Oggi i quotidiani pubblicano la notizia che il Tribunale di Siena ha annullato la delibera che approvò nel 2022 il nuovo statuto di Siena Jazz. Così scrive La Nazione
che si affretta a precisare che si tratta di una decisione che investe solo un vizio di forma in quanto l’atto, invece di essere assunto alla presenza di un notaio, fu redatto e rogato dal Segretario Comunale.
Qui si omette di ricordare che il segretario comunale era Franco Caridi, accolto con lodi sperticate dalla giunta De Mossi e poi transitato a Cascina nel settembre 2023, che, si deve ritenere, fu anche l’estensore del testo del nuovo Statuto secondo i desiderata - molto politici e molto poco riferiti al bene comune e alle regole vigenti - di quella Amministrazione. La cosa, attenzione non la diciamo noi ma la precisa la nota ufficiale del Comune firmata Enrico Tucci e riportata testualmente da La Nazione:
“Il Comune di Siena era perfettamente consapevole di questa possibilità (l’annullamento della delibera ndr) derivata dalle scelte (sic) della passata amministrazione (De Mossi)…”
Dunque, diciamola tutta, il Tribunale ha annullato per vizio di forma (che coinvolge di fatto la responsabilità del Segretario comunale che ha redatto e rogato la deliberazione) e ha dato ragione a Franco Caroni, il quale — e lo dice l’amministrazione successiva dello stesso colore politico — aveva ragione anche nel merito tanto che, ora, sono già pronte le modifiche.
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Ma, non è il caso di dimenticarlo, Franco Caroni aveva ragione anche su varie altre cose. Questo Blog le ricordò in un articolo del 2 novembre 2023 dal titolo
“Sul cosiddetto “buco” del Siena Jazz”
che vogliamo riportare per intero come ulteriore omaggio alle doti, alle competenze, alla forza e alla passione civile di Franco.
Eccolo:
Anche se i giornali locali si ostinano a ripetere il ritornello del cosiddetto buco del Siena Jazz e La Nazione titola usando sia il termine buco che la parola indebitamento, sarà il caso di domandarsi previamente
se questi termini (debito e buco) costituiscano sinonimi equivalenti o assimilabili, come vengono presentati al popolo dei lettori, oppure se abbiano significato e sostanza del tutto diversi.
A quanto ci risulterebbe senza essere esperti del settore, i debiti si trovano in qualsiasi attività pubblica e privata: sono debiti verso i fornitori, l’erario, le banche, o per il trattamento di fine rapporto dei dipendenti. Sono partite contabili che non hanno ancora avuto un esborso materiale di danaro entro l’anno finanziario e che saranno saldate a breve o a lungo periodo, come nel caso dei mutui bancari.
Nel bilancio consuntivo 2022 di Siena Jazz i debiti sono la somma fra la voce C (TFR rapporti di lavoro
dipendente per € 211.388) e la voce D (debiti per € 1.038.156) dello Stato Patrimoniale passivo.
Di per sé l’ammontare di tali voci dice poco o niente, a meno che l’indebitamento finanziario netto non venga messo in relazione ai ricavi, e da questo punto di vista la situazione risulta perfettamente sostenibile, come emerge dagli indici di sostenibilità finanziaria.
Altra cosa è il cosiddetto buco, che in termine tecnico (e assai meno malizioso) si definisce come
perdite riportate a nuovo, che nel bilancio da poco approvato ammontano a € 688.515 (voce A VIII dello Stato Patrimoniale passivo) e che, per effetto dell’utile di esercizio pari a € 42.546 registrato nel 2022 (voce A IX dello Stato Patrimoniale passivo), caleranno a € 645.969.
Ma da cosa sono state originate queste perdite riportate a nuovo? Si tratta di una situazione in cui si sono trovate tutte indistintamente le associazioni, istituzioni ed enti senesi negli anni dal 2010 al 2015 e che hanno messo in crisi tutti, dalle associazioni sportive a quelle culturali e sociali e in misura più rilevante quelle di maggiori dimensioni, alcune delle quali, come sappiamo, travolte e distrutte o tuttora rimaste in mezzo al guado.
Ma non è il caso di Siena Jazz che pure ha subìto l’improvviso venir meno dei contributi consolidati da parte della Fondazione MPS (€ 450.000), di quelli del Comune di Siena ad opera del Commissario Prefettizio (€ 150.000) e di quelli della Provincia di Siena (€ 60.000) a seguito della perdita delle competenze in materia di cultura a seguito della c.d. legge Delrio: totale (appunto) € 660.000.
In quel momento due furono le secche alternative: o chiudere bottega (come l’Enoteca che ha chiuso dopo lunghi stenti) o sottoscrivere una garanzia con fidejussione personale da parte dell’allora presidente-direttore artistico e fondatore Franco Caroni per ottenere fidi bancari e contrastare la carenza di liquidità..
Fu così che Siena Jazz venne salvata proteggendo gli stipendi e i posti di lavoro dei dipendenti e salvaguardando l’attività e il ruolo internazionale riconosciuto nel mondo. Queste cose fanno parte della storia patria e non possono essere taciute né sottovalutate offrendo immeritate sponde alla mendace propaganda.
Non è vero nemmeno — come riporta certa stampa — che negli ultimi dieci anni il bilancio di Siena Jazz sarebbe sempre stato in perdita: è vero invece, dati alla mano, che, ad eccezione del 2021, allorché sono venuti meno pure i 100.000 euro della Regione Toscana, dal 2016 i bilanci sono sempre stati in sostanziale equilibrio a dimostrazione che, superato lo shock iniziale dovuto alla mancanza di risorse esterne, l’attività dell’Associazione si è rapidamente riallineata verso il pareggio finanziario.
Così, dal 2016, Siena Jazz è riuscita a recuperare l’equilibrio economico con un bilancio in piena trasparenza di circa 2 milioni di euro, chiudendo in leggero utile per più anni successivi. Le perdite pregresse, ovviamente, si ripercuotono negativamente sulla situazione di cassa, ma non c’è nessun buco, come siamo abituati a vedere dappertutto
Soprattutto non ci sono mai state spese allegre e immotivate, come si è cercato di far passare fra le righe nei vari comunicati stampa, né tantomeno spese nascoste, ma, anzi, sempre correttamente evidenziate.
Ora spetterebbe alla nuova Amministrazione Comunale promuovere e coordinare un serio piano di rientro, reale e non fantastico, delle passività pregresse insieme ad un rilancio concreto delle attività dell’associazione.
Nemmeno si può tacere che le entrate che derivano dalle attività svolte da Siena Jazz (prendiamo come esempio il 2022) sono attestate al 25,80%, quando la media nazionale delle istituzioni pubbliche (Università, Conservatori, enti lirici, ecc.) per le entrate da attività proprie risulta essere in media dal 7% al 15%.
Altro che buco, altro che spese pazze, il bilancio 2022 di Siena Jazz, pari a 2.009.261,77 euro, ha portato in città un indotto economico ben consistente, sicuramente multiplo di varie volte di quello che è il bilancio dell’istituzione sempre attentamente esaminato, valutato, soppesato e approvato per il 2018, 2019, 2020, 2021 e 2022 salvo la repentina e propagandistica presa di distanza del 2023, a pochi giorni dalle elezioni.
E, già che ci siamo, piacerebbe che i giornali locali volessero ricordare che l’Associazione Jazzistica Senese (nota 1) ha provveduto a incrementare il patrimonio di Siena Jazz, tramite la donazione del grande fondo di materiale librario e di supporti sonori di sua proprietà, fondo valutato dall’allora Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, tramite la Discoteca di Stato, in € 1.081.000. La donazione, aggiungendosi alla fidejussione personale di Franco Caroni, si dimostrò indispensabile alla formazione del patrimonio attivo di Siena Jazz in quel triste momento.
Se vogliamo dare a Cesare quel che è di Cesare, dobbiamo dire chiaro che il buco non è finanziario, ma politico e cominciamo a distinguere l’ appassionata dedizione degli amministratori che hanno curato per decenni i beni comuni cittadini rispetto a quelli che oggi rinunciano per le difficoltà oggettive o si scordano bellamente di essere stati consiglieri di opposizione accettando le nomine della stessa maggioranza che avevano criticato, salvo accorgersi in ritardo che la nomina era nulla perché inconferibile in base alla vigente legislazione di contrasto alla maladministration.
Nota 1:
Le Associazioni soprattutto quelle che operano nel Sociale vivono quasi esclusivamente di contributi e se questi per qualsiasi motivo vengono a mancare si crea un grosso problema e non sempre si trovano un Presidente ed i Consiglieri pronti a firmare fidejussioni bancarie e ad approvare un serio piano di rientro per garantire il futuro dell’ Associazione.
Franco era un pazzo visionario e appassionato. Si commuoveva quando sentiva gracchiare quei vecchi marchingegni cilindrici che girando emettevano anche un pò di musica. Se fosse stato in un’altra città avrebbe avuto ben altra gloria. Ciononostante bisogna dire che si è sempre rifiutato di “esportare” Siena Jazz altrove nonostante le molte insistenze. E potrei dire, nonostante avesse forti presagi di come tutto sarebbe potuto andare a finire.
Intitoliamoli almeno una strada, è tra i pochi senesi di questa stagione che la meriterebbe.
Ho un unico rammarico, gli avevo detto che mi sarebbe piaciuto scrivere la sua biografia, ma riservato com’era mi disse di non meritarla. Quella volta invece si sbagliava
Grazie Giovanni Iozzi. Si, quella volta si sbagliava, ma l’ipotesi della biografia non andrebbe scartata. Ci sono tante persone che gli sono state vicino e potrebbero portare ricordi e testimonianze. Se intanto qualcuno cominciasse a raccoglierle… chissà…
La Redazione