Per far capire ai senesi che Lei ha le caratteristiche e le competenze per svolgere bene il difficile compito di Sindaco, Anna Ferretti ha fatto pubblicare al Cittadino on line (30 gennaio) il seguente curriculum vitae che a noi sembra assai reticente
Ora sembrava che il curriculum dovesse essere il documento che raccoglie la sintesi del percorso di studi, di quello lavorativo e delle altre esperienze personali che possono essere utili ai fini di ottenere un determinato incarico, nel caso quello prestigioso di Sindaco di Siena. Invece dal curriculum di Anna Ferretti, in assenza di precisazioni circa la sua professione (per definizione normalmente retribuita), risultano due dati sicuri e due soltanto:
- 40 anni di volontariato e di incarichi “non retribuiti” (si glissa infatti su quelli accidentalmente retribuiti)
- 7/8 anni continuativi di assessorato al welfare al comune di Siena (questi, finalmente, ben retribuiti)
Dunque, a suo stesso dire, Anna Ferretti sa fare e ha fatto quello: una vita monocorde, specialistica e specializzata. Tanto che Lei, disinvoltamente, definisce il Terzo Settore come il suo naturale .…. bacino di utenza. Nella tripartizione tra Stato, Mercato e Terzo Settore .…. si è davvero contentata di poco.
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Avete ascoltato bene Enrico Tucci, commissario di Fratelli d’Italia e dirigente medico della ASL Toscana Sud? Egli dice due cose chiarissime
- il sindaco deve essere un leader
- e deve essere a capo di una maggioranza gradita al governo in carica. Punto.
Pensate alla profonda differenza tra la visione autoritaria di Tucci e quella tendenzialmente paritaria del civismo non servile: da una parte il leader, cioè il capo indiscutibile (come De Mossi, insomma, sopportato da Tucci per cinque anni), la guida, magari il duce — in senso buono — seppure femmina, dall’altro un coordinatore del lavoro collegiale, aperto alla partecipazione dei cittadini, che rinuncia a parte dell’enorme potere attribuitogli dalla legge a favore dei cittadini.
E pensate poi al carattere fortemente illiberale e antidemocratico di chi, avendo giurato sulla Costituzione come dipendente pubblico, dà per scontato che il governo di Giorgia Meloni tratterà i territori in modo totalmente differenziato a seconda di come voteranno; così, annullando totalmente il ruolo di rappresentante del territorio di Michelotti (appunto di Fratelli d’Italia), il governo si adopererà per le infrastrutture senesi, per la Banca e per il Biotecnopolo solo se vincerà Nicoletta Fabio, unica leader, e si adopererà per mandarci tutti in rovina, se, per avventura, dovesse vincere qualcun altro. Un bel servizio alla futura minoranza dei senesi che, dopo l’esperienza De Mossi, ci riproveranno spinti solo dalla cieca ortodossia ideologica.
E’ un ragionamento grottesco che annulla il ruolo delle autonomie e dell’autodeterminazione dei governi locali, probabilmente rimasto finora sconosciuto al drastico Donzelli, che, appena dovesse essere informato, provvederà certamente a destituire Enrico Tucci dal suo incarico, dispensatore di minacce per i suoi stessi elettori, per ricondurlo integralmente alla cura e alla salute delle persone.
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Vorremmo infine farvi gustare appieno la straordinaria e involontaria comicità del video con cui l’on. Michelotti, di fronte alla massa straripante nel teatrino del Costone (totale 135 posti), presentava il candidato Montomoli quando non era ancora conosciuto come massone
e, col quale, Tucci, scoperto l’altarino, definiva una leggerezza l’ammissione di Montomoli di essere massone (dopo il nostro monitoraggio). Seppure costretto dalle circostanze di trasparenza, Montomoli ha detto la verità, cosa che Tucci, commissario di Fratelli d’Italia, considera evidentemente una intollerabile “leggerezza”.
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E, per finire, la barzelletta Falorni, l’uomo che per primo al mondo inaugura la politica dei tre forni (d’ora in avanti #fornifalorni). Seguace del peggiore Andreotti, Egli ha fatto finora il pane indifferentemente nel forno dei partiti di destra (quale esponente e candidato di Noi Moderati) e nel forno del civismo servile cioè al servizio di De Mossi e della sua attuale maggioranza (come presidente del consiglio e capogruppo di Impegno civico, già Voltare pagina). Ora ha tentato di penetrare a forza il nuovo forno del civismo autentico che ha cercato di espugnare all’ultimo tuffo. Anche i bambini hanno capito che, da parte dei partiti, preoccupati per la presa che nell’opinione pubblica ha ottenuto l’immagine politica di Fabio Pacciani , fosse indispensabile trasformare Falorni in una specie di “cavallo di Troia” per sabotare il Polo Civico dall’interno, cavallo poi rivelatosi un simpatico ciuchino.
Una manovretta utile a tutti i partiti, a quelli di destra e anche al PD, una manovretta da due soldi, talmente scoperta e depotenziata da apparire farsesca. Come del resto si palesano i commenti successivi dello stesso Marco Falorni che, da un lato accusa il Polo Civico Siena di essere (sic) di sinistra e, dall’altro, dopo avere testimoniato in tutta la sua vita di sopportare qualsiasi nefandezza pur di contrastarla, si lamenta di essere stato scoperto come palesemente incompatibile con tutti i principi del civismo politico senese.
Ma la candidata Nicoletta Fabio l’ha sentita l’intervista? E accetta queste posizioni? Sembrano addirittura minacce! La “poveretta” (nel senso dell’ingenuità politica) lo sa in che tegamata si è invischiata? E lo sa che fa Roma e da Prato la eterodirigeranno con fermezza? Sennò, come dice Tucci, il sabato sei sindaco e il lunedì…
Sulla mossa Falorni s’è sganasciata mezza Siena, non c’è da aggiungere altro.