E’ dalla metà di ottobre che la Redazione tace. Da anni lavoriamo a monitorare le amministrazioni pubbliche. Leggiamo, osserviamo, chiediamo, facciamo accesso agli atti, controlliamo le fonti e pubblichiamo con libere valutazioni. Avremmo la sensazione, con una punta di orgoglio, di svolgere un servizio pubblico. Magari piccolo, ma utile. Se, per avventura, un senese qualsivoglia volesse scorrere i nostri articoli (in genere consiglieremmo pochi minuti di mattina, anche al cesso) forse, se ne potrebbe pure accorgere…
E potrebbe anche acclarare quali siano gli effetti concreti che, dopo anni, ne sono scaturiti:
- nessuna delle amministrazioni oggetto di monitoraggio (non solo il Comune di Siena, di cui ci siamo prevalentemente occupati, ma anche le aziende sanitarie, varie amministrazioni, istituzioni, società partecipate, altri Comuni…) ci ha mai dato una risposta… nemmeno ad esplicita domanda. Mai;
- mentre l’Unisi, Unistrasisi e Aous ci hanno fatto conoscere gli atti amministrativi che abbiamo chiesto, il Comune di Siena si rifiuta tenacemente di fornirci gli atti che avremmo il diritto di vedere come cittadini (accesso generico) o come associazione (accesso qualificato);
- riceviamo consensi, incoraggiamenti, ma scarseggiano (con qualche lodevole eccezione) le partecipazioni individuali; pochi perseguono un impegno costante; è come se la società senese in generale e i cittadini singolarmente fossero, per la grandissima parte, anestetizzati;
- il Civismo autonomo, quello non strumentale né servitore dei partiti, è stato disarticolato in brandelli improduttivi;
- anche le forze politiche di opposizione consiliare al Comune di Siena stentano ad agire di conserva per la democrazia e per il bene comune.
Oggi, allo strazio delle guerre e delle incertezze internazionali, si sommano dalle nostre parti le drammatiche situazioni dei lavoratori Beko e GSK, il blocco del Centro Nazionale Anti Pandemico, la deindustrializzazione e l’assenza di concrete risposte governative al Comune che millantava crediti romani.
A Palazzo pubblico, oltre a non fare, continuano a combinarle di tutti i colori. Non bastavano le promesse elettorali calpestate, il nulla dei finanziamenti annunciati per il caso di vittoria elettorale, i progetti gonfiati del PNRR e i connessi ritardi, Sigerico, Esselunga, le nomine opache, l’ipocrisia dell’Etica Pubblica Partecipata (sic), la Carta di Avviso Pubblico, i consigli di area, il milione di euro per la ricezione dei turisti nel sottopassaggio, l’Enoteca sempre chiusa, … , ora doveva anche arrivare l’ultima delizia, il sedicente
Piano Città degli immobili pubblici
tra Comune e Demanio, cioè, ci dicono (Siena Free), un nuovo modo di pianificare e progettare gli interventi sul patrimonio immobiliare pubblico (e noi che si pensava si dovessero usare gli strumenti urbanistici a ciò deputati …).
Dice il vicesindaco Capitani:
Il piano rappresenta un cambio di paradigma .… Grazie a questa sinergia … Siena diventa un esempio per altre città toscane, dimostrando come la concertazione tra istituzioni possa tradursi (si tradurranno, forse ndr) in AZIONI CONCRETE .… L’auspicio (la speranza è sempre l’ultima a morire ndr) è che altre amministrazioni „, e altri soggetti privati con portafoglio immobiliare importante vogliano condividere la nostra pianificazione (ma che vuol dire? ndr) … a beneficio della cittadinanza e dell’individuazione (tutta da fare ndr) delle migliori funzioni possibili …
A sua volta il sito del Comune ci dice che sono stati individuati i seguenti immobili (perbacco, bravi eh! non era mica facile trovarli …!)
carcere in via dei Pispini; ex convento Santa Chiara; ex Catasto e direzione provinciale Tesoro Vico Alto; terreni Fontebranda in strada delle Grotte; terreno strada Grotte di Pescaia; Palazzo Piccolomini; Mura di Siena; ex Monastero del Carmine; Palazzo Marsili Libelli; ex rifugi antiaerei di Camollia, di piazzetta Due Porte, dell’Alberino, di Salicotto, di Sant’Agostino, di piazzetta della Selva, della Fortezza Medicea, di piazza Matteotti; magazzino Salicotto; magazzino San Miniato; fabbricato ex Etruria; podere Palazzetto; appartamento Costalpino; terreno Ravacciano.
Dopodiché (sempre sito del Comune) si legge che Comune e Demanio
… intendono avviare (appunto) le interlocuzioni per definire (definiranno) la destinazione ottimale … di alcuni immobili … in un’ottica di massima sinergia ed efficienza nella finalizzazione del patrimonio … nell’ambito di un piano complessivo che … metta a sistema immobili pubblici … e fabbisogni da soddisfare … con particolare riguardo ai siti di interesse culturale per individuare le forme di valorizzazione più idonee alla fruizione … ”.
Ora si deve notare che gli immobili sono pubblici, ma la finalizzazione, la destinazione e i fabbisogni non recano mai il termine pubblico: ci vuol poco a capire che, allo stato e nella migliore delle ipotesi, essendo da “avviare le interlocuzioni”, si tratta di mere chiacchiere, di operazioni di vetrina, di espedienti di pura propaganda, mentre, nell’ipotesi peggiore, si tratta di privatizzare funzioni, finalizzazioni, destinazioni per fabbisogni non necessariamente di generale interesse. Si ha un bel dire che i beni demaniali sono inalienabili; anche i litorali lo sono ma, di fatto, sono stati utilizzati e vengono utilizzati dai privati a costi irrisori senza che si possa intravedere alcuna volontà politica di riforma. Vedremo.
Al momento restiamo letteralmente attoniti. E anche — oramai — sopraffatti. Le buone novità, di contro, sono poche o deludenti.
Ah, perbacco, non dimentichiamo però che il PD ha concluso — alla buon’ora, anche se Pierpaolo Fiorenzani avrebbe voluto rinviare — il percorso commissariale che lo ha occupato per mesi e mesi. Ora abbiamo il Segretario cittadino del PD, anzi la Segretaria. Le auguriamo buon lavoro e la vedremo alla prova
Tuttavia non ci riesce di tacere che, secondo i giornali, è stata eletta con una maggioranza bulgara: 324 voti contro i 68 di Simone Vigni (20 schede bianche). Perciò, contando solo i votanti (412) la neosegretaria ha avuto il 78,65% e Vigni il 16,50% , mentre il 4,85% ha votato scheda bianca. Poi, a ben guardare, gli aventi diritto al voto erano 624 e, dunque, se 20 hanno consegnato schede bianche e 212 non si sono proprio presentati al seggio, 392 hanno scelto i candidati e 232 — pari al 37,2%,- si sono astenuti:
così l’eletta ha avuto in effetti il voto favorevole del 51,92% degli aventi diritto (Vigni il 10,89%). Il che non ci conforterebbe.
In ogni caso, essendo stati per decenni nelle mani di Ceccuzzi, detto Franchino, o di ceccuziani dichiarati, ora dovremmo essere ad una svolta. Ora ci pensa Salluce.