E’ ora la volta di SINISTRA CIVICA ECOLOGISTA. Ecco la riposta alla nostra domanda.
CURA, CULTURA E COMUNITA’ COME BASI DEL NOSTRO IMPEGNO CIVICO Risposta della candidata senese di Sinistra Civica Ecologista, Marina Gennari, all’appello della comunità monitorante Idee In comune.
Come candidata nel collegio di Siena per Sinistra Civica Ecologista ringrazio IDEE IN COMUNE per l’opportunità di chiarire il senso del nostro impegno politico e del significato che la parola civica assume all’interno del nostro schieramento.
Come Sinistra Civica Ecologista non prendiamo parte a nessuna “corsa del civismo”, il civismo è anzi una componente sostanziale del nostro programma e della nostra visione per la politica regionale e dei nostri territori del prossimo quinquennio. Una visione che pone al centro territori e comunità: città , borghi, margini, insieme agli esseri umani che li abitano e che vi lavorano.
Una visione che ritiene fondamentale ripensare il nostro modo di vivere in una dimensione collettiva, nel rispetto dell’ambiente.
Di fronte alla crisi in corso pensiamo che occorra un atto di responsabilità civica per tornare ad una mentalità più concreta, che si confronta con il patrimonio esistente per progettare un modello di sviluppo per la nostra città e per il suo territorio di pertinenza. Un modello sostenibile basato sul rispetto e su un’azione di conoscenza e profonda comprensione di ciò che ci sta intorno (luoghi, persone, istituzioni, associazioni) , delle conseguenze del nostro agire e delle azioni che possiamo mettere in campo per indirizzarle al meglio.
Come italiani, toscani e cittadini di Siena abbiamo avuto in dote moltissimo. Ma occorre uno slancio in più, collettivo, che ribalti la visione che ci vede ormai assuefatti alla semplice funzione di custodi, o peggio ancora di gestori dello sfruttamento del nostro patrimonio.
Occorre invece considerare il nostro Patrimonio culturale come eredità di cui prendersi cura, come substrato vivificante della produzione culturale contemporanea, come tessuto connettivo e identitario della società e come mezzo per la creazione di una cittadinanza consapevole.
Questa sfida costituisce l’ultima chance per riportare il modello senese di qualità di vita nel rispetto di cultura, tradizione e ambiente, così ricercato e apprezzato in tutto il mondo da turisti, personalità che lo scelgono come luogo di riposo, e buono ormai soprattutto come scenario di spot pubblicitari, ad essere modello di sviluppo e di attrattività demografica.Perché questo sia possibile occorrerà puntare sulla partecipazione, sul dialogo e sull’interrelazione di tutte le forze presenti per creare una nuova comunità che sappia agire per valorizzare le sue ricchezze, soprattutto per i suoi abitanti. In un ottica di inclusione e reale collaborazione.
Le vie di azione da percorrere sono molteplici, così come molteplici sono i temi da affrontare nei prossimi anni. Tra queste ne indicheremo due, che riteniamo siano particolarmente attuali e urgenti, in questo momento storico, nella nostra città, e cioè la pianificazione urbana e territoriale e il sitema di infrastrutture.
Siamo convinti che la pianificazione debba seguire gli obiettivi strategici della rigenerazione secondo il modello delle green cities, dove assume un ruolo fondamentale l’azzeramento del consumo di suolo, il cui altro alto della medaglia è l’importanza di puntare sul patrimonio costruito abbandonato o sottoutilizzato per valorizzarlo e riqualificarlo, anche ai fini di un’edilizia pubblica sovvenzionata, da attuare insieme a una riqualificazione degli spazi pubblici, nell’ottica di innalzare la qualità di vita e il benessere diffuso. E dove sarà prioritario legare città e territorio puntando sulle nuove modalità di edilizia sociale (il cohousing, ad esempio,che crea un circolo virtuoso che spinge nella direzione di una reale economia circolare) e sulle nuove modalità di sviluppo dei cosiddetti margini, penso soprattutto alle esperienze di officine municipali e cooperative di comunità.
La seconda riguarda una politica seria di mobilità realmente sostenibile che punti sul potenziamento della rete ferroviaria connettendola ai diversi mezzi di trasporto e a un sistema diffuso di piste ciclabili, percorsi pedonali e infrastrutture verdi, associata ad una reale innovazione tecnologica del nostro territorio e del nostro capitale umano, con una policy di lungo periodo per aumentare, nelle famiglie e nelle imprese, il il livello di alfabetizzazione digitale.
Come Sinistra Civica Ecologista auspichiamo che in futuro lo spazio di confronto possacontinuare, con Idee in Comune e con altri movimenti civici e istituzioni cittadine per poter superare e trarre una reale opportunità di crescita per i nostri territori da questa drammatica situazione pandemica.
Marina Gennari
Se la lista Sinistra Civica si presenta a sostegno del candidato del centro-sinistra,siamo d’accordo; altrimenti diviene un’ operazione discutibile al di la’ delle buone intenzioni di cui e’ lastricato.….
Bisognerebbe capire che questo modello toscano di cui tessete gli elogi e’ soprattutto il risultato di un cero tipo di governo, non e’ connaturato al paesaggio.
Si, questa lista è effettivamente collegata al candidato Giani
Siena, 16.9.2020
Mauro Aurigi
cell.: 339.6893750
mauro@aurigi.net
mauro.aurigi@pec.it
http://www.aurigi.net
Che dire?
Un plauso grosso come una casa: a mio parere questo è il più decente e sincero programma che mi è stato consentito di leggere. Ma…., c’è un ma. In tutto il documento è assente il termine democrazia, cosa normalissima ormai in ogni dibattito politico. E non mi riferisco alla terminologia, ma al suo contenuto etico, contenuto che per la verità talvolta appare sul documento ma solo indirettamente (p.e.“puntare sulla partecipazione, sul dialogo e sull’interrelazione di tutte le forze presenti per creare una nuova comunità ecc.”), mentre vi è del tutto escluso l’onesto obiettivo di far sì che i cittadini riescano a gestire la propria comunità senza tanto bisogno delle “forze politiche”(*) e soprattutto dei loro capi. Obiettivo vecchio di 8 secoli (fu elaborato dagli umanisti a cavallo tra Dugento e Trecento) ed è semplicissimo da descrivere: “arte di gestire una società di uomini liberi solo sottomessi alle leggi che essi stessi si danno”. Il fascismo che ancora serpeggia allegramente nella nostra cultura (non è nato con Mussolini né è morto con lui) fa sì che a tutti i livelli si ritenga che una società sia felicemente condotta e sviluppata solo se ha buoni capi con buoni programmi, perché i normali cittadini non hanno la maturità e la cultura necessarie all’autogoverno.
Interrompo un attimo questa riflessione per brevemente narrare due esperienze personalissime.
Molti anni fa il presidente della Provincia Ceccherini, dopo l’ennesimo risultato delle urne che confermava il Pci vincitore assoluto (se mi ricordo bene la provincia premiava il partito anche col 58% dei voti), se ne uscì sulla stampa cittadina con questa dichiarazione letterale: “La gente ci vota perché governiamo bene”. Io, che all’epoca ero di stanza a Bari, gli risposi altrettanto letteralmente (non ho mai saputo se la riposta fosse pubblicata): “Io, a voi buoni governanti senesi, vi manderei a governare Bagheria (Palermo): avreste 30 giorni di tempo per adeguarvi alla situazione locale o finire in una pozza di sangue. Facile governare i Senesi eh? Ma il merito non è vostro ma solo dei Senesi”.
Non capii allora quanto vera e quanto generalizzabile fosse quella mia convinzione. Ma lo capii bene qualche anno dopo (anni ’80 mi pare di ricordare) quando ad una conferenza potei incontrare a Firenze Robert Putnam di Harvard, del quale avevo appena letto “La tradizione civica nelle regioni italiane”. Così potei ringraziarlo perché mi aveva aperto gli occhi sul fatto che le attuali differenze tra nord e sud in Italia non dipendevano dalla circostanza che il nord avesse avuto nell’Ottocento buoni governanti (Austriaci e Lorena) e il sud invece avesse avuto il Papa e i Borboni, come ci avevano insegnato a scuola. Le differenze invece dipendevano esclusivamente dal fatto il nord avesse avuto nelle città-stato del Basso Medioevo, con l’Umanesimo, le prime esperienze democratiche tanto democratiche rispetto a quei tempi da essere ritenute oggi all’origine del pensiero politico occidentale, ossia dell’Occidente come oggi inteso. La replica di Putnam fu questa: “In realtà non era difficile capirlo: basti pensare a Bologna che dal Cinquecento all’Ottocento incluso era parte dello Stato pontificio. Ciò nonostante per noi Americani è l’unico punto chiaro della politica italiana (sic!)” Meravigliato ribattei: “Ma professore, siamo in piena guerra fredda e lei mi dice che la città meglio amministrata, per gli Americani, è quella in assoluto la più comunista?”. Mi guardò come si guarda un figlio un po’ ritardato e mi disse: “Non penserà mica che sia stato il partito comunista a rendere civile Bologna, eh!? E’ Bologna che ha reso civile il Pci!”.
Ho imparato la lezione: non c’è forza politica o capo politico o lista civica che conti: il livello della qualità della politica di una comunità, chiunque governi, dipende esclusivamente dalla qualità media culturale, morale e civile della popolazione.
Quindi oggi — e torniamo al punto in cui avevo interrotto — mi fanno ridere le “forze politiche” e i loro capi che, da quasi 2 secoli ormai, ci rompono i cabbasisi con le loro mirabolanti assicurazioni di essere gli unti dal Signore, gli uomini della Provvidenza, insomma il meglio del meglio (tanto per confermare quanto sia vero che il fascismo non è nato con Mussolini né è morto con lui). Ma è vero: il popolo a loro crede anche se attualmente in misura fortemente decrescente. Insomma politicamente il nostro popolo è immaturo, almeno rispetto alle più avanzate comunità europee: aspetta sempre che qualcun altro gli debba togliere le castagne dal fuoco. Ma è immaturo perché da sempre viene allevato dalla “forze politiche” nell’ovatta, impedendogli l’emancipazione sociale, culturale ed economica.
Spero si sia capito cosa intendo dire, pur convinto che il mio non sia oro colato: dobbiamo impegnarci a far sì che la coscienza civile e il senso di responsabilità della popolazione cresca, e faccia crescere allo stesso tempo e sotto ogni altro aspetto l’intero Paese.
E la via, forse l’unica, per provocare quella crescita (e questo vale in mille situazioni oltre che nella politica), è caricarlo di responsabilità per accrescerne l’emancipazione. E l’unico strumento a tale scopo, a mio parere, è il referendum popolare a 360°: propositivo, legislativo e abrogativo (senza quorum, perché l’imposizione del quorum non è nient’altro che la volontà retriva della “casta” della politica di considerare l’astensione dal voto come un voto negativo e quindi ottenere quanto più spesso è possibile, l’azzeramento del risultato). Ma non c’è attualmente alternativa: il referendum popolare è l’unico strumento per fare responsabilmente crescere il popolo e insieme a lui tutto il Paese. Si capisce al volo che l’opposizione delle “forze politiche” e dei loro capi sarebbe totale e feroce perché l’uso diffuso del referendum aumenterebbe il potere del tanto (solamente) celebrato popolo sovrano e diminuirebbe il loro.
Per 5 anni ho lavorato nella Commissione statuto del Consiglio comunale di Siena alla revisione delle norme che regolano il referendum comunale. Cinque anni, per poi vederne alla fine bocciato il progetto in Consiglio comunale dalla maggioranza delle “forze politiche”.
Ma comunque si rigiri il problema, la soluzione per me è sempre la stessa: il referendum popolare (**). E mi conforta il fatto che quanto più una società è evoluta, tanto più frequente e onnicomprensivo è il ricorso al referendum popolare. Senza citare la civilissima Svizzera dove perfino l’altezza dei minareti islamici, è sottoposta a referendum (https://www.ilcittadinoonline.it/lettere/non-mi-piacciono-gli-svizzeri/ ). In Danimarca, per esempio, gli otto passaggi per la realizzazione della U.E. (Roma, Lisbona, Maastricht, Schengen ecc.) sono stati sottoposti a referendum popolare. Noi a malapena riuscivamo a capire dai media che le nostre “forze politiche” e i loro capi avevano fatto quello che gli pareva.
Per chiudere lasciatemi infine fare queste tre citazioni:
“Non abbiamo bisogno di buoni politici, ma di buoni cittadini” (Jean Jacques Rousseau),
“Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi” (Bertolt Brecht)
“Non chiedete cosa può fare il vostro paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese” (John F. Kennedy).
In conclusione: non voterò mai più “forze politiche” che non abbiano in programma la dilatazione del ricorso al referendum popolare nel senso sopra sostenuto.
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(*) per “forze politiche” vedasi qui: https://www.ilcittadinoonline.it/lettere/aurigi-la-costituzione-populista/
(**) Ricordiamoci quanto si sia dimostrato maturo e responsabile il nostro popolo di fronte ai referendum “epici” come quello dell’aborto, del divorzio, delle centrali nucleari, delle acque pubbliche, della riforma costituzionale renziana, ecc., e come ci siano rimaste male le “forze politiche” e i loro capi che in maggioranza erano decisamente contrari ai risultati che si ottennero.
Mauro Aurigi