Il nostro ultimo articolo è del 12 maggio e nessuno ci potrà accusare di non avere osservato il silenzio elettorale. Sappiamo benissimo che non si applica ai social media perché la legge non è così folle da non considerare che qualunque divieto venisse imposto sarebbe poi impossibile rilevarlo e sanzionarlo. Ed è per questo che il Garante della Comunicazione ha precisato anni fa che il silenzio elettorale, cioè un brevissimo periodo di riflessione offerto agli elettori frastornati dalle promesse fallaci e dalle propagande forzate, sarebbe auspicabile anche per i social, seppure affidato al volontario buonsenso.
Per noi, “vecchi pieni di rabbia” secondo una recente definizione proveniente dall’universo femminile progressista senese, che ha fatto girare a pagamento su Chrome le foto dei propri candidati per tutto il tempo delle votazioni fino allo sfinimento (ma anche per la concorrente opposta e contraria che ha continuato a far girare spot falsamente buonisti), il silenzio elettorale non è un residuo storico, ma una questione di correttezza e di stile. Speriamo che non ci si debba ritrovare a parafrasare la famosissima risposta: E’ la politica al femminile, bellezza! Intanto ci teniamo pronti alla bisogna, per rilevare e denunciare l’eventualità di prepotenze e di abusi.
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Dunque il Polo Civico, relegato al terzo posto ed escluso dal ballottaggio, ha perso la sua battaglia per l’assunzione in proprio della responsabilità della rinascita civica. Ora la parola torna ai partiti, finora costruttori di nefandezze e di inciuci. I quali vorrebbero che Pacciani e i suoi “burattinai” spiegassero ai seguaci come comportarsi. Non si vuol capire che, nei seimila voti del civismo, non ci sono seguaci, ma (per lo più) cittadini liberi, ognuno col proprio sacrosanto diritto di scelta e ognuno (chi più chi meno) capace di pensare con la propria testa. Il civismo-civetta ordina ai sudditi quello che vuole, il civismo politico non servile non dispone di alcun potere per dirigere le adesioni secondo convenienza. E neppure lo vorrebbe.
Due donne, dunque, al ballottaggio. Ognuna ha fatto sfoggio di amore (sconfinato e pure sdolcinato) per Siena, ma, al momento, non abbiamo visto accenni di politica al femminile intesa, come abbiamo detto più volte, come assenza di autoritarismi, di sicumera, di volontà dominatrice. Anzi, a dirla tutta, abbiamo visto tutt’altro. E non è quello che ci saremmo aspettato da codeste stimatissime Signore.
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Intanto devono pensare a vincere e sta a loro spiegare a ciascun elettore che le ha rifiutate al primo turno (se abbiamo fatto bene i conti si tratta di 11.672 senesi, di cui 6.123 che hanno scelto Pacciani e Polo Civico) come vorranno governare, con chi, e per raggiungere quali obiettivi concreti. Sarà bene che comincino a farci un pensierino. Da quello che sentiamo dire è assai probabile che il Polo Civico Siena pubblichi prestissimo un documento in cui rivolge alle contendenti del ballottaggio una serie di chiarissime richieste. Bando alle ciance e alle sceneggiate: dalle loro risposte ciascuno potrà trarre il convincimento personale di chi votare o non votare, del perché e del percome.
Il Garante dice che il silenzio elettorale nei social sarebbe auspicabile, seppure affidato al volontario buonsenso: va bene. Mi domando allora perché questo indirizzo non può essere esteso a comizi, interviste tv e volantinaggio. Il social è zona franca? Del resto mi ha colpito soprattutto “l’intenzionalità” a non esercitare il buonsenso, auspicato dal Garante, da parte di chi HA FINANZIATO (facile verificare il disclaimer…) le sponsorizzazioni di propaganda politica. E’ questa consapevolezza di “eludere” la norma che, da elettore, mi preoccupa: un atteggiamento che, da parte di chi si candida ad amministrare una Città, non vorrei vedere, auspicandomi che anche nelle scelte politiche si possa ( e si debba) agire “secondo buonsenso”. Purtroppo temo che in troppi (eletti ed elettori) considerino la politica come “gestione del potere” e non come “temporaneo, faticoso servizio alla comunità”. A me pare che nessuno rispetti più i Cittadini (in quanto titolari di diritti e contribuenti), ma si considerino solo degli “affiliati”, supporter di opposte fazioni, il cui fine non è (come dovrebbe essere) il bene comune, ma la supremazia degli uni rispetto agli altri. Il Civismo, secondo me, è nato proprio per contrastare questa visione della politica. Il tempo saprà darci risposte.
Due giorni dopo il risultato del primo turno di una campagna elettorale confusa, in molti casi poco rispettosa dell’intelligenza degli elettori ma comunque molto incerta proprio in virtù dei due punti sovraesposti, penso che sia doverosa un’analisi del voto.
Provo ad aggiungere qualche elemento da parte mia, che come al solito ho puntato come vincente su un cavallo piazzato, nel silenzio sostanziale di buona parte dei protagonisti “di governo e d’opposizione” del consiglio comunale uscente.
Il civismo, movimento nobile negli intenti e innovativo nei metodi ha perso il treno. Dopo un ventennio di ondata anti-partitica, culminato col disastro dei cinquestelle, stiamo probabilmente assistendo ad un passaggio di fase: sulla spinta del boom di una destra patriottica ma tutto sommato omeopatica e della conseguente polarizzazione reattiva a sinistra, i partiti stanno riprendendo pigolo. Questa e nient’altro è la causa della sconfitta del polo civico, che negli anni, imparando dagli errori del passato, è finalmente arrivato a produrre una proposta “forte”. Una postilla maliziosa: vedo che il civismo del 2023 esclude aprioristicamente appartamenti, mentre quello del 2019 proprio no. Errare è umano…
Un saluto e in bocca al lupo.