Qualche giorno fa Maurizio Bettini scriveva a La Nazione per descrivere da par suo lo stato stomachevole della Stazione ferroviaria senese e la bizzarra disattenzione della città. L’intervento veniva ripreso su facebook da Sinistra civica ecologista Siena:
Il prof. Bettini si domanda in primo luogo se i senesi viaggino o no, ma, proseguendo la lettura, si vede bene che assegna la responsabilità della MSF (Mostruosa Schifezza Ferroviaria) ai sindaci che si sono succeduti nel tempo. Parla di “sindaci” al plurale evitando di turbare in particolare l’ultimo e attuale anche se tutti si sono accorti, viaggiatori e non, che il degrado massimo è coinciso con questa amministrazione, che siede (nel senso che sta seduta) in Palazzo da quattro anni e che assumeva di essere nata per il GCE (Grande Cambiamento Epocale).
Ora a noi sembrerebbe, ma forse siamo ingenui anche noi al pari del prof. Bettini, che la Stazione ferroviaria sia una struttura delle Ferrovie dello Stato e che il (i) sindaco (i) dovrebbe fare qualcosa per quanto di sua competenza e, quantomeno, scatenare giunta, maggioranza e ricciarello magico in una GBS (Grande Battaglia Serrata) nei confronti di chi, in generale, millanta lodevolissima cura e attenzione per le strutture ferroviarie, come si ricava da queste sobrie immagini tratte dal sito ufficiale
che inneggiano al futuro delle città (mentre viene disprezzato gravemente il presente) nel seguente modo
oppure anche così
E, fin qui, siamo nella regola generale: il degrado impera col combinato disposto del Governo della città e delle Ferrovie. Poi si legge invece che Sinistra Civica Ecologista Siena (*) individua il vero responsabile: il (DPC) vale a dire il Dibattito Politico Cittadino incentrato sul “teatro” e sul predominio dei PCRPF (Personaggi in Cerca di Ribalta e Posizioni Future)
e pensare che a noi era sembrato che, dopo decenni, il dibattito politico cittadino si stesse finalmente avviando sui concreti modi di restituire dignità ad una città disastrata dai partiti attraverso la partecipazione attiva dei cittadini promossa con la nascita del Terzo Polo Civico e del PATTO proposto ai senesi per avere un Comune dei cittadini, di quelli che viaggiano in treno, di quelli che viaggiano in auto e anche di quelli che hanno poco tempo per viaggiare perché si occupano con impegno dell’accoglienza degli ospiti e dei turisti italiani e stranieri.
La Stazione Ferroviaria è nata male sin dall’ inizio ai tempi dell’ Arch. Mezzedimi, non solo brutta a vedersi ma anche con grandi spazi inutili basti pensare al corridoio dove si fermano gli autobus, ne basta uno che carichi le persone per bloccare tutto il traffico. L’ uscita per gli autobus e per le auto è pericolosa ecc. Negli anni non è stata migliorata per niente, basti vedere il bar, i campi da tennis, i giardini inesistenti, i wc, degrado totale. Il cittadino non si ribella perché ?, perché è abituato a questo disastro generale, non solo della stazione ma di tutto e quindi vede la sua Città morire piano piano, vede che le sue domande al Governo della Città rimangono senza risposta ed allora che fa ? Si assuefa a questo modo sbagliato di condurre la Res Pubblica. La stazione è una goccia di petrolio in un mare di gocce, guardiamoci intorno. Il Senese dorme e si risveglia solo se sente il suono dei tamburi.
Non vorrei sbagliare, ma se non ricordo male anche Piccini ha le sue responsabilita’ che investono non solo la stazione, ma anche l’impianto di risalita di Fontebranda che Quaroni aveva progettato in modo da arrivare a livello dell’ ex dispensario.
Mi ricordo anche che l’ ex assessore all’urbanistica della giunta Cenni, tale Minuti uomo delle cooperative, alle poche e sparute critiche rispose che l’intervento riqualificava tutta la zona.
I disegni della vecchia stazione,se non sbaglio, sono depositati presso il MART di Rovereto, a dimostrazione che avevano un certo pregio.
In conclusione, la citta’ presenta un degrado urbanistico non piu’ sopportabile e sarebbe cosa buone che le forze politiche di comune accordo cominciassero a pensare come intervenire.
La stazione di Siena e Piazza Rosselli sono state un bel posto da vedere e raggiungere. Il suo stile futurista rendeva l’insieme della Stazione e della Piazza un effetto di grande semplicità e chiarezza urbanistica e paesaggistica.
Poi è arrivato il progetto della Giunta Piccini di fine anni 90 e il consistente rimaneggiamento della Giunta Cenni dei primi anni 2000. Alla fine il prodotto è stato questa concentrazione di caos e di assurdità che vediamo oggi.
Siamo difronte a tutto fuorchè ad una Piazza! Ci si accede rischiando di andare a sbattere in uno spigolo dopo di che bisogna procedere con attenzione facendo un percorso simile a quello che si fa sui campi minati.
Difronte all’ormai decadente Stazione abbandonata da ogni tipo di manutenzione, si erge il mostro dell’Edifico lineare, un corpaccione sdraiato e dalle forme bizzarre e contorte che già dai colori e dai materiali è in pugno nello stomaco. Convivono in questo palazzo sdraiato tante e diverse attività tutte capaci di attrarre molto traffico in un’area imbuto: come se Siena non avesse terra su cui dispiegare il proprio sviluppo. Insomma, sudiciume e incuria a parte, la vecchia Stazione è diventata un’area dove domina il caos e il non senso.
Questo snodo della città tra l’altro è solo uno dei diversi teatri dell’assurdo realizzati nella tangente sud nord di questo versante nord-est della città. Siena infatti nelle valli del torrente Riluogo (da Fontebecci fino a Ruffolo) è davvero un esempio della cecità politica e amministrativa.
Faccio un piccolo escursus sul tragitto.
Per portare ogni giorno oltre tremila autovetture (oltre ai pullman e ai bus) più le ambulanze e i diversi mezzi sanitari e tir di rifornimento al Policlinico delle Scotte, questa città offre, per chi proviene da Sud, una uscita non uscita dal raccordo Bettolle Siena fino alla strettoia del tratti della Strada Statale 73 Senese aretina e poi di Viale Toselli lungo il quale si sviluppa un diffuso e poco funzionale centro artigianale e commerciale. Salendo poi tra una rotonda e l’altra fino alla tangenziale in centro città di Viale Sardegna, in fono alla quale bisogna svoltare sulla strettoia del Ponte Caduti del lavoro o Ponte di Malizia nel quale transitano in colonna vetture e camion senza alcuna corsia per i mezzi di soccorso diretti o provenienti dal Policlinico. Tra l’altro sulla Rotonda di Viale Sardegna difronte al Ponte convergono e si scaricano l’arteria cittadina di Viale Mazzini da una parte e di Viale Sclavo dall’altra. Dopo il Ponte in direzione ospedale c’è la Coop e una bella rotonda con strettoia d’ingresso e di uscita da Viale Bracci che offre poi due corsie in andata e in ritorno. Come ad offrire un piccolo breve ristoro a chi ha avuto l’ardire di giungere fin lì!
E’ un po tutto questo asse viario e urbano che va ripensato. Cominciando a immaginare una bretella che eviti alla SS73 , a Viale Toselli e a Viale Sardegna di fare il lavoro di una tangenziale perché queste non lo sono e questa strozzatura comporta incidenti, ritardi, smog e caos quotidianamente.
Vivo e lavoro in questo lato della città pertanto conosco bene e in profondità le dinamiche di quest’area caos. Serve una bretella che dall’area di Ruffolo possa dipanarsi ad est fino al policlinico. Questo è uno dei grandi progetti che la città dovrebbe darsi a mio avviso.
Insieme a questo un generale ripensamento delle funzioni e della organizzazione dell’asse viario della valle del Riluogo.
E per tornare alla stazione e a Piazza Rosselli, serve anche qui un generale riassetto: dei volumi, della configurazione e della funzione stessa della stazione. Avrei delle idee ma non è questa la sede per parlarne. E questo riassetto consentirebbe un cambio generale anche della funzione della Piazza Rosselli che va ripensata e ristrutturata completamente e liberata da questo caos che la avvolge.
Poi c’è la questione di come ricucire il tutto con Vico Alto e San Miniato. Ma qui si aprirebbe un capitolo ancora più ampio.
A questo punto ci sono alcune considerazioni da fare:
1) Ma se nell’epoca in cui Siena godeva di tante risorse grazie al florido MPS e alla Fondazione si sono fatte cose così brutte e sbagliate, si riuscirà ora, senza tutte quelle disponibiltà a fare cose migliori?! Penso che questa sia una delle sfide dei prossimi anni. Pensare lungo, pensare progettare innovando, competere nella progettazione e nella ricerca di risorse là dove queste sono.
2) Il personale politico amministrativo che dovrà mettere mano a queste storture (ci sarebbe poi da parlare di Via Massetana, di Cerchiaia, di Siena nord e di Ruffolo. San Miniato, così come di come la città si allarga e si ripensa) dovrà giocoforza costituire una cesura con i vari “grovigli” che hanno pensato e realizzato queste mostruosità;
3) Sarà necessario trovare lo spazio per una lunga fase di analisi critica, di costruzione della visione e costituzione della progettazione dell’avvenire di questa città che sta rischia di diventare un paesotto sempre più piccolo e chiuso e dunque incapace di sostenere il vasto patrimonio culturale, storico-artistico, scientifico, universitario e bio-medicale. E saranno necessarie molte forze e una tregua, almeno tra affini, per guardare insieme al futuro tagliando i ponti con un passato che rischia di essere un freno mortale.
Bel commento, anzi “commentone”. Purtroppo senza alcun aggancio ai temi proposti nell’articolo se non quello della mera collocazione territoriale.
Gentile wp_10652913,
sono intervenuto cercando di inquadrare i problemi di fondo dell’area Stazione e della sua Piazza e allargare poi lo sguardo a ciò che c’è intorno. L’ho fatto intenzionalmente dato che il Post di Idee in comune sull’argomento muoveva da una posizione precisa del prof Bettini ma poi si lasciava andare ad argomenti e polemiche di cui era difficile trovare il centro se non quello, appunto della polemica. Probabilmente dunque vi ho preso troppo sul serio e o sprecato l’occasione. Non è questo il posto per discutere di questioni concrete. Saluti.