Una doverosa premessa. La nostra città, si sa, è particolare: mantiene vive tradizioni secolari, quelle che in altre realtà cittadine tendono a scomparire. A parte, ovviamente, le contrade, o forse proprio per la loro presenza, che educa al rispetto delle tradizioni, anche altre consuetudini sono qui vive più che in altri luoghi: il tifo per il calcio e la pallacanestro, la goliardia, per citare le principali.
Siena ha una squadra di calcio fin dal 1908, emanazione della Società Studio e Divertimento, fondata nel 1904 come una costola della gloriosa squadra sportiva Mens Sana, ma una costola divergente, perché il gruppo di ragazzi che si staccarono per fondarla erano in contrasto con la casa madre. Inizialmente vi si praticavano podismo, pesi e ciclismo, ma il “football”, importato dall’Inghilterra, appassionò subito questi giovani che iniziarono a praticarlo, in piazza d’Armi, indossando una divisa a grandi scacchi bianconeri (i colori della Balzana) e uno stemma che simboleggia la lupa che allatta i due gemelli, Senio e Ascanio, i fondatori della città.
La società prese il nome di Società Sportiva Robur e da allora la squadra di calcio è per tutti la Robur (o il Roburrone). In oltre un secolo di storia, la Robur si colloca al 48° posto nella classifica della tradizione sportiva delle squadre che hanno preso parte alla serie A e al 35° posto complessivo nella classifica dei punti. Qualcosa di cui andare fieri.
La storia della Robur ha visto momenti gloriosi (la serie A e la serie B) e momenti meno belli (retrocessioni fino ai dilettanti, fallimenti, presidenti inadeguati, ecc…), ma mai ha vissuto un momento quale è quello nel quale siamo precipitati di recente.
La vicenda. La precedente proprietà, in seguito ad una conduzione più incapace e ingenua che disonesta, si è avviata verso il fallimento. Il 5 agosto 2020 sarebbe stato l’ultimo giorno utile per l’iscrizione al campionato di serie C e si sapeva per certo che la presidente Durio non sarebbe stata in grado di onorare l’impegno. Tra il mese di luglio e i primi di agosto si conducono frenetiche trattative per trovare un nuovo acquirente che ripiani i debiti della Società e consenta l’iscrizione della squadra alla serie C, impedendone la discesa tra i dilettanti. Le notizie si rincorrono: fonti attendibili annunciano che ci sarebbe una cordata pronta a rilevare le quote del Siena, si fanno già i nomi dei futuri dirigenti e dell’allenatore, graditissimo, e i tifosi senesi respirano. Addirittura i nuovi proprietari avrebbero già versato una quota per il pagamento degli stipendi ai giocatori. Il 31 luglio è prevista a Roma un’assemblea dei Soci nel cui ordine del giorno, oltre all’approvazione del bilancio, sarebbero previste l’approvazione dell’ingresso dei nuovi soci, la nomina nuovo CDA e del nuovo presidente. Ma qualcosa non torna: perché un’assemblea e perché
così vicina alla scadenza dell’iscrizione se c’è un compratore? Forse si vuole solo allungare i tempi.
Il 22 luglio gli avvocati Belli e Ristori comunicano a Pino Di Blasio per La Nazione che un investitore armeno sarebbe interessato all’acquisto del Siena Calcio. “Si tratta di Sarkis Gevorkyan, imprenditore nel ramo del gas e con investimenti turistici in Sardegna, con una società collegata”.
Ma la notizia viene rapidamente smentita subito dopo dagli stessi avvocati che sostengono di essere stati avvisati dalla presidente Durio che avrebbe scelto altri acquirenti. In effetti sulla stampa compare un comunicato della stessa presidente che conferma la cessione ad un acquirente da lei selezionato che le dà la garanzia di evitare il fallimento.
Il 28 luglio il Consiglio Comunale affronta l’argomento Siena Calcio. In quell’occasione l’assessore allo Sport dichiara di aver avuto in anticipo contatti con la cordata armena (in verità sembra che questi armeni siano nati in Russia): “Ho visto la documentazione lo scorso 11 luglio con preghiera di riservatezza. La documentazione è stata poi inviata a chi di dovere. Per cortesia istituzionale mi sono stati inviati anche i documenti di garanzia dell’offerta stessa. Poi ho saputo che questa è stata legittimamente scalzata da un’altra offerta.”
Lo stesso giorno si apprende che la trattativa condotta dalla Durio si è arrestata: pare che siano saltati fuori altri debiti, che la nuova proprietà non si è voluta accollare.
L’Assessore Benini rassicura: “A nome dell’Amministrazione invito tutti alla calma, siamo fortemente impegnati per trovare una soluzione per il bene collettivo, pur fra mille difficoltà. Il tutto nella piena consapevolezza di quella che è la situazione che comprendo, così come comprendo la frustrazione del tifo”. Manca solo una settimana alla scadenza dell’iscrizione. A questo punto tutte le speranze si aggrappano al gruppo armeno, l’unico che è rimasto in campo. Il 31 luglio a Roma, annullata la prevista Assemblea dei Soci, Anna Durio si incontra con gli armeni per trattare la cessione.
Il 1° agosto l’Assessore Benini rilascia una dichiarazione ad un quotidiano sportivo: “Troppi silenzi, bisogna smettere di giocare sulla pelle della città, poi non vorrei assistere al giochino dello scarico delle responsabilità. Sono dalla parte della collettività e del tifo senese e invito chi fa trattative di tenere un profilo di tutela delle proprie parti, ricordando però che c’è una città e quindi di non dimenticare questo punto che è elemento centrale, stiamo parlando di storia e questo è un valore.” Ecc, ecc…
Il 2 agosto Lorenzo Mulinacci, autorevole Presidente dei Fedelissimi, scrive sul sito: “Sono rimasto perplesso dalla trattativa con il gruppo rappresentato da Foresti ma devo dire che anche quella con gli armeni mi lascia ancora dei dubbi. In questo mese di febbrili trattative, soprattutto quella con gli armeni coordinata dall’assessore allo sport Paolo Benini, che ringrazio per la caparbietà con cui cerca di dare un futuro alla mia passione, di notizie concrete ce ne sono state poche. Tante supposizioni, tante chiacchiere e tutte non verificabili concretamente. Siamo ai titoli di coda ma prima di scrivere la parola “fine” aspettiamo. Anna Durio ha sempre detto di non avere dubbi e che la Robur si sarebbe iscritta: adesso sta solo a lei dimostrarlo con i fatti.” Il 3 agosto risulta che la trattativa con gli armeni sia in dirittura d’arrivo, ma pare che la Durio sia irreperibile. Forse si sono riaffacciati i precedenti investitori a cui la Durio preferirebbe cedere le quote della Società perché le avrebbero garantito di rimanere dentro come socia di minoranza. Il giorno stesso, però, la Durio si incontra a Siena con il gruppo armeno. Nessuno conosce l’esito dell’incontro.
A un solo giorno dalla scadenza non si sa ancora quale sarà il destino della Società. Il 4 agosto nuovo incontro, nella sede del Monte dei Paschi: ancora nessun comunicato ufficiale. Ma nel pomeriggio si sparge la voce che l’accordo sia stato trovato.
E invece niente da fare, dato che il 5 agosto trascorre e il Siena Calcio non è stato iscritto alla serie C: è fallimento! In pochi giorni la squadra è smembrata. Disperso il patrimonio giovanile e quello femminile. Tutti si stracciano le vesti. Nessuno si assume responsabilità. L’assessore allo Sport dichiara: “Prendo atto della non iscrizione. Non sono interessato ai processi e ai colpevoli. E’ un dato e un colpevole non serve a molto. Certo se oggi non ti iscrivi, la storia non è iniziata ieri ma molto prima e l’epilogo non è la storia ma la fine della storia. Adesso è già successo e sto pensando a domani, a ripartire per una nuova avventura. Quello che è accaduto, se ben usato, sarà un vantaggio e ciò che nascerà dovrà avere caratteristiche imprescindibili: novità, trasparenza, disciplina. Mi perdonerete la presunzione ma penso di sapere sull’argomento”. Questo si chiama
fare il pesce in barile (più elegantemente, innocent bystander degli anglofoni).
Il 5 agosto un comunicato stampa del sindaco: “Voglio augurarmi, per la tutela dei dipendenti della società bianconera e della legittima passione sportiva dei tifosi, che le notizie preoccupanti che sto ricevendo in questi minuti siano prive di fondamento”. Buongiorno, signor sindaco. Ha dormito bene?
A distanza di un giorno la Società armena chiarisce che l’accordo era in dirittura d’arrivo e già firmato, ma, secondo loro, doveva essere la Durio ad iscrivere la squadra alla serie C, cosa praticamente impossibile, vista la mancata disponibilità finanziaria. Se lo avesse potuto fare, certo non avrebbe aspettato l’ultimo giorno utile. La verità non si saprà mai, visto che la Durio è scomparsa dalla scena e non si è fatta più sentire. Lo stesso (ormai ex) allenatore del Siena non sa capacitarsi di come siano andate le cose. Il sindaco dichiara di non aver mai parlato con la Durio: di certo ognuno capisce che non era conveniente rilevare la Società con tutti i suoi debiti: era molto più economico, ma anche più semplice, ricominciare da capo, anche se dai dilettanti.
L’iscrizione. A questo punto la palla passa al sindaco che gestisce la iscrizione alla serie D, sostenendo che la squadra vada affidata a chi proponga un progetto calcistico non diviso da un progetto industriale complessivo. Riferisce che l’assessore Benini avrebbe seguito la vicenda dal di fuori e chiede un investimento solido e duraturo. Il quale assessore, intervistato dal Fedelissimo on line (FOL), dichiara: “Voglio fare una premessa: questa riflessione la faccio da un punto di vista professionale, prima che da assessore, avendo delle competenze specifiche in materia occupandomi di settori sportivi di altissimo livello (sic!). Per fare livello occorrono alcune cose: organizzazione solida, ovvero avere persone giuste nel posto giusto, una filosofia comune di tutte queste figure e una solidità di natura economica. Rispetto a dove lavoro, gli ambienti in cui si vince hanno queste caratteristiche. Quindi occorre che la filosofia di un gruppo dirigente venga trasfusa fino agli staff e ai giocatori”. Insomma, lui ha ben in mente il profilo del gruppo a cui affidare la Robur.
In breve, la serie D è possibile, ma occorre un versamento di circa 500.000 € e garanzia di solidità economica. Verso la fine di agosto appare chiaro che saranno gli armeni a rilevare la Robur. Il legale Belli annuncia che la squadra sarà composta da italiani, con qualche gradito ritorno.
In una conferenza stampa, il 25 agosto, prende la parola Vagan Oganyan, presidente della holding Berkeley Capital, nuova proprietaria del Siena: annuncia che obiettivo prioritario è la vittoria del campionato e che Roman Gevorkyan sarà il nuovo presidente. De Mossi plaude all’operazione.
Viene dato il nome alla nuova Società: ACN Siena 1904. Si scopre che la lettera N sta per “Noah” e tutti a lambiccarsi il cervello per capire cosa voglia dire. Poi qualcuno fa notare che Noah è il nome della squadra di calcio armena gestita dalla stessa holding che ha acquistato il Siena. I tifosi non gradiscono. Infine l’avvocato Belli chiarisce che “Noah” significa “Noè, il patriarca che la Bibbia ricorda essere un uomo retto, che cammina accanto a Dio”. I tifosi si incavolano ancora di più.
Il 31 agosto, esattamente dopo 17 anni dall’esordio della Robur in serie A, viene confermata l’iscrizione alla serie D e non ci possiamo nemmeno lamentare.
Nei giorni che seguono si procede a reclutare l’allenatore e i giocatori: l’ex-campione del mondo Gilardino accetta di allenare il Siena e questo riempie di speranze il cuore dei tifosi. Qui si fa sul serio!
Ai primi di settembre si apprende che il Comune ha concesso con procedura d’urgenza l’impiego dello stadio Franchi e del Bertoni (all’Acqua Calda) fino al 28 febbraio, essendo chiaro che “nelle more di detto affidamento temporaneo dovrà provvedersi alla emanazione di specifico bando per le due gestioni”. I tifosi però cominciano a mormorare: a pochi giorni dall’inizio del campionato (FOL) “non sappiamo da chi sarà costituita la rosa 2020–21, non è stata disputata nessuna amichevole, non c’è un canale social della nuova società, non si conoscono né lo stemma, né la maglia, non è stato reso noto l’organigramma societario, si sa poco o niente del settore giovanile, ecc…”
Il 26 settembre finalmente avviene la presentazione della maglia e del logo: la prima maglia, per ora solo virtuale, perché non è ancora pronta, sarà a scacchi come quella della prima Robur. Sul logo, i tifosi rimangono perplessi: appare uno stemma stilizzato che ricorda il marchio di una nota casa automobilistica tedesca e manca la famosa lupa con i gemelli. E’ inguardabile a detta di tutti. La proprietà dichiara che ci sarebbe un richiamo alla natura battagliera della città (2 spade?!) e forse 1904 in numeri romani (ma la C proprio non si vede). Ancora da FOL: “Dopo 116 anni al posto della lupa c’è un qualcosa che ricorda più un traliccio dell’alta tensione che una città e la sua squadra”. Il campionato parte, tra mille difficoltà: stadi aperti, semichiusi, poi chiusi, tamponi, rinvii. Nessuna possibilità di seguire la squadra del cuore, nemmeno in TV. E’ una tristezza infinita. Si attende qualche colpo di mercato finale, ma alla chiusura, il 6 ottobre, la squadra non presenta novità.
Però il mercato internazionale è ancora aperto. Arriva così un giocatore straniero (Mahmudov), macedone con passaporto olandese, circondato da una discreta fama. Si affianca al lettone Krusnauskas. I tifosi non sono convinti che giocatori che non hanno mai militato nel campionato italiano siano i più adatti al gioco di una squadra di serie D, ma sono ancora in fiducia.
Andrea Bellandi. Intanto spunta fuori che Bellandi ha avuto un ruolo attivo nella trattativa che ha portato a Siena il gruppo armeno, come è documentato da un’interrogazione del gruppo “Per Siena” in Consiglio comunale. Correttamente si chiede in rappresentanza di chi egli abbia partecipato alle trattative: del Comune o degli armeni? E infine “Si chiede, altresì, di sapere perché nel momento in cui sembrava concludersi positivamente con il passaggio ad una nuova proprietà (cordata romana), tanto che la signora Durio aveva ufficialmente salutato la squadra ed era già stato individuato il futuro direttore generale per la nuova proprietà, in modo inopportuno, sovrapponendosi ad una trattativa privata, sia entrato in scena l’assessore Benini annunciando pubblicamente una posizione in favore delle offerte della società degli armeni. Atto che ha bloccato la precedente trattativa fino alla decisione di un abbandono visti i desiderata manifestati dall’Amministrazione Comunale per bocca dell’assessore allo sport. Atto quello dei cosiddetti romani che se fosse andato in porto avrebbe evitato il fallimento della Robur, la permanenza nel girone C del campionato di calcio, il danno ai fornitori, creditori e lavoratori senesi e avrebbe scansato una perdita di immagine che comunque la città ha subito.”
Il sindaco risponde che l’Amministrazione comunale non ha dato nessun mandato a Bellandi, difende l’assessore Benini e dichiara di non avere dati per chiarire se la mancata iscrizione al campionato di serie C sia dovuta a negligenza da parte dei soggetti che partecipavano alla trattativa. Il 24 ottobre Andrea Bellandi viene coerentemente nominato vice-presidente della Società. Verso la metà di novembre le società di serie D hanno il permesso di trasmettere le partite in streaming sui propri canali e questa è una piccola consolazione per i tifosi.
La squadra procede tra alti e bassi, in un campionato obiettivamente difficile per la situazione dovuta alla pandemia, oltre alla sfortuna e agli errori arbitrali che penalizzano la squadra.
A parziale consolazione giunge la bella vittoria Cannara che vendica la mai dimenticata sconfitta di 48 anni fa che nella memoria dei tifosi senesi ha rappresentato il punto più basso della storia della
squadra. Ma si sa, al peggio non c’è mai fine.
Gilardino. Alla ripresa del campionato, dopo la pausa per le feste di fine anno, l’allenatore Gilardino inizia a far sentire la sua voce. La squadra è stata costruita un po’ in fretta e, a suo dire, occorrerebbero alcuni rinforzi, giocatori esperti e adatti alla categoria. Dopo qualche giorno, il mister e il presidente si incontrano e, inopinatamente, l’11 gennaio, Gilardino si dimette. La squadra viene affidata a tempo a Stefano Argilli, bandiera bianconera e allenatore del settore giovanile. Velate accuse di non avere preparato bene al squadra, di non volersi confrontare con gli altri allenatori della holding, e così via. Pare che a fine mese sarà sostituito da un allenatore straniero di fiducia della holding.
Intanto parla Bellandi: fa sapere che l’assegnazione del titolo sportivo era legata all’impegno sulla riqualificazione dello stadio e dell’area della Fortezza. “Dato che è necessario agire sulla staticità
della tribuna coperta, invece di spendere un milione e mezzo a fondo perduto, la società ha deciso per la riqualificazione complessiva della stessa.” Insomma, lui si mostra ben informato del fatto che
l’investimento sullo stadio era una priorità per l’assegnazione della Società agli armeni. Si parla di portare a 18.000 o addirittura a 25.000 la capienza: un po’ come la storia della ricottina della signora Matilde. Poi rivela che c’erano addirittura otto gruppi imprenditoriali interessati all’acquisto del Siena e accusa la signora Durio di non aver venduto la Società perché voleva mantenere una quota per sé e la sua famiglia. Se fosse così, dispiace molto perché con un po’ di buona volontà il Siena avrebbe potuto evitare il fallimento.
Intanto Artur Sahakyan, direttore esecutivo della squadra armena del Noah, fa capire che il Siena sarà solo una pedina della holding che detiene quattro (poi saranno cinque) squadre di calcio europee. Ci saranno scambi di idee, di personale e forse di giocatori: insomma, una specie di harem, che non sembra proprio l’ideale per gestire una squadra di calcio, dove la forza del gruppo è fondamentale.
Dopo un pareggio, arriva una bella vittoria del Siena, purtroppo annullata da un errore arbitrale: secondo cartellino giallo a un giocatore che avrebbe dovuto perciò essere espulso, ma non succede e per 28 secondi il Siena gioca con questo in campo. La squadra avversaria farà ricorso, che avrà successo, ma un controricorso darà ragione al Siena. Siamo in attesa del contro-controricorso. Tutto ciò a rendere ancora più confusa la situazione.
Alla partita in questione, giocata a San Giovanni Valdarno, erano presenti tutti i dirigenti del Siena, alcuni dirigenti delle altre squadre di proprietà della holding e due allenatori, il russo Gazzaev e il lettone Pahars. Si scopre così che il primo sarà il prossimo allenatore, ma non potendo essere tesserato, sarà rappresentato in panchina dal secondo. Nessuno dei due parla una parola di italiano e la loro presenza sembra aleggiare su una carcassa, in questo caso del povero Argilli.
E infatti, il 25 gennaio il vicepresidente annuncia che già dalla partita successiva in panchina ci sarà Pahars, una sorta di terminale gestito a distanza da Gazzaev, in tribuna.
Il precipizio: i giocatori, in piena confusione, non sanno a chi dare retta; la traduzione simultanea dal russo all’inglese al lettone ecc… fa sì che la squadra inanelli una serie epica di sconfitte: col Montevarchi, ma soprattutto con due squadre della provincia (Badesse e Sinalunghese) piene di giocatori senesissimi e perfino contradaioli che ricorderanno a lungo questi momenti (alla fine ci fa quasi piacere: tra russi, armeni, lettoni, questi sono comunque dei senesi). Capita anche che il preparatore atletico che fa da interprete venga espulso, così l’allenatore finisce per esprimersi a gesti, salvo poi dare la colpa ai giocatori che non avrebbero capito come dovevano schierarsi. Magari poteva fare un disegnino…. Addirittura, sempre l’allenatore terminale tacito sbaglia una sostituzione (decido io!) non rispettando le quote che devono essere obbligatoriamente presenti in campo, così che, in caso di ricorso, la partita con la Sinalunghese sarebbe stata comunque persa a tavolino.
I tifosi non ci stanno e si fanno sentire, ma nessuno dei dirigenti ci mette la faccia: fughe ingloriose dagli spalti, conferenze stampa trasformate in monologhi (niente domande!). Intanto viene annullato un incontro con i dirigenti dell’Udinese contattati per prendere a modello il loro stadio per la ristrutturazione del Rastrello: prendiamola come una buona notizia. Rimane il fatto che lo stadio deve essere messo a norma entro il 1° gennaio 2023 e i tempi sono già stretti.
L’assessore di pertinenza dichiara in un intervista alla Nazione: “Il progetto fa parte dell’affidamento dello stadio alla società di calcio. Il 28 febbraio scadrà la concessione temporanea all’ACN Siena e alla proprietà. In questi giorni uscirà il bando, vedremo chi vincerà. Non so chi vincerà la gara per l’affidamento del Franchi. Mi stupirei se non fosse il gruppo armeno, viste le richieste del sindaco De Mossi al momento dell’assegnazione della Robur alla nuova proprietà. Che si è presentata per voler gestire il calcio a Siena e i progetti su quell’area».
Intanto arriva un altro marziano: Zulpa, proveniente dalla Lituania. Bingo! Terminiamo la partita con la Sinalunghese in 9: tra gli espulsi, appunto, Zulpa. L’assessore Benini chiede con forza alla Società di provvedere in modo serio al fine di non esporre più la città tutta e la collettività dei tifosi a queste continue umiliazioni. Bene, questo cambierà tutto.
Ora è storia recente: in un solo colpo viene fatta fuori la strana coppia di allenatori e, bontà sua, Gilardino accetta di ritornare.
A fronte di tutto questo, il vice-presidente dichiara: “L’esperimento di un’integrazione tecnica da un altro Paese non ha funzionato.” E poi: “Ripristiniamo la situazione estiva, quando l’operazione era gestita da me, Belli e Ristori per conto della holding, il cui rappresentante in Italia è Vagan Oganyan. La società è stata poi affidata a uno dei soci, la famiglia Gevorkyan, che ha fatto ciò che riteneva fosse la linea più opportuna. Però siamo di fronte a imprenditori importanti e a un’opportunità che la città, con questo atteggiamento, mi riferisco a quello istituzionale, rischia di perdere. Al primo posto ci dovrebbe essere una collaborazione da parte di tutti. Vagan Oganyan è tutt’ora presente nel consiglio di amministrazione. L’investimento fatto direttamente dalla famiglia Gevorkyan è molto importante, sono in corso trattative, sarà definito prossimamente il nuovo organigramma societario.”
Non una parola di scuse: è l’integrazione che non ha funzionato. E comunque sappiamo ora che è stato lui a condurre l’operazione fin dall’inizio.
L’assessore Benini non gliela fa passare liscia: in una nota dichiara che “Le valutazioni fatte dal signor Andrea Bellandi, Vice Presidente ACN Siena, in ordine al Comune di Siena sono gratuite e destituite di ogni fondamento. Non sappiamo neppure se le stesse siano rivolte al Comune e al Sindaco, per scaricare su altri una pessima gestione della Società Sportiva ACN Siena. Suggeriamo che ognuno svolga il proprio ruolo ricordando che il Comune, nella necessità e urgenza di individuare un soggetto, ha semplicemente scelto un piano industriale migliore degli altri. Piano industriale di cui ad oggi non sappiamo l’esito e lo svolgimento.”
Si stenta a credere che si tratti della stessa persona, cioè di quell’Andrea Bellandi già addetto alle relazioni istituzionali della società Nannini e componente notorio del giglio (pardon) ricciarello magico demossiano.
Anche Gazzaev, l’allenatore in pectore, in un’intervista si lamenta. Dice che non c’è stato nessun appoggio da parte delle autorità locali e questo ha ritardato il suo permesso di lavoro. Non poteva certo allenare la squadra dalla tribuna. Aggiunge che il Comune e i tifosi del Siena dovrebbero essere grati e apprezzare quello che è stato fatto. Anche qui non occorrono commenti.
Intanto anche i giocatori si sono tolti qualche sassolino: “Non si capiva niente, ci siamo sentiti abbandonati, siamo contenti del ritorno di Gila”.
La cosa certa è che un mese è stato sprecato e rimane il dato sportivo che, nelle 7 partite senza Gilardino, il Siena ha ottenuto 5 punti (su 21 possibili), ha perduto posizioni in classifica, ma, soprattutto, ha perduto la faccia.
Lorenzo Mulinacci annuncia le proprie dimissioni da presidente dei Fedelissimi e commenta su FOL “Non ho mai condiviso la scelta dell’amministrazione di consegnare le chiavi del calcio senese a un non ben distinto gruppo armeno. Era chiaro che fossero qua per i propri interessi, ovvero per lo stadio e il relativo business. A confermarlo la presenza di una persona come Andrea Bellandi che non credo si sia fatta avanti per passione. Una società che rileva una squadra di calcio può avere anche interessi extra-calcistici, ma questi interessi non devono avere il sopravvento. Ed è dura mandar giù che gli artefici del disastro, Bellandi e Grammatica (ndr: DS del Siena) ci siano ancora”.
I tifosi, si capisce, non sono contenti, ma anche tra i cittadini che seguono il calcio poco o nulla cresce una sensazione di disagio se non di disgusto.
Complimenti! La triste storia è che “tutti zitti”, come per il Mps non c’è stato neppure un corteo dei tifosi bianco/neri per portare all’attenzione della Città una Squadra storica ??
… e così continuò lo stillicidio della storia di questa “sfortunata” città, l’ennesimo oltraggio.
Lentamente cominciarono a sparire, nell’indifferenza della popolazione, quelle sue parti storiche.
Il primo duro colpo lo ebbe la Banca, nel silenzio, lentamente, quello che era dal 1472 il baluardo economico e finanziario, arrivò al punto di non ritorno, senza che nessuno muovesse un dito. Solo pochi gruppi, nati su iniziativa di soggetti che ci misero inutilmente la faccia, tentarono l’impossibile impresa di salvare il salvabile.
Poi fu la volta del basket o “palla al cerchio” come si chiamava nel 1907 quando un gruppo di giovani donne inizio a far conoscere questo sport.
Una società che nei primi anni 2000 portò il basket senese a livelli impensabili, con il declino della banca, spari come neve al sole senza alcun sussulto… come se fosse un sogno alla mattina.
Con la criticità della Banca la città iniziò a perdere i pezzi pregiati: aziende, imprenditoria, artigianato come in un triste conto alla rovescia, iniziarono ad emigrare o addirittura a passare di mano in mano.
Alla fine fu il turno dalla gloriosa “Robur” che fini in un triste giro di interessi che la portarono a chiudere i battenti ed anche questa parte del cuore senese cessò di esistere nel silenzio e nell’indifferenza della popolazione.
Le poche voci che si levarono furono quelle di coloro che in quella squadra ci avevano creduto e che l’avevano seguita fino in fondo sugli spalti di ogni campo.
Era l’inizio del 2021 e il silenzio di chi aveva sempre taciuto divenne sempre più assordante.