In origine fu Sinistra Civica Ecologista , era un partito, però anche civico.
Poi arrivò Letta a vincere a Siena nascondendo la bandiera del suo proprio PD in attesa di poterci mettere sopra il timbrino del “civismo”.
Qualche mese dopo l’operazione era compiuta, non attraverso il congresso piddino tenuto nel frattempo e impegnato in tutt’altro, ma, a bocce ferme, con un semplice comunicato ufficiale spuntato in questo mese di aprile come si legge sulla Gazzetta di Siena https://www.gazzettadisiena.it/letta-incontra-il-pd-senese-ribadito-il-progetto-per-la-crescita-sostenibile-della-citta/
.……Lo spirito civico è il senso di appartenenza ad una comunità, al suo interesse generale e al bene comune, ben presente nelle azioni del PD, che è un’organizzazione nazionale che sostiene le autonomie regionali ed ha una vocazione europea. Il miglior contributo che il PD di Siena può offrire alla sua città è proprio il forte spirito civico dato dalle sue esperienze, organizzazione e rappresentatività.…..
Come non cogliere appieno le magnifiche sorti e progressive delle meravigliose “esperienze” condotte (anche) dal PD in particolare nel nuovo millennio? come non godere appieno dell’ ”organizzazione” del PD, tutta proiettata all’esterno e per niente relegata nello scontro intimo delle correnti antiche? come non vantarci giulivi, noi, fortunatissimi senesi, della Sua piddina rappresentatività, passata “civicamente” e in pochi anni dal 40% al 14% ?
Al MoltoCivicoPD, basterà aggiungere il M5stelleciviche, Italiacivicaviva, AzioneCarlocivicoCalenda, Articolocivicouno, Partitocivicoradicale, Verdicivici, +Europacivica, Riformisticivici, Sienacivicafutura .…. salvo se altri .…. per avere automaticamente costituito il CLC (Campo Largo Civico).
Sarà sicuramente il modo migliore per stroncare definitivamente e alla radice ogni malsana voglia, sempre ricorrente di costituire altre LCC (Liste civiche civetta) rendendone superflua ogni funzione.
Geniale!
E noi nel Campo Largo Civico ci andremo a giocare a pallone infilandoci qualche rigore !!!
Io credo che i veri civici devono smascherare eventuali giochi nascosti e sedersi al tavolo. Si deve pretendere che la coalizione per Siena nasca con idee nuove, persone nuove e metodi nuovi. Ci vogliono delle novità come: il comitato dei garanti, le primarie, non candidature che vengono dal passato e un veto chiaro a chi ha sostenuto o sostiene Demossi. Dire no significa isolarsi e far vincere la destra. Ritroviamoci in presenza subito dopo pasqua e parliamoci fuori dai denti. A chi mi ha chiesto se io ho in mente di fare una mia lista rispondo: per adesso sicuramente no ma se dovesse servire, ci lavorerò con chi ci sta. Se ci saranno le primarie mi proporrò per la guida della coalizione.
Mahhh, a me pare che oramai il termine “civico” rischi di essere abusato come altre importanti parole, dense di significato, quali “sostenibilità”, “resilienza”, etc. Attenzione, perché l’abuso fa perdere importanza ai termini, e di conseguenza la credibilità di chi li usa.
Civico è chi per la città ha lavorato e lavora senza alcun fine o interesse proprio, come il volontario. Civico è chi ha fatto o fa qualcosa di visibile: cura dei beni comuni, assistenza, rigenerazione. Non bastano idee e parole. E la partecipazione è fondamentale nell’azione, meno nelle scelte, che la democrazia delega agli eletti. E quindi mi fiderei molto di più se i delegati provenissero dal mondo del volontariato…… fateci un pensierino.
Vorrei sommessamente ricordare a Paolo Menicori che in Città sono almeno 17 anni (non proprio un giorno) che ci sono aggregazioni civiche che hanno lavorato “senza alcun fine o interesse proprio”, ma perseguendo finalità di bene comune. Gli esempi si sprecano e l’elenco sarebbe lungo: qui mi limiterò a ricordare l’esperienza dell’Osservatorio Civico che negli anni 2011–2015 ha contribuito alla creazione di diverse iniziative a loro modo rimaste nella cronaca di questa Città come per esempio le due giornate sull’analisi sulla libertà di stampa a Siena (“Press and the City”) al tempo della “Swinging Siena”, oppure la nascita dell’Associazione Buongoverno MPS, la cui pervicace azione in Tribunale ha portato a un parziale risarcimento alla Città dei disastri post crisi MPS, già ampiamente indagati e posti all’attenzione dall’Ass. Pietraserena (attiva in Città — ininterrottamente — dal 2004), fino ad arrivare alla associazione che ci ospita in questo blog che nel 2018 promosse un format partecipativo di discussione sulla città da costruire e che tutt’oggi si fa carico di un’azione di monitoraggio di indubbio valore…Il civismo a Siena ha una lunga tradizione, ormai, con alle spalle molte iniziative di denuncia e proposta mai smentite dai fatti e perseguite con costanza, coerenza e continuità di visioni e di azioni. Io non ricordo da parte dei partiti nessuna vera azione a difesa degli interessi della Città, ma solo lotte di potere, decisioni di organi nazionali subite dalla comunità locale, accordi e accordicchi su poltrone e posizioni di potere e la mancanza assoluta di una vera partecipazione da parte dei Cittadini elettori, a cui si richiede di ratificare con il loro voto (spesso condizionato da mille fattori) scelte su listini bloccati, costruiti con cooptazioni e mediazioni politiche spesso al ribasso. Io il pensierino ce l’ho fatto…mi piacerebbe che lo stesso facessero anche gli altri, così granitici in certe prosopopee smentite da fatti e da anni di cronaca di questa città.
Grazie a Massimiliano Angelini che ha riassunto in modo compiuto le attività di puro volontariato svolte in questi anni difficili e che stiamo continuando a svolgere con passione civile.
La Redazione
Massimiliano, non ci siamo capiti. Nessuno può (e intende) negare l’operato passato e presente delle aggregazioni di cittadini attivi da te citate.
Ciò che non approvo è l’(ab)uso della parola “civico”. Specialmente se la si usa per qualificare soggetti in competizione con il sistema partitico, quindi anch’essi partecipanti all’agone politico.
Per me “civico” è il cittadino volontario a servizio dei “beni comuni”, certi e tangibili (aria, acqua, suolo, emergenze storico-architettoniche, etc) e del sociale/sanitario; non di un vago “bene comune”, sempre interpretabile sia nella sua “bontà” che come “interesse collettivo”.
L’azione del volontariato deve essere apolitica; non può certo fermarsi se l’amministrazione della città cambia colore. Quindi ritengo l’uso del termine “civico” in una competizione politica come l’ennesimo abuso di una parola che è invece densa di (altro) significato; e non posso concepire la gara “a chi è il più civico” fra i partecipanti alla campagna elettorale oramai in corso.
Paolo Menicori lancia una tesi assai ardita: il cittadino “civico” è un volontario “APOLITICO” (sic) che si occupa di “aria, acqua, suolo, emergenze storico-architettoniche .…del sociale/sanitario.… “.
Ora, a parte il fatto che non si capisce proprio come ci si possa occupare di questi beni collettivi senza “fare — implicitamente — politica” , seguendo questa interpretazione, il Volontariato (cioè, in fin dei conti la parte essenziale e preponderante del Terzo settore) non sarebbe (come insegna il Codice del terzo settore e la Corte Costituzionale) uno dei tre “poli” della moderna organizzazione istituzionale e, dunque, per definizione, “politica” (Stato, Mercato, Terzo Settore), ma una cosa a sé stante, avulsa dal contesto, non attrice e protagonista della vita democratica (e dunque Politica con la P maiuscola).
A Paolo Menicori sembra pure sfuggire il serrato confronto teorico in corso (in parallelo agli studi sulla crisi del rapporto tra cittadini e partiti politici) tra gli studiosi nazionali e internazionali sul tema del CIVISMO POLITICO e sulle prime esperienze concrete che si accompagnano all’individuazione di nuovi strumenti democratici utili a delineare un metodo di governo (specie, ma non solo) locale fortemente partecipato.
Menicori dovrebbe avere paura del “partitismo” risorgente e non della Politica partecipativa; non tenerne conto porterebbe alla conseguenza ineluttabile per cui i volontari si dovrebbero immolare per il bene comune mentre i partiti, occupati nella sola gestione del Potere e nella ricerca di un consenso sempre più striminzito , fanno a gara per distruggerlo.
Infine anche Menicori si dovrebbe porre l’interrrogativo di come il Civismo Politico potrebbe contribuire alla radicale riforma dei partiti e del loro modo di interpretare la vita politica democratica.
La Redazione
Ultimo intervento chiarificatore; poi “mi ritiro da questo post”, vista la convinzione con cui ognuno mantiene la propria posizione.
A chi “non capisce proprio come ci si possa occupare dei beni collettivi senza fare implicitamente politica” consiglio di iscriversi ad una qualche Associazione di volontariato per cura/assistenza sanitaria, sociale o ambientale, e farsi collocare in prima fila, dove c’è più bisogno. Avrà a fianco altri volontari che politicamente la pensano diversamente, ma in quel contesto agiscono nel suo stesso modo e con analogo fine e spirito di cittadinanza attiva, riuscendo benissimo ad occuparsi di beni collettivi senza fare politica. Rilegga quindi il mio precedente intervento: io non ho scritto che “il cittadino ‘civico’ è un volontario apolitico”, bensì che “l’AZIONE del volontario (e quindi, ebbene sì, anche della mia interpretazione di ‘civico’) deve essere apolitica”. Poi è chiaro che, fuori dal contesto civico/volontaristico, tutti abbiamo un pensiero politico, una visione della società, che dovrebbe basarsi su valori forti, e non certo sul VUOTO (a)POLITICO del (la mia interpretazione di) “civismo”.
Più chiaro di così…. Il mio è proprio un invito a non abusare della parola “civico” per fare politica. Lo ritengo strumentale a mettere insieme visioni (troppo) diverse della società, solo in chiave anti-partitica.
No, io non ho paura di quello che lei chiama “partitismo risorgente”, ma dell’immobilismo generazionale che c’è all’interno dei partiti. Magari ci fosse una qualche “resurrezione salvifica”, una sorta di ri-Generazione interna ! Giovani “neo-idealisti”, che escano dall’ombra dell’astensionismo, superino la nebbia del movimentismo (e del civismo di vostra interpretazione), e decidano finalmente da che “parte” stare: progressisti, riformisti, moderati, liberisti, conservatori, sovranisti o rivoluzionari……. e infine si prendano il dovuto spazio all’interno delle forze politiche che meglio rappresentano il loro ideale, o ne creino di nuove a loro immagine e somiglianza. Magari agevolati anche dal farsi da parte delle generazioni precedenti, che spesso invece vedo che cercano di riciclarsi, confondendosi nella suddetta nebbia.
Non confuto il “pippone” iniziale, poiché parte appunto dall’errata lettura della mia tesi, che spero adesso le appaia tutt’altro che “ardita”. Ci mancherebbe altro che non fossi consapevole della funzione del Terzo settore (visto che recentemente abbiamo contribuito alla sua riforma), che è certamente “protagonista della vita democratica”, ma ricordandole che anch’esso è governato secondo il consueto schema della delega rappresentativa; forse in attesa che “gli studiosi nazionali e internazionali” “individuino i nuovi strumenti democratici utili a delineare un metodo di governo” diverso e “fortemente partecipato” ???.… Saluto, sperando che non intendiate chiedere a noi senesi di essere i primi a sperimentare ciò che ancora non esiste.
Lei, ovviamente, avendo già sperimentato partiti e groviglio “armonioso”, potrà sperimentare ciò che più le aggrada (magari, con i ragionamenti che svolge, avrà già sperimentato l’astensionismo). Noi pensiamo con Pericle che la politica sia “l’arte di vivere assieme” e crediamo che i volontari (nel bene e talora anche nel male) siano a tutti gli effetti attori “politici”.
Un saluto cordiale.
La Redazione
Il tema è: si può far politica da “civici”, sposando valori “civici”, pretendendo una politica diversa da quella finora proposta dai partiti, che sia di natura “civica”?
Io penso di si.
La distinzione tra il volontario “civico” e il militante politico “civico” proprio non la vedo e mi sembra, a dire il vero, un’argomentazione artificiosa.
Avrei piacere se qualcuno, come per esempio Paolo Menicori, volesse commentare la definizione che già nel 1981 Berlinguer dava dei partiti (di allora) e che a rileggerla sembra ancora attuale. Per chiarezza la riporto verbatim:
” I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss””.
Ecco per me essere “civici” vuol dire essere ALTRO dalla definizione che dette Berlinguer dei partiti nel lontano 1981… Forse, prima di tanti sottili distinguo, sarebbe utile fare il punto e chiarirci se i partiti hanno da allora provato a cambiare qualcosa al loro interno…
Purtroppo i fatti, al di là dei giri di parole, sono testardi.