Qualcuno ha criticato l’incipit con cui Fabio Pacciani, candidato sindaco del Terzo Polo civico, si è presentato nel corso della conferenza stampa del 27 maggio, con questa sbrigativa affermazione:
E menomale che le contrade non andrebbero usate a fini politici .…. ah semmai, ci so’ andati di scartino.….
A beneficio dell’autore e per consentire a tutti di valutare correttamente, ci è sembrato il caso di pubblicare qui i sei o sette minuti del video molto amatoriale (ma comprensibile) della conferenza stampa
Ora noi ci permettiamo di svolgere qualche prima considerazione a commento, come i cittadini di questa Comunità Monitorante hanno cominciato a fare; ma, ovviamente, il dibattito è aperto.
Si è partiti dallo Statuto del Comune di Siena art. 3 che — come noto — recita
Le storiche Contrade, definite nel loro numero e nel loro ambito territoriale dal Bando approvato dalla Serenissima Violante Beatrice di Baviera, Gran Principessa di Toscana, Governatrice della Città e Stato di Siena il 7 Gennaio 1729, custodiscono le antiche tradizioni della storia e della cultura del popolo senese e costituiscono espressione di comunità contrassegnando da secoli, in modo unico e peculiare, la realtà sociale senese così come esiste, si articola e vive quale associazione naturale.
Già questi termini storia, cultura, realtà sociale, associazione naturale risultano illuminanti. Le Contrade non sono qualcosa di separato dalla società senese da tutelare come residui del passato, ma parte viva e attiva del presente.
Così è stato osservato che quel rilievo, dato per scontato come verità ovvia, cozza pesantemente col ruolo effettivo, storico e attuale, delle Contrade nella struttura sociale della città e , di conseguenza, anche di coloro che hanno avuto l’onere e l’onore di governare e coordinare le diciassette comunità in cui sono ben presenti caratteri assembleari e democratici. Il loro ruolo, sociale, identitario e culturale, è conclamato e consolidato. Sono enti giuridici che, per antico diritto, hanno valenza territoriale con autonomia amministrativa e patrimoniale. Rappresentano il cuore della storia e dell’identità senese, compreso il forte valore civico e civile da cui è necessario ripartire per costruire una visione complessiva della città orientata al futuro che non può prescindere da questi valori consolidati pena lo snaturamento della sua cultura e una folle cesura con la propria storia senza la quale, come sappiamo, il futuro non può costruirsi in maniera consapevole e partecipata.
Chi ha svolto in passato con onore e autonomia ruoli di governo nelle Contrade, come sopra definite, può rappresentare un patrimonio e una risorsa preziosa. Farne a meno emarginando queste energie positive significherebbe operare con una miopia tale da ridurre il ruolo comunitario delle Contrade a favore di quella deriva che le vede solo (e le vorrebbe) come strumenti della Festa e luoghi ludici nei quali mangiare e bere in compagnia.
Questa è la vera visione strumentale delle Contrade: tenerle lontane dalla realtà. Farne a meno significherebbe condannare la Città a privarsi di eccellenze che con puro spirito di servizio e di volontariato hanno acquisito, rafforzato e dimostrato competenze di governo e un patrimonio valoriale corrispondente a quello del civismo attivo (riferimento questo ben delineato ed espresso con forza nell’intervento al convegno del 21 maggio di Maurizio Viroli). Ciò è tanto più vero se dal tempo degli incarichi contradaioli è passato un più che sufficiente lasso di tempo.
Una cosa sembra certa: se la separazione tra Contrade e città è artificiosa e dannosa non ha senso riservare alla falsa autonomia delle Contrade un’enorme quantità di energie e di competenze che non possono essere utilizzate al meglio anche dalla partecipazione attiva del “governo” cittadino diffuso e articolato.
La vera strumentalizzazione è il cumulo di incarichi e il conseguente conflitto di interessi: chi ha in corso già un ruolo apicale in un’istituzione cittadina, come le Contrade, non deve e non può sommare un ulteriore incarico in altra istituzione, come questa amministrazione ha fatto ripetutamente. Questo si deve soprattutto evitare e si deve impedire che la politica imponga i suoi uomini alle Contrade per finalità opache e non inibire a chi ha ricoperto incarichi contradaioli di concorrere al governo cittadino ledendo e, anzi, annullando lo stesso diritto di elettorato passivo.
In ogni caso è del tutto naturale che le esperienze condotte nel tempo da ciascuno formino e conformino la personalità; nel caso di Fabio Pacciani, se si vuole dare ascolto alle sue parole senza pregiudizi né forzature, si dovrà riconoscere che il recente convegno ha contribuito alla riscoperta e al recupero consapevole di valori civili già insiti nelle proprie esperienze di vita. Finora abbiamo avuto molti sindaci bancari e qualche funzionario di partito: l’ultimo, per non destare ilarità, non ha nemmeno provato a proclamarsi avvocato della comunità senese; da Pacciani abbiamo ascoltato una dichiarazione di disponibilità per un ruolo che mette insieme collegialità e collaborazione.
Come si è detto, nulla è definito: non solo il dibattito è libero e aperto, ma, per il bene della città, non sarà male che prosegua a lungo: il Terzo Polo civico e Fabio Pacciani sanno di essere sotto stretta osservazione e chiedono solo di essere valutati nel tempo e senza preconcetti ideologici precostituiti.
Analisi ineccepibile !