Anche se i giornali locali si ostinano a ripetere il ritornello del cosiddetto buco del Siena Jazz e La Nazione titola usando sia il termine buco che la parola indebitamento, sarà il caso di domandarsi previamente
se questi termini (debito e buco) costituiscano sinonimi equivalenti o assimilabili, come vengono presentati al popolo dei lettori, oppure se abbiano significato e sostanza del tutto diversi.
A quanto ci risulterebbe senza essere esperti del settore, i debiti si trovano in qualsiasi attività pubblica e privata: sono debiti verso i fornitori, l’erario, le banche, o per il trattamento di fine rapporto dei dipendenti. Sono partite contabili che non hanno ancora avuto un esborso materiale di danaro entro l’anno finanziario e che saranno saldate a breve o a lungo periodo, come nel caso dei mutui bancari.
Nel bilancio consuntivo 2022 di Siena Jazz i debiti sono la somma fra la voce C (TFR rapporti di lavoro
dipendente per € 211.388) e la voce D (debiti per € 1.038.156) dello Stato Patrimoniale passivo.
Di per sé l’ammontare di tali voci dice poco o niente, a meno che l’indebitamento finanziario netto non venga messo in relazione ai ricavi, e da questo punto di vista la situazione risulta perfettamente sostenibile, come emerge dagli indici di sostenibilità finanziaria.
Altra cosa è il cosiddetto buco, che in termine tecnico (e assai meno malizioso) si definisce come
perdite riportate a nuovo, che nel bilancio da poco approvato ammontano a € 688.515 (voce A VIII dello Stato Patrimoniale passivo) e che, per effetto dell’utile di esercizio pari a € 42.546 registrato nel 2022 (voce A IX dello Stato Patrimoniale passivo), caleranno a € 645.969.
Ma da cosa sono state originate queste perdite riportate a nuovo? Si tratta di una situazione in cui si sono trovate tutte indistintamente le associazioni, istituzioni ed enti senesi negli anni dal 2010 al 2015 e che hanno messo in crisi tutti, dalle associazioni sportive a quelle culturali e sociali e in misura più rilevante quelle di maggiori dimensioni, alcune delle quali, come sappiamo, travolte e distrutte o tuttora rimaste in mezzo al guado.
Ma non è il caso di Siena Jazz che pure ha subìto l’improvviso venir meno dei contributi consolidati da parte della Fondazione MPS (€ 450.000), di quelli del Comune di Siena ad opera del Commissario Prefettizio (€ 150.000) e di quelli della Provincia di Siena (€ 60.000) a seguito della perdita delle competenze in materia di cultura a seguito della c.d. legge Delrio: totale (appunto) € 660.000.
In quel momento due furono le secche alternative: o chiudere bottega (come l’Enoteca che ha chiuso dopo lunghi stenti) o sottoscrivere una garanzia con fidejussione personale da parte dell’allora presidente-direttore artistico e fondatore Franco Caroni per ottenere fidi bancari e contrastare la carenza di liquidità..
Fu così che Siena Jazz venne salvata proteggendo gli stipendi e i posti di lavoro dei dipendenti e salvaguardando l’attività e il ruolo internazionale riconosciuto nel mondo. Queste cose fanno parte della storia patria e non possono essere taciute né sottovalutate offrendo immeritate sponde alla mendace propaganda.
Non è vero nemmeno — come riporta certa stampa — che negli ultimi dieci anni il bilancio di Siena Jazz sarebbe sempre stato in perdita: è vero invece, dati alla mano, che, ad eccezione del 2021, allorché sono venuti meno pure i 100.000 euro della Regione Toscana, dal 2016 i bilanci sono sempre stati in sostanziale equilibrio a dimostrazione che, superato lo shock iniziale dovuto alla mancanza di risorse esterne, l’attività dell’Associazione si è rapidamente riallineata verso il pareggio finanziario.
Così, dal 2016, Siena Jazz è riuscita a recuperare l’equilibrio economico con un bilancio in piena trasparenza di circa 2 milioni di euro, chiudendo in leggero utile per più anni successivi. Le perdite pregresse, ovviamente, si ripercuotono negativamente sulla situazione di cassa, ma non c’è nessun buco, come siamo abituati a vedere dappertutto
Soprattutto non ci sono mai state spese allegre e immotivate, come si è cercato di far passare fra le righe nei vari comunicati stampa, né tantomeno spese nascoste, ma, anzi, sempre correttamente evidenziate.
Ora spetterebbe alla nuova Amministrazione Comunale promuovere e coordinare un serio piano di rientro, reale e non fantastico, delle passività pregresse insieme ad un rilancio concreto delle attività dell’associazione.
Nemmeno si può tacere che le entrate che derivano dalle attività svolte da Siena Jazz (prendiamo come esempio il 2022) sono attestate al 25,80%, quando la media nazionale delle istituzioni pubbliche (Università, Conservatori, enti lirici, ecc.) per le entrate da attività proprie risulta essere in media dal 7% al 15%.
Altro che buco, altro che spese pazze, il bilancio 2022 di Siena Jazz, pari a 2.009.261,77 euro, ha portato in città un indotto economico ben consistente, sicuramente multiplo di varie volte di quello che è il bilancio dell’istituzione sempre attentamente esaminato, valutato, soppesato e approvato per il 2018, 2019, 2020, 2021 e 2022 salvo la repentina e propagandistica presa di distanza del 2023, a pochi giorni dalle elezioni.
E, già che ci siamo, piacerebbe che i giornali locali volessero ricordare che l’Associazione Jazzistica Senese (nota 1) ha provveduto a incrementare il patrimonio di Siena Jazz, tramite la donazione del grande fondo di materiale librario e di supporti sonori di sua proprietà, fondo valutato dall’allora Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, tramite la Discoteca di Stato, in € 1.081.000. La donazione, aggiungendosi alla fidejussione personale di Franco Caroni, si dimostrò indispensabile alla formazione del patrimonio attivo di Siena Jazz in quel triste momento.
Se vogliamo dare a Cesare quel che è di Cesare, dobbiamo dire chiaro che il buco non è finanziario, ma politico e cominciamo a distinguere l’ appassionata dedizione degli amministratori che hanno curato per decenni i beni comuni cittadini rispetto a quelli che oggi rinunciano per le difficoltà oggettive o si scordano bellamente di essere stati consiglieri di opposizione accettando le nomine della stessa maggioranza che avevano criticato, salvo accorgersi in ritardo che la nomina era nulla perché inconferibile in base alla vigente legislazione di contrasto alla maladministration.
Nota 1:
Sempre puntualissimo Luciano
In verità, caro Eugenio, ho solo redatto il testo definitivo di questo articolo che è il risultato di un lavoro collegiale di ricerca dei dati, di sistemazione e di verifica. Infatti in questa occasione, come in molte altre precedenti, l’articolo testimonia che questo Blog, lungi dall’essere uno strumento personale di promozione individuale (come tutti i blog che conosciamo, al primo posto quelli di Raffaele Ascheri e di Pierluigi Piccini), è un Blog collettivo e plurale di una Comunità Monitorante — Idee in comune, che accoglie i contributi dei cittadini volenterosi e che è aperta ad ogni collaborazione e adesione (per contatti ideeincomunesiena@gmail.com — 353 448 1738 ‑392 410 6344).
Luciano Peccianti
In realtà Luciano, da quanto scrivi, risulta esattamente l’opposto: tu hai preso le dichiarazioni di una persona specifica e le hai riportate pari pari, senza indagare alcunché. Se l’avessi fatto, e con cura e rispetto per la verità, indagando cioè le fonti e magari con l’ausilio di un contraddittorio, avresti scoperto che le informazioni da te riportate non corrispondono al vero, ma sono facilmente smontabili da ogni individuo che conosce la realtà Siena Jazz. Qui hai reso eccome in servizio, ma proprio della tipologia che ti sforzi di condannare. Hai cioè usato questo post come strumento personale. Peccato, occasione persa.
Ecco un commento, questo del signor Filippo, insieme inconsistente e, a suo modo, interessante; un vero caso di scuola: c’è un articolo di dettaglio che cita dati di bilancio e fatti storici; lo sconosciuto signor Filippo contesta in blocco con una sola frase generica (“risulta esattamente l’opposto”) senza entrare in alcun modo nel merito. Dopodiché il medesimo signor Filippo esprime un’altra apodittica affermazione secondo la quale l’articolo avrebbe “reso un servizio” opposto rispetto a quello dichiarato. Troppo facile, dai, e anche troppo comodo; questo lo sanno fare tutti senza alcuna fatica.
Analisi perfetta, purtroppo le imprese pubbliche o semipubbliche, università ospedale comune enoteca ecc. erano dirette da persone politiche abituate a farsi ” coprire” i bilanci dal Mps ed avevano assunto un modo di gestire le imprese senza paura tanto c’era chi “copriva” e quindi questi dirigenti non hanno mai conosciuto la parola rischio che un imprenditore privato ha sempre davanti agli occhi perché se sbaglia paga di tasca sua ma si sono sempre “addormentati” sulle imprese tanto lo stipendio (e che stipendio) arrivava comunque. In Italia non esiste nelle imprese pubbliche la meritocrazia sia positiva che negativa nel senso che dovresti prendere lo stipendio in proporzione agli utili altrimenti ti dovrebbe essere diiminuito sino ad essere allontanato perché incapace.
Analisi corretta , finalmente. Queste analisi dovrebbe farle la politica ed in particolare la maggioranza che amministra .
Sarebbe un servizio per i cittadini frastornati da una informazione mirata prevalentemente a valorizzare la propria parte politica e non a far crescere l’ntera comunità civica
Giusto. La partecipazione dei cittadini, oltre che controllo democratico, cerca proprio di supplire alle carenze delle istituzioni.
La Redazione
Non conosco la situazione specifica ma conosco un poco il mondo delle istituzioni pubbliche, a maggioranza pubblica ma di diritto privato e private senza scopo di lucro, che si occupano di arti, musica e cultura in genere. Mi pare tutto abbastanza circostanziato e verosimile. Purtroppo conferma che per gestire queste istituzioni ci vuole passione, generosità e competenze ma anche una classe politica scevra dagli interessi di parte e non legata a specifiche scadenze elettorali. È necessaria anche una stampa che faccia il suo lavoro per informare correttamente i cittadini che spesso sono distratti e smemorati anche perché abituati male da esempi negativi e informati e guidati peggio. Non sono mai stato a Siena Jazz colpevolmente ma conosco molti artisti, studenti e fruitori anche internazionali che ne parlano bene e che sono i promotori migliori nel passa parola… mi auguro che si possa davvero rilanciare e non si facciamo più alcuni errori del passato, presunzione e isolamento, che sicuramente ci saranno stati e che in Italia, alcune volte, sono indotte e considerate malamente “normali”. Un grazie a tutti quelli che hanno contribuito per anni con il proprio patrimonio materiale e immateriale a fare di Siena la città del Palio e del Jazz.
Finalmente non è troppo tardi per sapere la verità, speriamo che qualcuno non continui a far finta di niente sulle vere ragioni della disfatta del Siena Jazz.
Io che conosco bene fin da l’inizio la storia dell’istituto, ho pensato che fosse un’altra sconfitta di questa città, dando credito alle solite bugie di qualcuno che ha interesse personale nella vicenda. Spero che questo riporti le cose al posto giusto, compreso
il materiale umano che ha contribuito a creare quell’eccellenza che è stata in questi anni.
Sono lieto che si raccontino davvero le cose come stanno davvero. Conosco la realtà di Siena jazz da quando è stata fondata. Così come conosco la passione e il sacrificio che ha sempre contraddistinto l’operato di Franco Caroni sia nei momenti di successo sia in quelli di difficoltà. Senza di lui Siena jazz non sarebbe divenuta l’eccellenza che rappresenta per la comunità jazzistica italiana. Mi auguro che si smetta questa campagna campagna denigratoria personale e gratuita nei confronti di Caroni e si ricominci a riportare Siena jazz ai livelli di sempre. Claudio Angeleri
Dopo il commento del signor Filippo che ci dice “le informazioni riportate … sono facilmente smontabili da OGNI individuo che conosce la realtà Siena Jazz”, sono arrivati solo commenti che lo smentiscono.
Molto divertente.
La Redazione
Ma in realtà sto cercando di rispondere e contestualizzare, ma a quanto pare non mi permettete di pubblicare la mia risposta. E’ la 4 volta che inoltro… Avete così tanto timore?
Signor Filippo, guardi che noi non abbiamo alcun timore. Semmai risulta che Lei abbia adottato un servizio temporaneo di posta elettronica usa e getta, monouso, gratuita e anonima che potrebbe essere stata bloccata dal service di cui ci serviamo. Ci ha preso proprio per allocchi, nevvero?.
La Redazione
Caro La Redazione, o allocchi o in malafede, perchè credere a quanto vi è stato raccontato non è da tutti. Ecco perchè si, credo invece che il timore del confronto l’abbiate eccome. Assolutamente, confermo che quando scrivo nei blog preferisco usare sempre mail temporanee, e quindi? La gratuità di un servizio è forse indice di un qualche disvalore dei contenuti? Sono uno studente di Siena Jazz e preferisco mantenere l’anonimato, è un problema? Oppure è un problema darmi voce perchè potrei mettere in crisi quanto da voi affermato? A me sembra che abbiate bisogno di un pretesto per censurarmi. Se così non fosse perchè non pubblicate il mio commento? Di grazia, quali sarebbero i commenti che dovrebbero smentirmi? Io vedo solo commenti di persone che so essere vicine a Caroni o direttamente coinvolte nelle attività svolte quando lui era Presidente, il che ha un vago sapore di campagna elettorale appositamente confezionata. Temete un confronto aperto, e vi capisco, ma davvero siamo ancora alla censura? All’assenza di un contraddittorio? Se avete bisogno che scriva da un’altra mail fatemelo sapere e sarò felice di pubblicare il mio commento, viceversa confermerete quanto sostengo, ovvero che questo articolo è stato studiato a tavolino, confezionato e sostenuto da amici, per amici, il che renderebbe tutto ancora più grottesco.
Fil LC
Caro Studente di Siena Jazz dal nome imaginario di “Filippo”, alias email temporanea usa e getta, il suo problema non è quello di mantenere l’anonimato che è sempre assicurato (come può vedere nessun commento riporta l’indirizzo email, meno che mai il suo„,). Il problema è come Lei possa riuscire a conciliare il proprio rifiuto di entrare nel merito del nostro articolo e di continuare a sostenere che saremmo noi a sottrarci al CONFRONTO. Non trova qualche leggera contraddizione?
La Redazione
Purtroppo le cose stanno molto diversamente. O meglio, alcune considerazioni sono corrette, ma la lettura generale che hai proposto rappresenta un quadro ben lontano e poco aderente alla realtà dei fatti. Eccezion fatta per l’attenta analisi proposta sulle origini delle perdite, al processo cioè di progressiva e costante interruzione di finanziamenti che ha coinvolto non soltanto Siena Jazz, e che può essere considerata a tutti gli effetti una vera fenomenologia in atto ormai da anni, tutto il resto è il risultato di informazioni imprecise e false, di cui suggerisco di approfondire preventivamente la veridicità, magari basandoti anche su altre fonti (e non solo — come appare qui evidente — su quanto raccontato da un singolo attore). Ma procediamo per ordine:
NON è vero che il “debito o buco” di Siena Jazz appartiene alla categoria di quelli che cit. “non hanno ancora avuto un esborso materiale di danaro entro l’anno finanziario e che saranno saldate a breve o a lungo periodo”. NON è vero, come si vorrebbe far passare, che tale “debito o buco” di un’azienda, può essere giustificato da un generale calo o perdita di finanziamenti, poiché quando tale fenomeno si verifica, una gestione capace attua semplicemente una consequenziale ed adeguata pianificazione delle attività (se calano i finanziamenti non puoi mantenere gli stessi costi ed attività di quando tali finanziamenti erano maggiori!), pertanto NON è vero che cit. “non ci sono mai state spese allegre e immotivate“, dal momento che tali spese sono da considerarsi appunto connesse con una mancanza di capacità organizzativa (o volontà di mantenere i medesimi standard anche in assenza della copertura economica di cui si godeva in passato?). NON è vero che i bilanci sono sempre stati in attivo dal 2016 (vi è uno studio commissionato ad hoc che dimostra — carte alla mano — che dal 2013 la perdita annuale è stata di circa € 150.000 annui, e che tale tendenza si è interrotta solo nel 2022), così come NON è vero che cit. “dal 2016 i bilanci sono sempre stati in sostanziale equilibrio” poiché l’equilibrio entrate-uscite e i famosi 42 mila euro di attivo si sono raggiunti anch’essi solo 2022 (come testimoniato dall’indagine finanziaria di cui sopra), e infine NON è vero che l’Associazione Jazzistica Senese è cit.”costituita da oltre un centinaio di soci”, bensì da pochissimi individui (hai forse preso visione dei libri dell’associazione, dei verbali e dei tesseramenti?), e affermare che quest’ultima cit. “rappresenti il know-how tecnico-artistico” significa, oltre a non conoscere la materia trattata, ignorare cosa sia realmente e a cosa serva la stessa Associazione. In conclusione, i numeri riportati così come ciò che hai affermato potevi tranquillamente virgolettarlo e fare un’intervista, sarebbe stato tutto molto più trasparente e sicuramente meno imbarazzante. Chi conosce Siena Jazz infatti, ha sentito più e più volte queste affermazioni, e ne conosce bene la paternità, perciò se vuoi rendere un servizio utile alla comunità, documentati preventivamente, magari verifica le informazioni e, come dice il saggio, metti in dubbio. Se invece volevi rendere un servizio solo ad un amico, forse ci sei riuscito. O forse no.
Filippo
Finalmente il (sedicente e falso) signor Filippo (unico commentatore ostile), dopo avere ribadito che siamo allocchi o in malafede (sic), lascia la e‑mail farlocca, provvisoria ed usa e getta che ha usato finora e, nel terrore di essere riconosciuto (ma a chi interessano i suoi natali?) adotta altra email nientemeno della Federazione Russa (e, ovviamente, con quello che succede nel mondo, ci fa tremare l’orlo delle mutande).
Poi, dandoci “del tu” accompagnato da larvate minacce, insiste che quello che abbiamo scritto (salvo qualche accenno iniziale) è tutto falso.
Vabbè, a questo punto, ogni lettore dispone degli elementi di giudizio e il “dibattito” (si fa per dire) può dirsi concluso.
Una cosa, comunque, non si è capita: il sedicente Filippo (dalla Russia con rancore) vorrebbe salvare la prestigiosa istituzione musicale o la vorrebbe affossare definitivamente per poter dare la colpa a quelli che nei decenni l’hanno progettata, curata e protetta?
La Redazione
Chi è stato dentro Siena Jazz, per molti anni, non può che condividere questo articolo ed il suo contenuto. Tutte cose che sappiamo e abbiamo sempre saputo. Questa è storia.
Finalmente qualcuno che racconta la verità in modo chiaro ed inequivocabile! Grazie
Gent. Luciano,
Grazie per questa ricostruzione così puntuale che finalmente rende giustizia alla verità di quello che è accaduto negli anni. Sui giornali si è letto di tutto in questi mesi, questo articolo riporta fatti oggettivi, dati alla mano.
Mi sembra un lavoro prezioso e preciso.
Detto questo sarei curioso di vedere la “semestrale” miracolosa che avrebbe ridotto il “buco” di 300.000 euro.
Qualcuno, competente in economia, l’ha vista?
Se si fa un bilancio considerando i contributi avuti e non spesi si fa presto a cantar vittoria. Attualmente ci sono attività ancora sospese all’interno della scuola, il corso CFM non è ripartito, il seminario Kind of Blue è stato abolito…altre attività sono attualmente ferme, la pubblicità dei corsi non è stata fatta.
(I bilanci si fanno a fine anno, di solito…Provate a fare un estratto conto sul vostro c/c il giorno dopo aver ricevuto lo stipendio. Oppure fatelo dopo 30 giorni. La cifra cambia, non serve essere Mario Draghi per capirlo).
Cordiali saluti
Il jazz è stata la forma musicale più importante del ‘900, non solo per il proprio contenuto artistico assolutamente originale, ma anche per l’influenza che ha avuto nelle forme musicali successive (leggera, rock, ecc.). Basti solo pensare che altcuni strumenti sono stati introdotti (batteria, chitarra elettrica) o potenziati (sassofoni) nel jazz. Il fatto che a Siena ci sia un’istituzione musicale a livello internazionale in questo specifico campo musicale ci deve riempire di orgoglio e gratitudine nei confronti di chi, con passione e competenza (leggi Franco Caroni), ha permesso che questo sogno diventasse realtà. L’analisi pubblicata su questo blog è assolutamente veritiera, basta confrontarla con i bilanci pubblicati nella sezione “trasparenza” del sito di Siena Jazz. Purtroppo il dibattito ha preso una piega ideologica, mentre invece la domanda da porsi è questa: ci crediamo o no nel Siena Jazz? Perchè se ci crediamo occore sanare le difficoltà dovute al passato senza stravolgere l’attività presente che è finanziariamente pienamente in equilibrio. Basta un piano di rientro delle passività pregresse concordato con Comune e Regione, che permetta di risolvere, con gradualità, le attuali difficoltà di cassa. Se non ci crediamo, basta proseguire con le scelte della governace dimissionaria: la diminuzione delle iscrizioni ne è un drammatico indice. L’istituzione avrà presto esaurito il suo scopo.
Sarebbe bello che lo stesso metodo puntualmente analitico usato da Luciano fosse una prassi utilizzata dagli organi di informazione senesi. Purtroppo invece a loro piace cavarsela con qualche frasetta superficiale e qualche titolo scandalistico. Di Caroni non si può che dire bene: in Siena Jazz ha messo l’anima e non solo. Se non ci fosse stato lui semplicemente Siena Jazz non ci sarebbe. C’è un solo precedente, quello del Conte Chigi, che mise insieme l’Accademia Chigiana. Ma lui aveva ben altri capitali, che peraltro bruciò quasi per intero. E tanto per parlare di competenze, vi sembra logico che il presidente della Chigiana sia sempre il presidente della Fondazione Mps? L’unico requisito richiesto è quello di essere presidente dell’ente finanziatore?
Grazie a tutti i commenti che hanno arricchito la nostra ricerca. Grazie anche al “signor Filippo” che ci ha dato modo di leggere quali siano le argomentazioni di chi vuole distruggere Siena Jazz.
La Redazione
Io sono uno degli amici di Franco Caroni e me ne vanto.
Parlarne bene non ha scopi elettorali come dice il signor Filippo ma è dovuto per la riconoscenza che tutta la comunità del Jazz gli deve.
Una comunità fatta di musicisti, critici, organizzatori, operatori, collaboratori, e soprattutto di attuali od ex studenti. Non credo che ci possa essere alcuno avulso da questo sentimento.
La città deve essere riconoscente per quanto Siena sia diventata una delle accademie ed un centro studi tra i più importanti del mondo.
L’articolo mette a tacere tutte le maldicenze espresse per ideologie avverse o interessi personali portando alla luce la verità storica.
Ho visto nascere Siena Jazz da pochi appassionati. Ho dato il mio contributo ospitando nel garage di casa il primo seminario di Sax ma anche portando con le cinghie in spalla i pianoforti al primo piano della Fortezza insieme a Caroni. Ho avuto la fortuna di partecipare ai primi 7 Seminari arrivati a Siena per merito suo. Conosco bene la sua dedizione, incondizionata abnegazione, energia inesauribile e capacità motivazionale straordinaria. Tutte qualità che sono state stimolo e modello di riferimento per molti di noi.
La sua competenza acquisita negli anni dedicati alla crescita della struttura che ha poi permesso di ottenere l’accreditamento ministeriale è stata indispensabili per la conduzione di Sju e ci si può solo augurare che il suo know-how sia di nuovo chiamato in causa per risollevarne le sorti.
Mi sorprende ed insospettisce che si possa attribuire ad uno studente tutte le critiche mosse dal signor Filippo.
Grazie Giulio Visibelli; non solo per la sua testimonianza personale, ma anche per avere sollevato il legittimo sospetto sulle vere generalità di “Mister Filippo”. Si, anch’io sono certo che non si tratta di uno studente, ma, con ogni probabilità (la città è piccola e lui si è tradito con qualche eccesso verbale), di un signore che conosco da anni, di lunga militanza politica, che ho incontrato l’ultima volta dal barbiere. Lui vuole restare anonimo e lo capisco: ha avuto un ruolo importante in questa città e lo ha avuto anche nelle vicende più recenti.
Lui sa che io so e, siccome dovremmo tutti cercare di risolvere i problemi dei beni comuni, mi permetto di rivolgergli un caldo appello:
“Dai, Filippo (o come diavolo ti chiami.…), scordati per un attimo i viscerali rancori e cerca di dare una mano alla città! Usa la tua influenza per perorare la causa dell’eccellenza musicale jazzistica senese. Ora governate voi! avreste tutto da guadagnare se riusciste a salvare Siena Iazz !!!!”
Luciano Peccianti
Anche io sono un appassionato e seguo Siena Jazz, ma sopratutto frequento il vostro blog, che devo dire apprezzo e dal quale traggo con piacere spunti il più delle volte condivisibili. Non sono solito commentare, ma ho notato che avete rimosso un lungo commento apparso ieri. Credo fosse di uno studente che ha già scritto precedentemente, se non erro. Dal momento che al di là della polemica non mi sembrava offensivo, ma che anzi sollevasse delle critiche anche costruttive, mi domando perchè abbiate scelto di rimuoverlo. Sarei stato curioso di approfondire la questione e magari saperne di più. Pura curiosità, ma mi sembrava fosse informato quindi magari poteva essere l’occasione per porre alcune domande.
Vi ringrazio.
Duccio
Caro signor Duccio
(così ci ostiniamo a rivolgerci a chi non conosciamo), il sedicente signor “Filippo” (che dispone di vari indirizzi email di cui abbiamo dovuto rilevare nostro malgrado il carattere inusuale dei domini e che NON abbiamo mai rivelato come invece egli ci accusa di avere fatto) è intervenuto con suoi commenti, tutti pubblicati e leggibili sopra:
il 4 novembre alle ore 6,50
il 6 novembre alle ore 14,42,
il 7 novembre alle ore 8,15 e anche
il medesimo giorno anche alle ore 10,59.
In tali occasioni ha abbondantemente espresso il suo pensiero non evitando — en passant — di darci degli “allocchi” e accusandoci “di essere in malafede” in quanto l’articolo non era rivolto, a suo avviso, a descrivere fatti storici e a commentarli, ma (sic) a “rendere servizi ad un amico”.
Abbiamo sopportato e pubblicato tutto fino a che il 10 novembre 2023 alle ore 12,23 è apparso in automatico un ulteriore suo commento composto da 1001 parole e da 6.960 caratteri (circa 4 cartelle editoriali) mentre l’intero testo dell’articolo conta 6.348 caratteri.
Questo ulteriore commento è stato vagliato dal moderatore (in via non preventiva come abbiamo scelto di fare, ma dopo la pubblicazione) e, siccome, oltre ad essere ripetitivo, riportava altre offese ed pesanti insinuazioni, è stato cestinato.
Ovviamente il dibattito resta aperto a qualsivoglia altro commento critico purché eviti offese e che — possibilmente — entri nel merito dell’articolo che abbiamo pubblicato. Le assicuriamo anzi che saremmo particolarmente lieti che ciò accadesse.
La Redazione (termine assai sgradito al signor “Filippo”).