Per una volta tanto ci va di pubblicare un articolo senza spendere fatica perché, ritenendolo interessante e adatto a sollevare dibattito, possiamo riportare senza commenti quello che ha or ora scritto sulla sua pagina facebook Fiorino Pietro Iantorno:
Pier Luigi Piccini racconta con onestà e franchezza il problema del Partito Democratico a Siena.
Così prosegue Iantorno:
.….….Il problema è la contiguità di una parte del PD con la destra senese. Ma questa contiguità è antica: guardiamo alla vicenda MPS.Se andiamo a girare gli angoli della memoria non possiamo non trovare nella storia della città i connubi, gli accordi, le camerille trasversali su nomine nei Consigli di Amministrazione della Banca e delle sue partecipate e della Fondazione MPS che non siano stati frutto di questo trasversalismo.Del “groviglio armonioso” così come è stato definito e descritto da Stefano Bisi, tutti volevano far parte e molti ne rivendicavano l’appartenenza.Molte figure che oggi dominano e decidono le sorti della politica senese cittadina ne facevano parte. Lo stesso sindaco attuale è stato seduto nel CdA della Sansedoni. E la lista potrebbe continuare.Un bene? Un male? Forse a Siena abbiamo elementi per dire che questi incroci con le destre hanno fatto male. Ma lo dovrebbe dire la politica che però è dominata da gran parte di quelli che alimentavano tali “relazioni pericolose” solo con giubbe diverse. E la saggezza popolare ci insegna che non si può dire ai capponi quanto è buono il brodo…In questo senso la candidatura di Letta a Siena potrebbe essere un’occasione per sentire parole chiare dal Segretario nazionale del PD che la stagione dei cambi di giubba deve finire. Ma per ora non abbiamo letto molto.Sono sempre più convinto che l’alternativa alla città attuale è oramai un dovere civile verso le future generazioni. Deve essere però costruita fuori da tutti gli schemi della politica classica. Un progetto che non può prescindere dalle idee concrete ma ancor meno può prescindere dalla “chiarezza” e dalla “trasparenza”.Intanto ci teniamo gli errori del primo governo cittadino di destra dopo 70 anni con il silenzio di buona parte del PD.
Io non ho sentito ancora le parole chiare di letta. Dovrebbe dire che su MPS il potere della finanza ha già deciso e spero che finalmente certi personaggi del passato perdano peso ma dipende da noi.
Effettivamente, dopo la prima dichiarazione con la lettera a Repubblica, ormai risalente, Letta ha incontrato solo iscritti, amministratori e militanti PD e, forse, si è fatto prendere da una sorta di improbabile “orgoglio” di partito, idoneo forse a rinsaldare le linee interne ma poco utile per convincere gli elettori. Vedremo gli sviluppi.
La Redazione
Io non posso non meravigliarmi che tutte le volte che si citano a Siena i guasti di una politica del tutto avulsa dal “bene comune” (il “groviglio armonioso”, per intenderci) si omette di ricordare che tutto ebbe inizio con l’arrivo negli anni ’80 a Siena di Berlinguer dalla Sardegna e Piccini da Roma, mentre qualcosa del genere succedeva contemporaneamente a livello nazionale con
l’ascesa irresistibile (quanto transitoria) di Craxi a Roma.
Fino ad allora la politica a Siena si era limitata alla grigia amministrazione di una Città che sapeva gestirsi da sola senza particolari e dolorosi (e spesso criminali) collegamenti con andazzi nazionali. Insomma un dorato isolamento. Tanto che neanche il Monte dei Paschi faceva notizia: è solo con la privatizzazione della banca alla fine del secolo scorso che diventò di pubblico dominio l’enorme fonte (indifesa!) sia di potere che di “finanza” che la Città e il Monte rappresentavano.
Anni fa (molti!) il comandante dei carabinieri di Siena (mi pare si chiamasse Sforza), mi confessò, nel momento che veniva trasferito a Firenze, che quelli di Siena, ossia della provincia più rossa d’Italia (anche il 56/58% di voti al PCI) erano stati gli anni più felici e tranquilli della sua carriera di militare. E ciò nonostante che Siena fosse, a livello di politica nazionale, sotto speciale e costante osservazione. Non mi scordo che coppie di carabinieri e di poliziotti, con tanto di moschetto e di sottogola del berretto abbassato, “sdrusciassero” avanti e indietro per il Corso in attesa di chissà quali immaginari e del tutto improbabili attentati sovversivi.
Comunque i due, reduci evidentemente da ben altre e perigliose esperienze, trovarono assolutamente naturale e facilissimo in una simile situazione, di auto-erigersi a Prìncipi circondandosi ciascuno di una propria corte di fedelissimi (ovviamente da ricompensare per il servizio prestato). Visto il pigro andazzo culturale e sociale dell’ambiente, totalmente privo di anticorpi a tale riguardo, l’operazione ebbe immediato successo. Cominciò la lenta e per il momento indolore trasformazione del popolo senese in plebe, dei cittadini in sudditi. Gli ultimi cascami di questo processo sono facili da individuare in ciò che rimane della silenziosa grandezza della Città e della sua Banca.
Mauro Aurigi
Noi non possiamo non meravigliarci che, ogni volta, qualsiasi cosa si dica, l’attuale candidato di Italexit alle prossime suppletive senesi, riparta da Luigi Berlinguer, da Piccini, da Craxi e dalla “privatizzazione” del Monte, secondo un cliché ormai arcinoto.
Poi, magari, nel corso della campagna elettorale avrà modo di spiegare la coerenza delle sue posizioni sulla Banca rispetto a quelle di Gianluigi Paragone ricavabili dalla sua interrogazione parlamentare al Senato della Repubblica. http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=18&id=1209121
La Redazione
Basta con i colori dei partiti. Non credo più a una destra contrapposta a una sinistra. Credo solo nell’intelligenza e nel talento di alcuni esseri umani. È là che dobbiamo rivolgerci. Il problema è che i talenti si defilano e vanno avanti gli assetati di potere. Come risolvere il problema?
Domanda interessante. Personalmente credo che molto influisca la formazione personale e l’etica che uno ha. L’immunità al potere si costruisce nell’educazione personale. Devo dire che altro elemento fondamentale è non credere nella politica dell’amicizia. Voto Tizio o Caio non perché competente ma perché amico, lo conosco, è del mio gruppo. Lo voto anche se non mi piace perché avere il suo numero può procurarmi un vantaggio. Anche questo è un problema…
Etica, responsabilità personale, immunità rispetto alle lusinghe del potere separato dallo spirito di servizio, familismo, logge, clientele, parrocchie.… Difficile non concordare.
La Redazione
Risposta a Chiarangela Vagaggini.
Lei spiega molto bene la rottura del rapporto di fiducia tra cittadini e partiti, istituzioni, servizi e aziende pubblici, ma forse non considera a sufficienza che, al di là delle ideologie, sussistono posizioni ideali, visioni del mondo e dei rapporti sociali ed economici, tutela dei diritti civili, impegno sulle nuove povertà, amore per la democrazia da tutelare (che poi sarebbe tutta roba scritta nella nostra Costituzione). Se a queste esigenze non pensano i partiti, noi crediamo che dovranno essere i cittadini a pretenderne la cura e a farsene carico con la partecipazione e le richieste di trasparenza.
La Redazione