La stampa nazionale ha dato risalto alla decisione dell’Università di Pisa di questi ultimi giorni di modificare il proprio Statuto
Così l’innovazione è descritta dal Sole24H: “le modifiche riguardano i primi quattro articoli, quelli relativi a “Natura e fini” dell’ateneo, “Valori fondamentali”, “Attività istituzionali” e “Attività di ricerca”. Ora nello Statuto c’è scritto che Unipi
«promuove una cultura di pace, il rispetto dei diritti umani e l’impegno per lo sviluppo sostenibile» (articolo 1), «riconosce la pace quale principio fondamentale e si impegna a promuoverne l’applicazione nell’ambito di tutte le proprie attività istituzionali», «imposta le proprie attività su un criterio di responsabilità verso l’impatto che queste possono avere su società e ambiente, nel rispetto dei valori e dei principi sopra enunciati» (art. 2), «condivide i principi della ricerca e innovazione responsabile» (art. 3).
Il rettore Riccardo Zucchi, medico di base e ordinario di Biochimica, eletto nel 2022,
spiega che la decisione, “che rende l’ateneo il primo in Italia ad adottare ufficialmente tali principi nelle proprie fonti normative, definisce in modo ufficiale scelte già consolidate nella prassi e sottolinea la volontà di integrare valori etici fondamentali nelle attività accademiche e di ricerca”.
Queste in sintesi le motivazioni che hanno spinto l’Università, dopo i gravi fatti degli studenti manganellati, ad aprire un largo dibattito che, bandita ogni forma di violenza fisica e verbale, ha portato poi alle attuali modifiche statutarie:
“in questi tempi drammatici in cui la vita e la dignità umana hanno subito pesanti attacchi è indispensabile che l’università dia un segnale esplicito della sua scelta di campo a favore della pace e si dissoci da ogni attività volta allo sviluppo di armamenti”.
Alla promozione della cultura di pace, al rispetto dei diritti umani, all’impegno per lo sviluppo sostenibile, al rifiuto della violenza, si aggiunge il disposto del nuovo articolo 4 che impegna l’Università nelle sue articolazioni a valutare “la qualità delle proprie ricerche” con l’impegno concreto a non sostenere né partecipare in alcun modo
“ad alcuna attività finalizzata alla produzione, allo sviluppo e al perfezionamento di armi e sistemi d’arma da guerra».
Per avere un po’ di sollievo per gli animi angustiati dalle guerre e per attaccarci ad un barlume di speranza, ci piacerebbe che analoghe iniziative venissero assunte anche dall’Università di Siena e dall’Università per stranieri e ci piacerebbe anche che le forze politiche e la società civile ne sollecitassero l’adozione.
Complimenti al Rettore di Pisa che ha aperto la strada alla promozione della cultura della pace. Ora stiamo a vedere in quanti lo seguiranno !
Finalmente una boccata d’aria buona tra tanto gridare, delegittimare, improvvisare, incitare, attaccare, violare, inquinare.
Integrare valori etici fondamentali nelle attività accademiche e di ricerca è un passo in avanti bellissimo e, purtroppo, provocatore per gli esseri umani assediati da odio e rancore; un passo che risulterà anche attrativo per l’università di Pisa in termini di iscrizioni.
Solleciterei volentieri Montanari e Di Pietra ad avviare lo stesso percorso.
Non potrebbe questa comunità monitorante inoltrare una pubblica richiesta in tal senso ai due Rettori?
Concordo pienamente con l’iniziativa e con gli interventi precedenti. Se da qualche parte si deve cominciare, nessuno meglio delle Università, dove si formano i giovani, futura classe dirigente del Paese.
Particolarmente importante ci sembra il fatto che, oltre il generale impegno per diffondere una cultura di pace, sicuramente meritorio, Pisa, per la prima volta in Italia, assume l’incombenza formale a non fare RICERCA sul perfezionamento e produzione dei sistemi d’arma da guerra.
Questo, a nostro avviso, è un obbligo che volontariamente dovrebbero assumere tutte le università italiane per rispetto dell’art. 11 della Costituzione.
La Redazione