Questi sono i dati delle elezioni politiche ma l’astensionismo alle amministrative è anche maggiore
E nasce così il paradosso dell’astensionista elettorale.
Non usufruire del diritto acquisito di votare è una scelta. Va contro la logica, gli stimoli costituzionali che lo rappresentano come un dovere, la storia. Ma è un diritto e non lo possiamo demonizzare. Cerchiamo di analizzare i motivi di questa scelta.
Il “modello base” di astensionista elettorale è il completo disinteressato. Non gli interessa la gestione pubblica, crede che non lo riguardi o è così distante da ritenere inutile o troppo faticoso occuparsene. Non sa nemmeno quando si vota. L’astensionista elettorale sa che qualcun altro deciderà per lui, per le regole della sua città e della sua nazione, ma lo ignora.
L’astensionista evoluto invece è una persona che ha in passato partecipato al voto, forse anche con passione ed attenzione, informandosi, leggendo decidendo. Poi è sopraggiunto il senso di impotenza, la delusione, la rottura del legame di fiducia con gli eletti, la distanza dalla politica in particolar modo partitica. Perché questo? Inosservanza dei programmi e degli impegni elettorali, scarsa coerenza, mortificazione del merito, politiche clientelari oltre alla mai adeguatamente sviscerata “questione morale” sollevata da Berlinguer nel 1981 sono probabilmente le questioni principali.
“I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero.”
E allora le persone che fanno? Si allontanano, disertando le urne. Come una forma di protesta. Il paradosso sta proprio qui. Cerchiamo di spiegarlo con i numeri, in modo asettico.
Le politiche clientelari spostano un numero, più o meno consistente, di voti. Facciamo l’ipotesi che, su 10.000 aventi diritto al voto, i consensi pre-orientati siano 2.000. In questo caso il voto controllato ammonterebbe al 20%. Se l’astensione è del 20% rimangono 8.000 votanti ma i consensi pre-orientati rimangono 2.000 e rappresentano, stavolta, il 25%. Se l’astensione arriva, come si prospetta, al 50% significa che i consensi nelle mani dei “signori dei voti” raggiungono il 40%, in quanto i beneficiati da favori e favoretti vanno sempre e comunque a votare per i motivi di cui sopra!
Ecco il paradosso: astenendosi dal voto si incrementa la forza delle politiche clientelari, numeri alla mano.
Vuoi lottare contro il “sistema”? Informati, confrontati, partecipa. E soprattutto vota.