Era il 15 ottobre dell’anno scorso quando abbiamo chiesto al “nostro” sindaco di rispondere a dieci domande. Per quasi un anno abbiamo tenuto in evidenza la nostra “interrogazione civica”; dunque le (circa) ventimila visualizzazioni del Blog da ottobre 2020 hanno trovato in prima fila quelle dieci domande rimaste tuttora senza esito. Sono domande difficili? troppo complesse per gli amministratori attualmente in carica? A noi non sembra: chi vuole le può rileggere, sono ritornate lì al loro posto originario (alla data del 15.10.2020); detto sommessamente, che Egli non risponda per arroganza o per disprezzo poco interessa, non risponde e ne assume la responsabilità pubblica e politica.
Dunque, da oggi, se vorrete dare un’occhiata al Blog, troverete in prima fila un altro gruppo di domande, queste a risposta scritta, rivolte ai candidati alle suppletive di ottobre sui destini della Città capoluogo del collegio elettorale.
Ora torniamo a soffermarci sulle gravi emergenze nostrane, senza possibilità di sfoggiare competenze che non abbiamo, ma sollecitando quelle che ci sono (o ci dovrebbero essere).
Prendiamo le vicende del Monte dei Paschi, che, ormai molto tempo fa, intervenne anche finanziariamente per istituire una Facoltà di Economia e banca. Oggi ci sono i dipartimenti, ma c’è ancora un Corso di studi di Scienze economiche e bancarie. Qui svolgono attività di didattica e ricerca professori ordinari, associati, emeriti, straordinari, onorari, aggregati, a contratto, e poi ricercatori, assegnisti, cultori della materia.…
Ora a noi, cittadini comuni non specialisti, non risulta che le numerose competenze universitarie locali abbiano mai fatto sentire la loro voce dall’acquisto di Antonveneta in poi. Magari siamo stati disattenti. Magari c’è stato un convegnino, un confronto, una discussioncella .… non pubblicizzate, una tesi di laurea, forse… Mah! qualcuno ce lo dirà (se vuole). Abbiamo sentito pochissimo o niente anche dalle centinaia di dirigenti pensionati del Monte, sindacalisti…
Neppure ci si venga a dire che lo studioso non si occupa della bruta attualità riservata alla politica perché si parla di vicende risalenti e ormai storicizzate. Invero c’è un accademico che si è pronunciato: è Luca Fiorito, senese ma, guarda caso, professore ordinario a Palermo, che in una diretta streaming di alcuni mesi fa ha condiviso una proposta concreta, quella della banca di investimenti che non ci risulta mai ripresa né osteggiata dagli ambienti accademici senesi o dalle varie competenze.
Per la verità quella diretta streaming sul canale youtube #Socialreporter ebbe come co-protagonista Pier Luigi Piccini, il quale, pur laureato — a quanto sappiamo — in Estetica, ha fatto utili esperienze professionali sul campo e interviene oggi dal suo Blog con uno scritto che, per noi profani, non andrebbe sottovalutato UniCredit, niente marchio e filiali scelte — Pierluigi Piccini Blog
Piccini, dunque, dopo avere definito “umiliante” il modo con cui Unicredit si offre di prendersi il buono del Monte coi soldi (tanti) dello Stato, senza prendersi invece né marchio, né direzione generale, né altra robetta varia, con alleggerimento di 2500 dipendenti e con Widiba “a gratis”, scrive che
si va formando, quindi, un nocciolo duro, e non piccolo, zeppo di attivi, marchi, entità legali. Un “nocciolo duro” che insieme al marchio potrebbe coincidere con un rilancio del Mediocredito, fino a farlo diventare una vera Banca pubblica di Investimento, sul modello di altre esperienze europee. Ciò comporterebbe anche una diminuzione dei lavoratori in uscita. Sarebbe una Banca pubblica d’investimento utile per alcuni segmenti di mercato non toccati dalle banche con particolare riferimento alle Pmi (circa 550mila piccole e medie imprese; ndr).….
E continua:
Tutti sanno che Mediocredito è una .… proprietà pubblica. E’ proprio in questo ambito che la politica può giocare un ruolo importante per la definizione di uno strumento finanziario utile al Paese e alla sua economia. Quindi non una svendita, ma una operazione di salvaguardia attiva che riposizionerebbe dinamicamente i diversi soggetti coinvolti a tutto vantaggio dell’economia italiana.
E a noi, cittadini senza competenze, che avrebbero voluto che di questa roba si occupassero anche il Comune, la Provincia, la Fondazione MPS (col supporto dello stuolo degli studiosi dell’Ateneo senese, dei numerosi sindacalisti, degli ex dirigenti pensionati, insomma di chi ci capisce qualcosa per definizione), vengono in mente un paio di considerazioni terra terra, come potrebbero essere formulate da Norma e Brunero in uno dei loro incontri alle Grondaie con la borsa della spesa:
a) decaduto fortunatamente lo spauracchio dello “spezzatino”, si fa strada l’ipotesi dello “spezzatone”, da una parte la roba pregiata del Monte e, dall’altra, la dote a Mediocredito Centrale per diventare una “banca di investimenti”;
b) ma se Unicredit ha già fatto i suoi conti egoisti scegliendo nella “data room” fior da fiore e se questi dati sono tutti conosciuti da Mediocredito, cioè dallo Stato che ne è proprietario, possibile che il venditore, cioè lo Stato medesimo, sia tanto coglione da pagare profumatamente Unicredit per fargli accettare un succoso regalo?
Anche qui attendiamo risposte.
Un commento dell’Associazione Buongoverno.
L’associazione di piccoli azionisti Buongoverno, che porta avanti la sua battaglia in difesa del Monte dei Paschi fin dai tempi dell’acquisto di Antonveneta, ha notato finalmente, anche da parte di chi per anni ha taciuto, interesse per la questione, anche se purtroppo a volte mosso da uno strumentale se non dannoso battibecco elettorale, in un momento in cui pensavamo utile un’unione civica tra tutti i soggetti del territorio. Premettiamo che le investment bank (o banche di investimento) svolgono attività quali l’emissione, la sottoscrizione e il collocamento di titoli sul mercato primario per conto di grandi imprese o di enti pubblici. Il futuro di Mps è quindi continuare ad essere una banca retail ma con un fondamentale cambio di rotta e dimensioni.
È un dato di fatto che, davanti alla indispensabile riduzione della presenza dello Stato come azionista di maggioranza, imposta dall’Europa, il mercato non ha mostrato segnali di interesse per Mps. I grossi problemi sono la questione dell’aumento di capitale, gli Npl e il petitum che graverebbero su chiunque ne rilevasse il marchio.
Con il piano che si sta prospettando, Mediocredito centrale (partecipata di Invitalia) si dovrebbe accollare le filiali del sud con un’operazione di sviluppo di una banca nel Meridione, che ha bisogno di infrastrutture finanziarie.
Amco, la partecipata di Cassa depositi e prestiti, si accollerebbe gli otto miliardi di sofferenze e i sei miliardi di rischi di soccombenza in tribunale per cause passive.
Con la cessione a UniCredit di 25 mld di crediti garantiti, decadrebbe la necessità di Aumento di capitale, poiché diminuirebbero i requisiti patrimoniali richiesti, in percentuale appunto del 10,75% degli impieghi.
Per quanto riguarda le cause e i risarcimenti, auspichiamo che vengano ristorate, oltre alla Fondazione, le parti civili con azioni. Ecco che così si aprirebbe la prospettiva di ridare alla banca il legame con il territorio e con l’economia reale, in ottemperanza a quanto stabilito dal piano anti pandemico europeo che punta su un azionariato diffuso. Sì avrebbe quindi una banca retail con un cda con rappresentanti competenti dei lavoratori, dei cittadini, delle imprese, motivati a mettere in atto strategie finalizzate al rilancio di Mps e della sua immagine. Sottolineiamo anche l’esigenza imprescindibile di una dirigenza e di un middle management di alta professionalità, scelto in base a requisiti di meritocrazia.
Vista comunque la complessità dell’argomento, difficile da sviscerare su una piattaforma social, proponiamo un tavolo di confronto per chi voglia aderire contattandoci per mail: associazbuongoverno@libero.it
Maurizio Montigiani, un paio di giorni fa, ci ha segnalato su facebook questa perla
https://www.sienanews.it/toscana/siena/mps-parte-la-raccolta-firme-per-la-petizione-con-4-miliardi-possiamo-creare-una-banca-sana/
e oggi ci manda questo messaggio
“Viceversa, quello che si sta delineando sembra di fatto uno spezzatone: gli impieghi garantiti dal MEF ad Unicredit, le sofferenze di nuovo ad Amco, le Filiali del Sud a MCC-Banca del Mezzogiorno… ma nessuno vuole rilevare a pieno il marchio, perché risponderebbe dei 6,3 mld. di cause soccombenti; sembra irrisolvibile, a meno che non si attivi il Piano Isacco che abbiamo proposto (sotto c’è il link): di fatto si disinnescherebbero i contenziosi e si ristorerebbe il territorio defraudato; anche con assegnazione in opzione (per la minor parte) di azioni degli altri istituti, il Piano Isacco Asimmetrico- PIA …de’ Tolomei: Siena mi fe’, disfecemi Salento.”
I senesi, dirigenti e pensionati, continuano nella loro “congiura del silenzio” (a parte il “quadro” esperto Montigiani); invece, una voce arriva da Viareggio
https://www.facebook.com/75980429042/posts/10159341244209043/