A conclusione di un nostro articolo del 6 agosto scorso intitolato “La tragica sintesi dell’epilogo di Babbo Monte” e a fronte del conclamato fallimento tecnico della banca, ci ponevamo una temeraria domanda:
“i senesi, intesi come tutti e ciascuno, possono fare qualcosa? Se ci sono a giro idee, anche disperate, sarà il momento di metterle umilmente in campo”.
In verità non sono arrivate risposte né dalle “istituzioni di governo cittadino” nè dai privati e oggi, di fronte alla notizia che il Ministero dell’Economia e delle Finanze avrebbe pronto il decreto per l’uscita dello Stato dalla Banca, abbiamo rispolverato qualche proposta meno recente sperando che possa servire ad aprire almeno un minimo di dibattito in questa città che sembra avere abdicato non solo ad ogni progettualità collettiva, ma anche al semplice confronto.
Così scriveva non molto tempo fa Mauro Aurigi in un intervento pubblicato sulla stampa cittadina:
Quasi a ricalcare lo stesso percorso del primo Seicento, quando la Banca era in profonda crisi dopo la terribile vicenda della Guerra di Siena, potremmo cercare di mettere in piedi un’iniziativa che proponga a tutta la Città il recupero della banca, nel convincimento che, una volta recuperata, i Senesi l’avrebbero col tempo riportata alla passata grandezza. Intanto potremmo cominciare …con la sua liquidazione e trasferimento dei fondi residui in una nuova Fondazione non bancaria, ma in grado di contribuire all’operazione di recupero… andrebbe studiata l’istituzione di un ente senese che riacquisti dallo Stato il Monte mediante la concessione di un prestito pluridecennale (99 anni?). Il Monte ha ancora un grande “nome” ………. sia nel comparto produttivo che in quello apicale e, ricostituita la sua missione tradizionale, gli utili prodotti sarebbero sufficienti a consolidarne il capitale e a rimborsarne il mutuo.
Aurigi vedrebbe possibile una siffatta operazione solo se caratterizzata, sin dalla sua genesi, dalla “volontà che sale dal basso” come ogni “impresa democratica … con l’esclusione quindi di ogni ipotesi di personale “padrinaggio”. “Forse — aggiunge Aurigi, ma si potrebbe meglio dire “con tutta probabilità” — non riusciremo a riprenderci il Monte, ma avremmo fatto una battaglia memorabile, fortemente gratificante. E, a battaglia persa, potremmo pensare a percorrere un’altra strada”.
E l’altra strada viene così tratteggiata:
ottenere o la liquidazione, come detto sopra, della Fondazione MPS con trasferimento dei fondi residui ad un’altra fondazione di stampo comunale, oppure la drastica ristrutturazione del suo statuto in maniera che venga ricondotta in ambito strettamente locale. Con essa ci potrebbero essere buone possibilità di riuscire a convincere le banche locali della provincia a fondersi in un’unica struttura che riprenda la vecchia missione del Monte. In difetto potremmo basarci sulla Fondazione per costruire ex novo, sul modello del “vecchio” Monte, una nuova banca pubblica senese. In fin dei conti abbiamo dimostrato la quasi millenaria capacità senese di fare banca più e meglio di tanti altri
A questo proposito e non senza una punta di malignità, si potrebbe aggiungere anche che avremmo ampiamente dimostrato urbi et orbi la capacità di distruggerla questa banca, ma .… lasciamo perdere. A Mauro Aurigi si potranno rimproverare altre cose, ma non la mancanza di generosità o di coraggio.
Siena è ancora abitata da molti alti dirigenti in pensione che potrebbero dire la loro opinione. Noi abbiamo intervistato in proposito Piero Pisanu che ci ha risposto a braccio:
MI sembra che l’idea di lanciare una proposta a tutta la città non sia di facile concretizzazione mancando il necessario spirito comune ; non possiamo dimenticare infatti che i primi a disfarsi delle azioni del Monte furono a suo tempo proprio gran parte dei senesi ad iniziare dai dipendenti. Direi poi che la costituzione di un nuovo soggetto cui trasferire i fondi residui (della attuale FMPS come precisato) non mi sembra possibile in base alla legge 153 del 1999 che regolamenta anche la liquidazione della stessa: la FMPS è ancora inserita fra le Fondazioni bancarie in virtù della sua avvenuta costituzione , ma oggi la partecipazione in BMPS pesa meno di 100.000 euro su un patrimonio di circa 400 milioni (dato non aggiornatissimo da verificare).Prevedere la costituzione di una nuova Fondazione non bancaria per il recupero della .…. Banca … mi sembra poi una contraddizione in termini e una possibilità non supportata da norme di legge: eventualmente potrebbe essere una società di capitali ad acquisire dallo Stato il marchio BMPS. In ogni caso fare “ una battaglia memorabile “ per perderla, non mi entusiasma .Penso e condivido invece l’ipotesi di aggregazione con altre Banche locali come successivo percorso obbligato : forse è proprio da questo che occorrerebbe partire. Non ho alcun contatto con le banche locali delle quali non conosco i bilanci e quindi le potenzialità ed i soggetti di riferimento , ma potrebbero invece essere proprio queste , se attuato lo “ spezzatino “ da molti temuto, ad avviare uno studio ed un confronto per rilevare, magari tramite un Consorzio, il marchio, la sede storica e un certo numero di filiali, riorganizzare i servizi e le procedure comuni e nel tempo, attraverso fusioni ricostruire una entità bancaria a livello regionale: forse qualcuna ci ha già pensato ?
Ecco. Dispiace procedere per domande, ma vi sembra possibile che nessuno ci voglia provare? “Pensare” non dovrebbe essere di per sé, così faticoso. E poi ci sarebbero le “istituzioni” di governo senesi che dovrebbero drizzare le orecchie alla notizia, apparsa oggi su Il Messaggero, che
“nella bozza di decreto è previsto che il Tesoro potrà cedere la quota detenuta in MPS in una o più fasi, tramite un’offerta pubblica di vendita rivolta a investitori retail italiani (cioè risparmiatori), compresi i dipendenti dell’istituto di credito, o istituzionali”.
Mi piace molto l’ipotesi di aggregazione con altre Banche locali e rilevare, magari tramite un Consorzio, il marchio, la sede storica e un certo numero di filiali, riorganizzare i servizi e le procedure comuni e, nel tempo, attraverso fusioni, ricostruire una entità bancaria a livello regionale. Io penso sia l’unico modo per “riabilitarsi” a livello Europeo se non addirittura mondiale dalla figura da peracottari che abbiamo fatto nel perdere una delle Banche più antiche, ce la possiamo fare, basterebbe levare la politica dalla Banca e darla in mano ai Senesi con la S maiuscola.
Quanto detto sarebbe auspicabile e molto generoso da parte delle altre banche“locali” ma una cosa ha insegnato il fallimento MPS: non si compra una banca in crisi. Quindi, con quale spirito, se non unico quello dell’amore verso la tua terra, dovrebbero queste banche buttarsi nell’acquistare una cassa da morto? Solamente per il nome? Forse è il motivo per cui nessuno si è proposto. Spero che le banche di cui cerchiamo l’appoggio siano governate più sapientemente e se così fosse.. ho paura che l’unica possibilità che ha il Monte di risollevarsi è quella del recupero nel tempo con le sole sue forze e questo vuol dire che non sarà mai più della città.. spero di sbagliare.
Leggo commenti fantasiosamente romantici, edulcorati invece che informati fino ad essere quasi deliranti, nessuno si offenda ma non è stato compreso che:
- lo Stato prima di tutto non esce, la partecipazione in forte perdita (dei 5.4 mld. iniettati 4,7 sono bruciati già) trasla ad AmCo;
- la Banca consta di oltre 1400 Filiali, solo 7 su Siena ed il piano non prevede frazionamenti;
- occorrono 2 o 3 mld. di ricapitalizzazione, avendo perso 1 mld. nel 2019 e di più (prevedibilmente) nel 2020 con l’operazione di cessione delle sofferenze:
- i 22 mila dipendenti ed i senesi tutti potrebbero faticosamente reperire qualche milione, non certo un paio di miliardi;
- tantomeno praticabile il sacrificio di banche locali, perirebbero inutilmente nell’impresa;
- a cosa serve a Siena avere una partecipazione minoritaria in una banca il cui CdA nominato dal Governo non annovera neppure un senese e dove la stragrande maggioranza dei dirigenti è pugliese;
Gent.ma signora Governi. Senza alcuna pretesa di fare chiarezza (siamo cittadini non esperti) le chiederemmo di precisare alcuni punti
1) — Lei dice che lo Stato “non esce”, ma l’articolo cui si fa riferimento dice il contrario: https://www.ilmessaggero.it/economia/news/mps_pronto_il_decreto_per_uscita_del_mef_dalla_banca-5434799.html.
2) — Lei parla di 2 o 3 miliardi e di 22 mila dipendenti ma l’articolo fa riferimento all’ipotesi che si arrivi ad uno “spezzatino” e ad una banca di livello “regionale”
3) — Lei ipotizza un “sacrificio” delle banche locali cui nessuno ha mai lontanamente pensato; chiaro che le banche sono imprese e che si potrebbero attivare se lo ritenessero utile e remunerativo
4) — nessuno pensa ad una partecipazione minoritaria nella banca attuale: a questo fine gli strumenti sono quelli canonici dell’acquisizione di azioni.
La Redazione.
La Redazione ha ricevuto ora una telefonata da un “esperto” che non intende scrivere alcun commento e che ci dice apoditticamente che la banca non è frazionabile e che non potrà mai esserlo in virtù di normative europee.
Avremmo preferito che la cosa ci venisse spiegata in dettaglio e avremmo ringraziato. Invece ci arriva con toni sprezzanti, scocciati e inurbani. Pazienza. Sembra di essere al cospetto del Marchese del Grillo.
Vero, la scissione di cui si legge (che qualche non esperto ha tradotto come spezzatino) riguarda i crediti deteriorati.
Ma l’operazione pulisce solo 8 dei quasi 12 mld. di NPL e la partecipazione trarlerà dal Minitero ad AmCo che è sempre 100% statale, quindi lo Stato di fatto non esce. Resta l’attuale CdA di nomina politica (giallorosso) ed è vero: non si annoverano senesi (I726) nelle file in alto. Viceversa risulterebbero tanti senesi trai possessori di azioni (oggetto di conversione con opzione asimmetrica) e obbligazioni.
Questa cosa so che vi è stata spiegata più volte ma ostinatamente non la volete capire come il fatto che nel TUF che ordina le tipologie di Banche presenti in Italia quella Regionale non esiste: o è una Banca Popolare (SPA con requisiti di capitale) o un Credito Cooperativo, ma quello c’è già a Fontebecci, non occorre spostarsi di tanto per divenirne Soci, se uno ci tiene tanto a stare in minoranza.
Dal 2014 non è più della città, visto che la Fondazione fu strizzata fuori dalla manovra contro la Mansi, che invece stava facendo chiarezza. E’ dello Stato e ci rimarrà fino a tutto il 2021.
Dopodiché, se continua a perdere come sta facendo, andrà in liquidazione coatta amministrativa o no?
Assolutamente sì, con coinvolgimento (azzeramento) nell’ordine previsto dalla vigente Direttiva #BRRD: prima tutti gli azionisti, poi gli obbligazionisti subordinati (ieri altri 300 milioni collocati) poi gli obbligazionisti ordinari… diffusissimi a SIena!
Di più: se la partecipazione (del 68%) passa dal MEF ad AMCO (che è al 100% dello Stato) e l’esborso per i nuovi rabbocchi sarà del 70% a carico dell’Erario, la presenza dello Stato aumenta. Si capisce?
Risponda per favore a tutte le domande di chi ha sete di conoscenza (considerando — magari — che si commentavano notizie di stampa)
Ore 17,21 TG Sky economia parla della uscita dello Stato da BMPS — dicesi USCITA o montexit — e interroga Padoan sull’argomento.….
https://www.milanofinanza.it/news/fidentiis-il-governo-rischia-di-pagare-qualcuno-per-acquistare-mps-202009041032483180 …avendo valore algebricamente negativo; non credo che Padoan abbia ancora capito il danno che ha fatto a non farla andare in bail-in.
Allora, siccome Paolinetto (che ringraziamo) sottolinea (con Milano Finanza) che “IL GOVERNO RISCHIA DI PAGARE QUALCUNO PER ACQUISTARE MPS” mentre Caterina G. afferma che “OCCORRONO 2 O 3 MILIARDI DI RICAPITALIZZAZIONE” e siccome viene confermato che MPS — continuando a perdere — potrebbe anche andare in LIQUIDAZIONE COATTA AMMINISTRATIVA e che gli assets (si dice così, vero? , significa risorse, ma siamo felici di avere usato anche noi la nostra parolina inglese) potrebbero essere ceduti a soggetti diversi (sarebbe lo “spezzatino” che Maurizio M. definisce impossibile a causa di normative UE), noi poveri cittadini, che non siamo ragionieri né consulenti finanziari, non riusciamo a capire assolutamente niente, tutto ciò premesso, si rivolgerebbe accorata preghiera per un definitivo chiarimento a chi ha fatto utili esperienze nel tempo: (lista senza ordine di preferenza) Antonio Vigni, Fabrizio Viola, Alessandro Profumo e, naturalmente, Giuseppe Mussari e Gabriello Mancini (Padoan lo abbiamo sentito in tv, ma, pur essendo rappresentante di un territorio che chiede chiarezza, risulta ancora tra i più ermetici).
La Redazione
A domanda di Manuela Perrone (Business 5 settembre 2020), Carla Ruocco, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario risponde che oggi non ha senso svendere il Monte dei Paschi e che si dovrebbe seguire il modello spagnolo di Bankia e CaixaBank spiegando bene all’Europa che occorre evitare un serio danno ai conti pubblici nazionali e che, in concreto, si dovrebbero cedere “le filiali e gli sportelli ad UNO o PIU’ soggetti nazionali per trasformare la restante parte di MPS in una bad bank nazionale fondendola anche con Amco”.
Ora Maurizio Montigiani (e forse Caterina Governi) ci spiegherà come questo sia possibile a fronte della sua perentoria affermazione che le normative UE non consentono in nessun caso “spezzettamenti”.
La Redazione
Infatti l’ignoranza della Sig,ra Ruocco è imbarazzante, non intendo perdere tempo a spiegare a chi non vuol capire ma la scissione dei crediti inesigibili non è una scissione di Filiali, (vietata dal piano approvato da DG Comp https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/IP_17_1905) ovviamente;
inoltre l’Assemblea è convocata (di domenica 4 ottobre mattina) e l’o.d.g. è chiaro e leggibile:
— nessuna fusione;
— nessuna uscita dello Stato (anzi…), solo cessione di NPL il cui disvalore siamo chiamati a colmarlo per il 70% come contribuenti, per il 30% come privati.
https://www.gruppomps.it/static/upload/avv/avviso-di-convocazione-assemblea_4_ottobre_2020_ita1.pdf
La spavalda sicurezza di Montigiani è quasi commovente e non lo sfiora il dubbio che egli stia parlando di una cosa diversa da quella che avevamo introdotto noi, di cui parla la stampa nazionale e di cui parla anche l’On.le Carla Ruocco, presidente della commissione parlamentare banche, in una recente intervista del Sole 24h.
Comunque abbiamo chiesto alla medesima presidente di dire la sua: chissà se avrà del tempo da dedicarci…