Ci risiamo, rieccoti! ma sei sempre qui! Se fanno una classifica delle presenze settimanali medie rischi di vincere! Norma lo sfotte, ma Brunero non batte ciglio. Non spiega, non si giustifica, è assorto in riflessioni serie. Oh che hai stamani? ti girano?
Non più del solito, Norma. Pensavo… Pensavo, figurati, a questo Terzo Polo civico. La definizione mi garba, ma ora bisognerà vedere cosa ci va dentro, come si definisce e, naturalmente, che propone.
Eh, lo sai che me lo chiedevo anch’io? E, intanto, sono andata a guardare tra i vecchi libri cosa potrebbe essere di preciso un “polo politico”. Ho trovato una cosa semplice. “Un polo politico è un’aggregazione di forze diverse unite da un comune denominatore politico”. Detto così sembra facile: le forze che lo compongono sono diverse, ma hanno qualcosa che le collega. E questo qualcosa, non essendo la vecchia ideologia, non essendo l’appartenenza fideistica ai partiti, non essendo la disciplina o la sete di potere, non essendo la volontà di spartizione e di predominio, non può che essere il civismo.
Ecco… il civismo …Bene. Poi, però bisognerebbe definirlo meglio questo civismo sennò la confusione, invece di diminuire, aumenta. Da qualche parte hanno scritto che il civismo sarebbe la sensibilità per le esigenze della comunità in cui si vive, attenzione e cura dei beni comuni, senso dei propri doveri di cittadino. In teoria una cosa nobilissima che oggi, dopo il palese fallimento dei partiti e la sfiducia che li circonda, viene sciattata da tutti questi signori che fanno finta di essere civici, si fanno eleggere e poi fanno come gli pare e piace, non vogliono controlli, nemmeno rispondono ai cittadini. De Mossi è civico, Falorni è civico, Marzucchi è civico .… s’è visto come rispettano il confronto democratico.…
Se è così la prima cosa da fare è di non limitarsi alle affermazioni generali e generiche, il Terzo Polo, per essere Civico, deve essere un’idea da costruire insieme, un “percorso” come si usa dire per sottolineare che ci sono delle fasi di costruzione successive che devono essere riempite di metodi di governo partecipato e non rigido, non imposto da qualcuno, di idee di futuro, di progetti condivisi. Per farlo ci vuole il tempo necessario. E, poi, nessun programma va avanti da solo, servono le “gambe” per procedere, servono le capacità e le energie che poi sono, come si diceva, di forze tra loro diverse e non omogenee. Le società sono complesse, si intrecciano culture e interessi, spinte, contraddizioni. Qualcuno in questi giorni si è affrettato a parlare di fritto misto, di accozzaglia, di guazzabuglio. Sono quelli che, abituati ai partiti dove decidono solo i dirigenti e il “popolo” dovrebbe seguire ordinato e paziente, si attaccano ad ogni ingenuità e ad ogni errore per rivendicare la ferrea “organizzazione” del fu partito di dalemiana memoria. Costoro, secondo me, tentano inutilmente di negare le ineludibili diversità e non riescono ancora a considerare l’importanza di un concetto semplice tratto dalla chimica e applicato all’antropologia: l’ibridazione; “il mondo della nostra esperienza condivisa, pratica e simbolica, è sempre frutto di incontri, di apporti e di mentalità differenti tra loro, di oblii e di ricordi, ma anche di carenze e di limiti, che attingono a esperienze culturali diverse”.
Non è il vecchio problema, che sempre si ripropone, della difficile relazione tra la spontaneità dei bisogni politici e la necessità dell’organizzazione? possibile che non si riesca a uscire da questa contrapposizione? Da una parte ci sono i cittadini che rifiutano i partiti rimproverando i disastri compiuti e ponendosi come nuovi protagonisti, dall’altro ci sono i partiti che hanno perso la fiducia dei propri elettori e che devono cambiare accettando le logiche di apertura, empatia, partecipazione, democrazia interna. Il civismo serve ad accelerare il processo. Allo stesso modo, al momento, il Terzo Polo civico è una prospettiva di autoorganizzazione del Civismo per trovare un metodo di governo dei cittadini. La strada è complessa e difficile, gli ostacoli non mancano, il civismo deve imparare a diventare tale ma un giudizio serio potrà formarsi solo dopo un certo periodo di tentativi, errori, intralci.
E, intanto, in attesa che il processo si avvii e si compia, che cosa oltre l’impegno comune di procedere nel percorso segnato può tenere insieme le forze diverse che vogliono essere protagoniste?
Una cosa da fare subito, forse, ci sarebbe. Vedere che cosa il Terzo Polo Civico non deve essere. Per esempio non può essere un insieme di monadi separate e incomunicabili, non può essere un piccolo gruppo di capipopolo in competizione che si mette ad un tavolo per trovare un signore o una signora decente da candidare sindaco/a tanto per metterlo/a nella stanza dei bottoni senza controlli e senza contaminazioni esterne. Non può essere un luogo di clientele e di esclusione, di prepotenze, di incapacità di ascolto. Il civismo non può essere qualunquismo né confusione. E, di certo, non può essere nemmeno una riedizione della “gioiosa macchina da guerra” per vincere le elezioni e via, tanto al resto ci si pensa dopo.
Evviva! sai che si potrebbe proporre a Idee in comune — Comunità monitorante? lanciare una sorta di concorso tra chi legge il Blog: ognuno dovrebbe mettere in un libero commento qui sotto (o nella pagina facebook o Istagram o scrivendo a blog@ideeincomunesiena.it) che cosa il civismo non dovrebbe fare e che cosa non dovrebbe diventare.
Avete mai sentito parlare di inclusione scolastica? Gli allievi sono tutti diversi gli uni dagli altri. Ma ci sono insegnanti che tirano a dritto per la propria strada, senza porre attenzione alla diversità di apprendimento ed esigenze degli allievi. Invece l’insegnante dovrebbe trovare la giusta strada per ognuno. L’idea del super sindaco che Norma è Brunero hanno bonariamente preso in giro, si può collegare a cio’. Non tutti i cittadini hanno le stesse idee, o capacità, o idee chiare, o informazioni, ma tutti o molti potrebbero collaborare se un super sindaco corretto, competente e onesto si confrontasse, aiutato possibilmente dal suo staff, per ascoltaree e, chiaramente., se necessario, chiarire o approvare le idee dei cittadini. Il confronto dovrebbe essere un sostegno, come per gli allievi. Chissà se funzionerebbe?
Civismo e ambientalismo sono sterili senza autonomia e autonomismo. Torniamo alla Costituzione.
Grazie dell’intervento.
Siamo assolutamente d’accordo di “tornare alla costituzione”. Infatti non ci sembra, in tutta franchezza, di fare altro. Torniamo spesso sul principio dell’art. 1 della Costituzione (troppo noto per citarlo), sull’art. 2, che, a nostro avviso, AUTORIZZA il cittadino ad intervenire nell’interesse generale, sull’art. 3, comma 2, “è compito della repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono l’EFFETTIVA PARTECIPAZIONE, sull’art. 45 cioè sulla mutualità, sull’art. 54 che impegna i chiamati a cariche elettive alla “disciplina e all’onore” per restituire fiducia (infatti dal Comune di Siena nemmeno rispondono alle “interrogazioni civiche), sull’art. 97 per il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione ignote al governo cittadino, sull’art. 118, la FAMOSA SUSSIDIARIETA’ disprezzata e violata da questa giunta comunale, e, in genere su tutti i principi della costituzione cui abbiamo fatto riferimento dal 2018 nei nostri MANIFESTI del CIVISMO non servile.
In ogni caso, signor Vaiani, siamo molto interessati a conoscere in dettaglio le sue obiezioni. Pensiamo che un dibattito su queste cose sia importantissimo.
La Redazione
Partire dal format “Piazza delle Idee” e riprendere quel percorso è proprio impossibile? Io credo di no.
Anche noi lo pensiamo. In verità quel percorso è proseguito nel tempo ed è un’esperienza concreta.
La Redazione
il “polo” dovrebbe essere un’ aggregazione di cittadini che condividono uno stesso programma che abbia al primo posto la TRASPARENZA e LA PARTECIPAZIONE costante dei cittadini alla vita e alle scelte pubbliche.
Avete presente gli stormi di uccelli che volano nei cieli di Roma? Come fanno dei semplici uccellini a danzare in quel modo sincronizzato senza un direttore d’orchestra? Come fanno a inventarsi e resistere uniti a quei cambi di direzione improvvisi senza andare a sbattere gli uni con gli altri? Se li guardi da lontano li percepisci come un organismo unico e non come la somma di tanti puntini neri nel cielo. Ecco, quegli uccellini hanno nel dna l’idea di complessità, che riguarda anche noi esseri umani, ma per noi sembra che questo concetto, invece che innato, sia tutto da imparare. Complessità significa acquisire la consapevolezza che si, siamo individui liberi, ma d’altro canto siamo interconnessi, dipendiamo gli uni dagli altri, i nostri movimenti, le nostre azioni influenzano e sono influenzate dagli altri in ogni momento. Si puo’ essere cooperativi e creativi allo stesso tempo, a patto che, come fanno gli uccellini dello stormo, accettiamo l’incertezza, rinunciamo al controllo e comprendiamo la responsabilità e il potere che abbiamo. Si, infatti ogni nostra piccola, apparentemente minuscola azione, può avere effetti imprevedibilmente grandi nel tempo e capaci di indirizzare le dinamiche future del sistema.
Credo che questo sia il senso della nostra libertà. Liberi di agire, creare, inventare, pensare, ma consapevoli che siamo connessi con tutte, ma proprio tutte, le altre persone e con la natura che ci circonda. La politica, quella complessa, dovrebbe rinunciare a una leadership gerarchica e autoreferenziale e puntare a far crescere la conoscenza e la consapevolezza delle persone. Straordinariamente il sistema, la società potrebbe finalmente autorganizzarsi, e, accompagnata dalla politica, imparerebbe a convivere con l’imprevedibile futuro prossimo e remoto e saprebbe essere elastica, creativa e dinamica.
Grazie del suo contributo alla ricerca di una corretta armonia. Contiamo, per il futuro, sui suoi commenti. Tuttavia le vorremmo presentare una possibile obiezione: in natura, oltre agli stormi di uccelli, possiamo osservare che tutti i branchi riescono a procedere senza incidenti e con pieno rispetto dei singoli individui compresi i cuccioli, non solo gli elefanti ma anche, ad esempio, i bisonti al galoppo sfrenato. Dopodiché ci sono anche gli ovini in gregge, indicati anche come “pecoroni”. La vicenda umana non sembra assimilabile essendo dotata (più o meno) di utile spirito critico.
La Redazione.
Personalmente intendo il civismo come “lavorare per la città in modo disinteressato”. Non basta certo la denuncia e l’essere contro ogni forma partitica per definirsi civico.
A Siena non esistono laboratori civici, “contenitori comunitari” dove singoli e associazioni possano trovarsi a fare, discutere, organizzarsi per la gestione dei beni comuni ad esempio; dove si affianchi e si condivida l’azione pratica, volontaria, al pensiero. Non esistono in sostanza punti di aggregazione dove possa elaborarsi e trovare sintesi un nuovo pensiero politico che si basi su una vera conoscenza delle necessità della comunità senese.….… e a ben vedere non esistono più nemmeno all’interno della forma partitica.
Senza laboratori civici il civismo semplicemente non esiste.
E pensare che noi, a partire dalle Piazze delle idee del 2018, con questo Blog collettivo e plurale, con le nostre ricerche monitoranti, con gli articoii, coi commenti, con 60.000 visualizzazzioni, con la pagina facebook, con le interrogazioni civiche, col dibattito che abbiamo prodotto, si pensava, figurarsi, di lavorare per il bene comune, di favorire la partecipazione. Ma lei non potrebbe mica rivedere gentilmente il percorso di questi anni, ripercorrere i temi, magari rileggere un paio di cose, tipo la nostra osservazione al piano operativo, i monotoraggi sull’ASP, l’interrogazione civica a De Mossi, per esempio, la proposta di metodo di governo partecipato del marzo 2021.
Non sarà mica che lei, finora, non ha fatto caso al nostro lavoro di cittadini attivi? E quindi, di grazia, che cosa vuol pretendere dal civismo? L’ insurrezione armata?
Fraternamente
La Redazione
Per carità, non voglio certo togliervi alcun merito, e non seguirei certo questo blog se non ci fossero affinità. Però lei mi parla di attività, meritevoli, essenziali direi, di partecipazione attiva, ma che per il mio concetto di civismo sono perlomeno “incomplete”. Concetto che passa dall’azione pratica e volontaria, per l’ambiente o il socio-sanitario, nei quartieri, o in qualunque altro luogo dove si possano comprendere i piccoli e grandi bisogni della cittadinanza, per poi poter dare risposte sensate. Nessuno mette in dubbio che vi stiate muovendo per il “bene comune”, ma i “beni comuni” sono altra cosa, e in questa città sono gestiti con i piedi, o meglio: non sono gestiti. Blog e social da soli non possono bastare. Sarebbero l’opportuno complemento ai laboratori civici, intesi come contenitori e punti di incontro fisici fra l’associazionismo, luoghi essenziali per fare rete, per concordare azioni pratiche sui beni comuni. E per comprendere i bisogni e fare sintesi sulle necessarie “politiche”. In tutte le città ce ne sono, in ogni quartiere. Nella nostra si sta sfrattando l’unico esistente, La Meridiana a San Miniato, lasciando per strada circoli di associazioni di livello nazionale. E non mi si dica che tanto noi abbiamo le società di contrada, perché è evidente a tutti che la loro funzione di mutuo soccorso sia continuamente scemata da 50 anni a questa parte, a favore di un continuo incremento della componente ludico-gastronomica. E poi, che supporto possono offrire all’esterno dei quartieri storici ? Quale tutela per i beni comuni fuori dalle Mura ? Non possiamo aspettarci che facciano ciò per cui non sono nate….. ma la cittadinanza vive soprattutto nelle periferie di prima e seconda fascia.
In sintesi, vedo tante liste che si definiscono “civiche”, ma nessun laboratorio civico, e quindi non comprendo bene su come poi possa stare in piedi un Terzo Polo, al di là della iniziale fusione a freddo. Più che “civici”, i cittadini che fanno politica al di fuori del sistema partitico dovrebbero definirsi “apartitici”, e su questa loro scelta dovrebbero basare la propria campagna. Anche in questi termini vorrei vedere la città avviarsi verso una normalità che finora non aveva mai avuto bisogno di conoscere; e certamente senza nessuna “insurrezione armata”, visto che sono pacifista…..
Buone cose
Interessanti considerazioni. Per tornare a “cosa non deve essere il terzo polo civico” sono arrivate da lei altre notazioni che condividiamo:
— il Terzo Polo Civico non è e non deve diventare una “fusione”, nè a freddo né tantomeno a caldo
‑il Terzo Polo Civico non dovrebbe essere nemmeno lo strumento per trovare SOLO la “normalità”
— il Terzo Polo Civico non sarà un’insurrezione, per quanto disarmata.
La Redazione
Paolo sono d’accordo con molti dei temi proposti, ma che in città non esistono Laboratori Civici… ecco questo mi trova impreparato. Idee in Comune, la vostra Ri/generarsi, o molte artre realtà, per me sono un esempio. Che forme avanzate di ascolto, dei bisogni dei cittadini, siano poche, o poco “interessate” questo è un problema. Sono sempre i Cittadini che decidono e decideranno dove stare
Certo Bernardo, ma io, come scritto nella risposta alla redazione, intendo soprattutto luoghi fisici. Senza non avremmo potuto fare rete, costituire un partenariato e un progetto condiviso. E adesso mi preoccupa non poco vedere che dopo la pandemia ne troveremo meno di prima.
Comunque il thread riguarda un Terzo polo, apartitico e quindi al di fuori di ogni ideologia, e che non si origina neanche da un laboratorio civico, ma da una semplice fusione. Quindi da spettatore sto a guardare in attesa di capire da quali basi teorico/politiche intenda partire. Ecco, forse su questo posso dare un suggerimento su cosa non dovrebbe essere: un palazzo senza fondamenta.
Caro Paolo credo che il terzo polo non intenda “fondere” nulla perché, se si fondesse, diventerebbe un nuovo partito… a mio avviso non è quello che cerchiamo; invece, la diversità articolata è un valore se la si esercita dentro i principi costituzionali, l’autonomia delle forze sociali apre al dibattito, ravviva i laboratori e fornisce culture ibride. Le Fondameta…