Dopo Siena Post (27.12.22) che inserisce tra le cattiverie politiche lo slogan, giocato sulle assonanze, per cui “si scrive Pacciani, si legge Piccini”, al candidato sindaco del Polo Civico Siena viene domandato da più parti se non si senta ostaggio di Piccini. Noi ci vorremmo ragionare sopra.
Fabio Pacciani è una figura di cittadino comune, naturalmente mite, non ha scheletri nell’armadio, non ha compromissioni di regime, non si monta la testa. Gira i quartieri e sente tutti, il suo numero di cellulare è pubblico e spiega che, per la prima volta in assoluto, non andrà a comandare (come fan tutti), ma a lavorare con una squadra di cittadini insieme ai cittadini attivi che vorranno partecipare davvero, con strumenti concreti e verificabili, in piena trasparenza. Pacciani, poi, si è dimostrato capace, cosa rara, di unire pacatezza e tenacia.
Per questo fa paura.
Pierluigi Piccini ha altre caratteristiche e un’altra personalità: per un certo tempo ha certamente comandato . Anche lui ha fatto paura, per motivi opposti. E venne cacciato in esilio dorato con un decreto illegittimo. Poi, alla luce dei disastri combinati da chi lo ha sostituito e dal partito che lo ha esiliato, ognuno ha constatato che, per tutti, sarebbe stato meglio se fosse rimasto. Così è, se vi pare, col senno di poi.
Oggi un numero sempre maggiore di cittadini pensa che si debba smettere una buona volta di avere sindaci che comandano e sudditi che obbediscono (com’è finora avvenuto e come promettono di fare Montomoli, Castagnini e pure Campanini), è convinto che si debba ridurre il distacco tra amministratori e amministrati, che non si debbano rilasciare deleghe in bianco, che si debbano introdurre strumenti durevoli di controllo democratico, Questa non è un’idea di Piccini ma rappresenta una nuova visione della Politica di tutto il Polo Civico Siena ed è garanzia e antidoto contro il falso civismo al servizio di chi vuol comandare, di interessi privati e non del bene comune.
Piccini è oggi un consigliere comunale di minoranza che fa il suo dovere per la città ed è oggettivamente — non da solo — una risorsa di competenze, esperienze, saperi. Capacità che oggi Piccini potrebbe anche essere tentato di esercitare per condizionare Pacciani: per farlo, però, dovrebbe averne il Potere. Piccini invece è solo il leader di una delle formazioni politiche civiche per volere degli associati che tutti conoscono e che sono cittadini attivi, competenti, capaci e pure ben dotati di spirito critico. Piccini non è candidato sindaco, non sarà né capolista né candidato consigliere: l’unico potere di cui potrà disporre è quello che potrà arrivare a Per Siena (e a lui di conseguenza se Per Siena lo vorrà …) dall’affermazione in sede elettorale.
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Di quale e di quanto potere elettorale stiamo parlando? Stando ai precedenti del 2018 Per Siena ottenne 4.834 voti (19,52%) e Piccini 5.617 (783 in più; Sportelli, per dire, ne prese 987 in più delle quattro liste collegate messe insieme). Dunque la lista di Piccini parte da questo ottimo 20 % in una coalizione in cui ci sono altre sei liste o, in caso di accorpamenti, altre quattro come minimo. Anche se Per Siena non potrà godere dell’effetto trascinatore di Piccini candidato sindaco, mettiamo pure (anzi il Polo Civico ci spera fermamente per vincere) che mantenga questo livello e che ottenga un congruo numero di consiglieri, esseri viventi e pensanti, non certo cloni di Piccini. Avrebbero costoro il potere, quand’anche Piccini li convincesse tutti, di tenere in ostaggio il sindaco Pacciani? E come? E perché dovrebbero farlo? per quale risultato?
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Per rispondere occorre guardare quanto potere la legge assegni ai sindaci eletti direttamente dai cittadini e quanto ai consiglieri comunali, quanto sia facile condizionarli e in quali occasioni sia avvenuto in concreto che un sindaco sia stato effettivamente condizionato da una parte a lui divenuta ostile della sua stessa maggioranza.
Non c’è dubbio che la legge del 1993 sull’elezione diretta dei sindaci, motivata proprio dall’esigenza di garantire la stabilità dei governi locali, dia ai sindaci un potere smisurato. E Pacciani, se eletto, avrà questo potere. Punto.
Nemmeno ci può essere dubbio che, una volta eletti, i sindaci non possano essere facilmente condizionati né eterodiretti: non ci riuscì il partito, allora grande e forte, con Piccini sindaco, non c’è riuscita Siena Cambia (insieme a Mancuso) nei confronti di Valentini, meno che mai ci sono riusciti i partiti di destra (specie Fratelli d’Italia) con De Mossi che è stato tollerato obtorto collo per anni nonostante abbia deferito di fatto i suoi poteri ai noti ricciarellosi e, solo alla fine, scaricato per il secondo mandato (poi hanno scelto uno uguale a lui, forse peggiore, ma questo è un altro discorso). Ora i ricciarellosi solo lì ribelli, pronti e organizzati.
E’ vero, invece, che ci sono stati casi, pure rarissimi, di sindaci dimissionari o dimissionati.
Si dimise ad esempio Ceccuzzi nel 2012 (anticipando di qualche mese la notizia, a lui probabilmente già nota tramite avviso di garanzia, di essere indagato con Mussari per il fallimento del pastificio Amato) perché non volle cedere ad una importante famiglia senese circa la riconferma di un consigliere del Monte dei Paschi: tutto allora, non si dimentichi, ruotava sulle nomine nella Banca… compresi gli equilibri politici.
Venne dimissionato Marino a Roma, ma ci vollero le dimissioni di 26 consiglieri su 48 perché Marino resisteva ai voleri dell’allora potentissimo Matteo Renzi.
Ecco, ci volete spiegare che cosa ci guadagnerebbe Per Siena e per essa Piccini, ammesso e non concesso che possa disporre di 18 consiglieri disposti a dimettersi, a far dimettere il sindaco che ha fortemente sostenuto insieme ad altre sei formazioni civiche determinate a difenderlo come primo sindaco non autoritario? Di certo lo difenderà Idee in comune, per quanto potrà.
Perché, dunque, una volta eletto, Pacciani, unico sindaco nella storia, dovrebbe accettare o essere costretto a fare quello che gli dovesse ordinare Per Siena tramite Piccini e non ciò che la sua articolata maggioranza, cementata dal metodo di partecipazione democratica e dal sostegno dei cittadini attivi, suggerisce, propone, definisce ed approva dopo avere attivato la massima possibile partecipazione?
Piccini è bravo, è abile, sa pensare politicamente, ma non è il padre-padrone di un partito politico organizzato nella solita forma verticistica; è il leader di una associazione civica articolata e capace di decidere. Insomma quel Piccini che abbiamo conosciuto come potente sindaco di Siena, deve muoversi oggi facendo valere argomentazioni e capacità dialettiche e convincendo gli interlocutori, interni ed esterni: senza il dialogo con gli altri e con i cittadini Egli non gode di poteri derivati e non sempre ciò che propone viene accolto.
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E con questo speriamo di avere chiarito perché, a nostro avviso, quella locuzione furbesca “scrivi Pacciani leggi Piccini”, non è una cattiveria, non è nemmeno una maldicenza o un pettegolezzo, è solo una grossolana, propagandistica scemenza.
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1 thought on ““Si scrive Pacciani, si legge Piccini”? Una scemenza.”