Con questo titolo
Il dopo elezioni. Cresce ancora il civismo oltre la politica usa e getta
l’Avvenire (Diego Motta, 15 giugno) racconta la caratteristica preminente di questa tornata di elezioni amministrative 2022:
La prova generale delle Politiche 2023 ha avuto un esito sorprendente, che va oltre la vulgata ufficiale. Chi indica in Fratelli d’Italia, dentro il centrodestra, e nel Partito democratico, nell’alveo del centrosinistra, i vincitori della partita elettorale delle Amministrative, dimentica infatti che sui due gradini più alti del podio vanno due altre realtà politiche: il partito del non voto e dell’astensione, di gran lunga il più forte da alcuni anni a questa parte almeno nelle consultazioni territoriali, e il fronte delle liste civiche, frastagliato e frammentato quanto si vuole eppure capace di imporre il suo peso nelle diverse alleanze con i vari schieramenti locali. È inutile dire che per essere competitivi da qui a un anno si dovranno fare i conti con questa geografia elettorale, tutt’altro che statica.
A parte il punto del crescente astensionismo che, tuttavia, non può che ascriversi alla disaffezione consolidata nei confronti del sistema dei partiti e del loro modo di operare in sintonia coi bisogni reali
la vitalità delle liste civiche, confermata fortemente dall’ultima tornata elettorale, è uno dei fenomeni del sistema Italia: secondo uno studio pubblicato ieri da YouTrend, i rappresentanti del cosiddetto civismo hanno avuto un peso determinante nell’affermazione dei sindaci, a seconda degli schieramenti. Hanno fatto ‘la parte del leone’, raggiungendo rispettivamente il 22% in appoggio ai partiti di centrodestra e il 20–21% a sostegno delle forze di centrosinistra.
Quello che salta subito agli occhi è che, parlando di liste civiche, ci si riferisce esclusivamente a quelle che si sono presentate in APPOGGIO alla destra (ci scusiamo, ma noi, per il vero, schieramenti di centrodestra senese non riusciamo proprio a vederne) o a SOSTEGNO del centrosinistra. Insomma le liste civiche di cui si parla sono sempre e solo liste civetta, cioè quelle che vediamo a concreto sostegno dell’amministrazione De Mossi (alcune si sono sfilate nel tempo e sono nel Terzo Polo Civico senese), e che per comodità abbiamo sempre indicato come civismo “servile” vale a dire “al servizio” di schieramenti partitici.
Invero bisogna anche considerare che, se la disaffezione verso i partiti è condizione generale nel Paese, a Siena i partiti hanno fatto molto, ma molto peggio essendo tutti responsabili, in varia misura, della disfatta economica e morale della comunità; perciò la loro immagine pubblica è ulteriormente e totalmente degradata e, da un lato, la destra è stata costretta ad imporre a De Mossi di dichiararsi sempre e unicamente un “sindaco civico” (!), dall’altro il segretario nazionale del PD, per vincere le suppletive di ottobre, è stato costretto a presentarsi senza il simbolo del SUO partito.
Ecco dunque che l’Avvenire, limitandosi all’indagine sulle amministrative, non ha potuto considerare che, nel Paese, stanno crescendo le esperienze di civismo politico autonomo (non servile, appunto) che troveranno spazio nelle amministrative del 2023. E questa è la novità assoluta dell’esperienza senese: più che una scelta, una necessità: il civismo politico non può limitarsi a diventare “peso determinante” nell’affermazione dei sindaci di partito (come De Mossi), ma deve assumere ruoli e funzioni autonome di governo con sindaci espressione veritiera della società civile. Che è esattamente quello che il Terzo Polo Civico senese ha fatto e sta facendo con la candidatura di Fabio Pacciani.
PS: se il civismo si fa politico e si rifiuta di supportare i partiti, ovvio che i partiti di ogni schieramento, piccoli e grandi, si innervosiscano: qualcuno arriva addirittura a mascherarsi da civico liberando qualche spezzone del proprio apparato e affidandogli il compito di tentare un’inedita e aggiornata edizione della storica e famosissima “cinghia di trasmissione”. Ma questo è un discorso a parte su cui dovremo tornare in dettaglio.
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Analisi interessante ma il PS è davvero succulento. Sono tali e tante le sfaccettature del civismo, la maggior parte delle quali non “al servizio” del cittadino o del bene comune, che l’analisi potrebbe prendere più di un post…
Un amico così ci scrive in privato:
“Le ragioni della crisi dei partiti sono tante e parecchio complesse. Il dato di realtà è che siamo a una che sarà una stagione non breve nè lineare. Fosse per le numenclature dei partiti, l’astensionismo non è un problema, visto che è aspetto generale e quindi nessuno è/si sente colpevole. Il Parlamento è spappolato in tanti microgruppi personali alla ricerca di ingaggio e porte girevoli. Non sarà facile portarlo a decoro, perché nessuna modalità elettorale è parsa capace.
Perché le forme elettorali riflettono lo spessore etico e civico di un popolo: andrebbero bene tutte — o nessuna- ma dipende dal popolo.
E veniamo al civismo, come ipotesi di rinascita.
Sul modello della sostenibilità climatica, ogni comportamento individuale aiuta o danneggia. Allora la questione climatica si decide in ogni luogo — grandi città o borghi — in un processo di imitazione di vicinato che vuol essere coerente colle esperienze migliori nel globale.
La questione in sintesi è questa: la politica dei partiti ha fatto a meno dei cittadini più onesti, il civismo senza cittadini onesti non può esistere.
In ogni borgo, gli onesti competenti sono chiamati alla politica e ai valori della democrazia.
Chi vincerà.….”
Ci sono sembrate considerazioni importanti.
La Redazione
Acc.. non volevo essere in privato. Avrò omesso il mio nome.
Mi scuso.
Raffaele Bonavitacola