curva .… C’è anche la possibilità tuttavia che venga considerato, ma in maniera errata, ed allora il risultato rischia di essere anche peggiore dell’immobilismo.
Nel 1988 l’Ufficio Stampa del Comune pubblicò su “Quaderni della Balzana n. 4” alcuni estratti dello studio che avevo condotto; il lungo titolo ne riassume i contenuti e le intenzioni: “La Cittadella come Città. Progetto di restauro della Fortezza e considerazioni per il riuso”. Riportavo, ancora in nuce, le risultanza delle indagini sulla suscettibilità d’uso degli spazi interni ed esterni, che avevo rilevato e analizzato, fino ad espormi, in un elenco di tipologie di
destinazioni possibili, distinguendole in permanenti, temporanee, periodiche e saltuarie.
La corposa sezione storica del mio studio affrontava anche la rilettura degli usi storici della Fortezza dalla sua smilitarizzazione e successiva donazione alla Comunità Senese nel 1787 per motu proprio del Granduca Pietro Leopoldo, fino al definitivo spostamento del 5° Bersaglieri nella Nuova Caserma Lamarmora di Piazza d’Armi nel 1938 e la realizzazione del Piazzale dell’Impe-ro al suo interno. Questi centocinquant’anni di “coabitazione” del passeggio pubblico con il distaccamento militare non proibisce tuttavia ai Senesi di organizzare al suo interno le più diverse attività, segno del forte attaccamento della Comunità a questo luogo: è nel 1870 la rappresentazione teatrale de “La cacciata degli Spagnoli da Siena nel 1552”, segue una manifestazione di ginnasti giapponesi e nel 1874 viene organizzato addirittura un Palio “alla romana” montando palchi e tribune, nel 1888 il Consorzio Agrario organizza la prima Mostra dei prodotti locali (e per l’occasione realizza la Palazzina, unico manufatto ancora esistente all’interno, nel 1932 viene allestita la Prima Mostra dei Vini Tipici Italiani (due vasche tonde poste davanti alla palazzina sono quello che resta delle fontane realizzate per l’occasione) a cui seguirono altre
edizioni (… molto tempo prima che a Verona pensassero al Vinitaly).
Non mancheranno nemmeno periodi di chiusura al pubblico, conseguenza di eventi che ne obbligarono l’esclusivo uso militare correlati all’occupazione napoleonica (1799–1814 unica volta che la Fortezza assolse all’utilizzo militare operativo) o al Risorgimento, quando tra il 17 e 18 Maggio 1859 vi si acquartierarono i Volontari toscani e romani delle truppe piemontesi in procinto di partire per il fronte.
La Fortezza può costituire il valore aggiunto di una nuova progettualità urbana che torni a riconsiderare come primario lo studio di questo spazio urbano depotenziato, senza identità e con caratteri di marginalità. Il problema del suo riuso, indissolubilmente correlato a quello delle aree adiacenti de La Lizza, del Rastrello, del Parco delle Rimembranze, del Campino di San Prospero, del Viale della Vecchia e del Pallone-Viale XXV Aprile, è contestuale ed imprescindibile alla definizione e soluzione dei problemi urbanistici della Città. Saremmo dovuti giungere alla definizione di questo importante tema già con lo studio del Piano Strutturale e del Regolamento Urbanistico, oggi del Piano Operativo appena adottato. In realtà, e questo è un parere personale, nei primi due strumenti urbanistici, sia lo studio che il progetto e la disciplina normativa (il Parco urbano del Rastrello, …) evidenziano una
inspiegabile distanza dalle aspettative dell’immaginario collettivo; dalla strumentazione urbanistica scaturisce una lettura di basso tenore e un’idea generale che non appare adeguata al tema, assente di una proiezione su un futuro prossimo di rinnovamento urbano e di sviluppo per la Città e con i necessari riferimenti alla storia delle intuizioni e studi più importanti che hanno interessato la Fortezza e questo ambito (Alvar Aalto, Giancarlo De
Carlo, Ludovico Quaroni, il Concorso internazionale per la Piazza Matteotti).
Nel Piano Operativo non mi sembra che vi siano sussulti o indicazioni degni di nota se non il fatto che, parallelamente al Piano, si percepisce l’idea di un utilizzo della Fortezza non caratterizzato da una programmazione con obiettivi dichiarati a breve e medio termine, che tengano giusto conto del valore e delle potenzialità di spazi così particolari, ampi e suggestivi come quelli interni ai baluardi ed al loro ruolo di filtro tra il piazzale interno e le aree che perimetrano la Fortezza; soprattutto non vi è quella ricerca del confronto necessario e fondamentale con l’intera area urbana di riferimento.
Altro elemento che non è stato mai abbastanza considerato è il coinvolgi-mento della Cittadinanza, ovvero l’attivazione di strumenti di conoscenza per un dibattito allargato al maggior numero di Senesi e residenti per innalzare il livello di approccio, cognitivo e culturale, adeguato al tema. È quello che si è provato a fare con la mostra organizzata due anni fa dall’Ordine degli Architetti e curata dal sottoscritto con le colleghe Marina Gennari e Caterina Maramai; con l’esposizione di elaborati grafici e le visite guidate sono state passate informazioni storiche e sulle fasi costruttive. Nell’occasione ha colpito la mancanza di conoscenza generalizzata degli spazi interni delle gallerie con le troniere, le sottotroniere e le piazze basse ed il fatto che nessuno avesse ricordo dell’ex rifugio antiareo (lungo ed ampio passaggio, realizzato nel 1940, di raccordo tra i Baluardi della Madonna e di San Domenico e oggi occupato, non so quanto propriamente, dalla Soprintendenza). Quindi, far conoscere le potenzialità ed i valori espressi da questo organismo che occupa una superficie urbana di oltre tre ettari e mezzo ed un perimetro di quasi un chilometro e mezzo è fondamentale; oggi utilizziamo la Fortezza esattamente come nel 1787, all’epoca in cui per la
prima volta si aprì alla comunità: si passeggia e si corre sugli spalti e talvolta si usa (anche impropriamente) il piazzale; i locali interni, unici nella loro tipologia, sono completamente inutilizzati ed in parte anche inutilizzabili.
Potremmo ad esempio lavorare a delle intenzioni progettuali per attivare nell’immediato o a brevissimo termine l’utilizzo di alcuni spazi interni, come si è già visto possibile per il Baluardo della Madonna o come si potrebbe ipotizzare per l’ex Rifugio antiareo (l’ingresso esistente dal Parco della Rimembranza rappresenta già un raccordo diretto tra Viale Vittorio Veneto ed il Piazzale della Libertà all’ interno). La Fortezza, nata per controllare la Città e non certo per difenderla, non divenne e, nelle intenzioni, non doveva diventarlo mai, parte della Città. Oggi il tema è quello di conquistare, assorbire, interiorizzare funzionalmente questo nuovo spazio urbano e ciò non deve comportare, come non ha mai comportato, una esigenza di omoge-neizzazione dei nuovi luoghi ai precedenti, ma quella di assicurare al complesso quell’effetto urbano vitale che potremmo definire “d’interno”.
Un giorno, pensando ad una frase che servisse per attirare l’attenzione verso questo tema, abbinata ad una immagine, scrissi: “La Fortezza guarda verso la Città”. Mi immaginavo il grande “bastimento” ormeggiato ai margini del tessuto edificato, da cui è separato dalla “conca” del Rastrello, che osserva il profilo della Città cercando di richiamare l’attenzione su di sé …
Gianni Neri
Leggendo questo articolo, di ampio respiro, non si può non notare la distanza tra chi ha idee e competenza e chi pensa che occupare la Fortezza con il mercato sia utile per liberare posti auto il mercoledì.
È inutile ricominciare di nuovo a riparlare di idee per la Fortezza
Sono anni che si riaffronta il tema del riutilizzo di questo spazio , non per ultimo il progetto presentato dal laboratorio civico , Siena non sa o non vuole volare alto ! Non è capace di osare , è cronicamente conservatrice di uno status quo ereditato !
Quest’anno non c’è il Palio quindi si parlerà di più dei soliti temi con le stesse persone alle solite riunioni o zoom , come si Dice a Siena “ se le chiacchere fossero farina a Siena saremmo tutti Mugnai “
Forse è proprio per le ragioni addotte che, invece di rassegnarsi, bisognerebbe elevare per quanto possibile il livello del dibattito e dell’impegno.
L’utilizzo della fortezza per il mercato al momento è soltanto per garantire una distanza dei banchi ragionevole per questo periodo sanitario..ma effettivamente sarebbe auspicabile l’uso alternativo pure per altre manifestazioni. Speriamo perché la speranza è sempre l’ultima a morire, o così mi hanno insegnato.
Ho letto articolo e risposte e devo dire che la cosa con cui mi scontro psicologicamente è la continua volontà di narrare le lodi di questa “sfortunata” città, che se la dovessi identificare con un titolo estratto dalla penna di uno scrittore, potrei chiamare “la città del sarebbe…!”
Quanto scritto da “wp_10652913 — Gianni Neri” è bellissimo, e tra l’altro nel fare i complimenti per i contenuti e lo stile, devo riconoscere che l’analisi e le prospettive proposte sono tutte corrette e condivisibili.
Tra l’altro il pezzo di chiusura “Un giorno, pensando ad una frase che servisse per attirare l’attenzione verso questo tema, abbinata ad una immagine, scrissi: “La Fortezza guarda verso la Città”. Mi immaginavo il grande “bastimento” ormeggiato ai margini del tessuto edificato, da cui è separato dalla “conca” del Rastrello, che osserva il profilo della Città cercando di richiamare l’attenzione su di sé …” è una fortissima dichiarazione d’amore alla città tutta, che viene descritta come un golfo o un fiordo puro ed incontaminato.
Mi spiace profondamente percepire l’amarezza che tutti noi abbiamo per quello che vediamo ogni giorno, ovvero per “la città del sarebbe”, che suo malgrado, pur avendo al suo interno menti aperte e di spessore, continua a trascinarsi “senza reagire” in alcun modo…!
Ho volutamente detto “senza reagire” e non ” senza la possibilità di reagire”, perchè qui le possibilità, la forza, i denari e mille altre cose che altre città più sfortunate della nostra non hanno, le abbiamo ancora, ma purtroppo quello che abbiamo è anche una quantità di “cittadini” che, in verità, di cambiare le cose, non hanno la benchè minima volontà, e finchè ci saranno queste persone, e badate bene non è una questione di contrada, di colore politico, di credo politico, di gusti o similia, le cose, pur alternandosi i potenti di turno, non cambieranno, anzi con un po’ di “puzzo sotto il naso”, faranno spallucce e daranno la mano a tutti, lodando l’uno e l’altro.
Ciò non significa che bisogna arrendersi… per carità… MAI…!!!
Ma bisogna riconoscere che ha perfettamente ragione Roberto, quando dice “Siena non sa o non vuole volare alto ! Non è capace di osare , è cronicamente conservatrice di uno status-quo ereditato !”.
Ergo, carissimo “wp_10652913 — Gianni Neri” forza e coraggio… confidiamo in qualche evento biblico che apra le menti e le illumini, facciamo del nostro meglio continuando a rimboccarci le maniche, ma non aspettiamoci un dito di collaborazione o di ascolto, perchè qui, le dinamiche sono ben altre e “la città del sarebbe” non perde occasione per farlo notare.
Grazie per la passione e l’amore che ha per Siena.