Il 5 marzo u.s. su RAI 2 è andata in onda, per la serie Linea di confine, una trasmissione a cura di Antonino Monteleone sulla vicenda David Rossi che riporta diffusamente tutti i dubbi e le perplessità che ancora circondano la vicenda tanto da avere convinto il Parlamento a proseguire l’indagine con una Commissione d’inchiesta bis nominata nel 2024.
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Una settimana dopo stavamo scrivendo di Franco Ceccuzzi, che, appena assolto in sede penale, pretende di essere considerato innocente anche sul piano politico, antropologico, morale, sociale, del costume, ecc. ecc. ecc. con il sostegno indiretto ma affettuoso che Raffaele Ascheri gli ha prestato il 7 marzo al circolo ARCI Due Ponti, quando, con un tempismo perfetto, la Gazzetta di Siena, notoriamente finanziata dal più tenace e sicuro sostenitore del suicidio di David Rossi, ha intervistato il medesimo Ascheri.
Così, da cittadini volontari e monitoranti, abbiamo dovuto rinviare il lavoro appena iniziato sull’annunciata “rinascita del lider maximo del PD senese”, o aspirante tale, per dedicarci a questa sorta di ascheriana ossessione pervasiva che si ripresenta con questo titolo assai significativo:
Dunque Ascheri, che insegna alle medie, tiene il vecchio Blog ex ereticale, scrive libri, li presenta e passa le giornate nella sua biblioteca oramai — come si legge nell’intervista — casa e bottega, invece di aspettare fiducioso che la seconda Commissione parlamentare su David Rossi compia il suo lavoro, ora e proprio ora, ritorna alla carica dall’alto del suo incarico istituzionale ottenuto, come precisa, da un “amico” (De Mossi) e confermato poi da una sindaca (Fabio) che era stata con lui nel passato consiglio di amministrazione, per dichiararsi
“pronto a spiegare” (sic)
perché l’opinione pubblica, insensibile alle sue ripetute argomentazioni — reiterate con una certezza assoluta e quasi “talebana” — non si sia ancora convinta della tesi di un suicidio “così evidente e acclarato”.
Il signor presidente del consiglio di amministrazione dell’Istituzione comunale biblioteca degli Intronati, che ama definirsi Presidente della Biblioteca come se fosse un organo monocratico della pubblica amministrazione dotato di poteri propri (tipo presidente del consiglio, per capirsi, o presidente della repubblica …) e non sottoposto al principio della collegialità consiliare e al controllo dell’ente Comune, dopo avere magnificato e gonfiato a dismisura la sua opera personale, risponde così alla domanda finale dell’intervistatrice contenuta nel brano su video Youtube dal minuto 16,44 al minuto 18,32 (visibile integralmente a QUESTO LINK ), brano da leggere parola per parola come qui di seguito riportato:
… io alla seconda commissione, questo mi preme dirlo, lo dico volentieri, io faccio una RICHIESTA se possibile … — poi per quello che ovviamente vale – e, se loro vogliono sentire una campana, diciamo diversa, io, come ho fatto con la prima (commissione parlamentare ndr) , sono pronto a tornare, però questa volta con una MODALITA’ diversa; la prima volta ho fatto probabilmente io un errore non avendo niente da nascondere e ho fatto tutto IN CHIARO; ecco, allora, a questo punto, se loro sono interessati a sapere secondo me quella che è la VERITA’ e quella che è anche la verità giudiziaria e quella che è anche la motivazione per cui si è continuato a creare questo alone — perché ci sono delle motivazioni molto concrete — io sono pronto a essere audìto e in modalità, però, SECRETAZIONE… — dopo i … diciamo … i convenevoli … giustamente, che posso volentieri ripetere — però ecco poi essere audito con la SECRETAZIONE. Io credo in un’oretta, andando a ripercorrere passo per passo i vari passaggi, di poter SPIEGARE non solo le cose come sono andate — perché quello secondo me la magistratura l’ha già fatto e tutti i giudici si sono espressi in un certo senso — ma anche di SPIEGARE i passaggi per il quale (voleva dire “per i quali” ndr) questo suicidio, così evidente e acclarato, ancora invece alimenta l’opinione pubblica.
Ecco, i lettori che hanno letto con attenzione, converranno forse su alcuni punti e si faranno le nostre stesse domande:
- Ascheri è stato già sentito dalla prima Commissione e, in tale occasione, afferma di avere detto “tutto in chiaro” per fatti successi 11 anni fa e, ora, avendo già detto “tutto” alla prima, invece di dire che ha fatti nuovi da esporre, fa “richiesta” alla seconda commissione di essere ascoltato di nuovo per i medesimi fatti di 11 anni fa, ma, questa volta, in modalità “secretazione”;
- dal che emergerebbe in primo luogo che, alla prima commissione, non ha detto tutto tutto, ma quasi tutto, omettendo qualche dettaglio che, lui che tutto esterna, non ci vuole oggi rivelare;
- quello che non ha detto alla prima commissione, lo vorrebbe dire alla seconda, purché quello che è pronto a raccontare alla Commissione — anzi, a spiegare … come ai fanciulli suoi studenti — sia secretato; ergo sembra che voglia dire qualcosa alla Commissione che non può o non vuole scrivere e che non vuole che sia reso pubblico;
- dice che gli basta un’oretta: lui va lì, chiacchiera e la commissione si convince, ringrazia e si scioglie;
- in ogni caso egli mostra di stimarsi la persona più adatta oggi vivente in grado di poter “spiegare” come sono andate le cose, ritenendo che i commissari abbiano solo bisogno della sua guida illuminata e illuminante;
- mentre l’opinione pubblica coltiva dubbi e incertezze che vorrebbe chiarite, Ascheri ostenta sicurezze e certezze assolute: egli dice di essere oggi “uomo delle istituzioni” e noi nutriamo un sano terrore per quello che possono essere capaci di fare le persone chiamate a cariche pubbliche che sono sicuri di qualcosa che l’opinione pubblica, al contrario, ritiene ancora opaca ed oscura;
- orbene, mettiamo che Ascheri sia chiamato a “illuminare” la Commissione (ma non i suoi concittadini) per rispondere liberamente — come prevede l’apposito Regolamento del 10 aprile 2024 — in una seduta, per definizione pubblica… Già lo vediamo rivolgersi ai commissari: “ora vi spiego io, signore e signori, come sono andate le cose e perché l’opinione pubblica pensa ancora all’omicidio, però mi dovete garantire la secretazione”. Magari gli concedono la seduta segreta. Dopodiché, come è avvenuto in altre occasioni, nel caso che tiri fuori cose che, dopo questi anni, nessuno ha trovato, sulle quali la commissione potrebbe fondare le sue decisioni, nessuna secretazione impedirà ai commissari di riferirle alle sue determinanti esternazioni che dovranno essere citate e poste alla base delle decisioni; nel caso invece che non tiri fuori alcunché e che stia oggi bluffando per desiderio di mera esposizione mediatica, potrebbe riceverne, lui, una volta blogger che scriveva senza censure e oggi uomo delle istituzioni che pretende riservatezza e secretazioni, grave danno d’immagine;
- ma, allora, per quale motivo Ascheri, che, come ci racconta, ha tanto da fare, ritira fuori ora l’ipotesi di raccontare cose da tenere segrete? chi intende colpire? o difendere?
- perché un blogger che ha rischiato di essere condannato per qualcuna delle tredici querele che dichiara di avere ricevuto in passato per esporre la sua verità — senza se e senza ma — non resta tranquillo a fare il suo mestiere di operatore culturale?
- che cosa lo spinge in queste terre paludose? quali interessi? quali verità? perché non è soddisfatto che proprio il Parlamento nazionale voglia occuparsi direttamente della vicenda?
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Fatta salva la constatazione che il Nostro fa di tutto per apparire pervaso da un ego smisurato e incontenibile, anche noi avremmo la tentazione di azzardare possibili risposte alle domande di cui sopra, ma, sapendo di non poter sostenere, non tredici, ma neppure una sola querela, seguendo pedissequamente il suo esempio, abbiamo deciso di imporre a noi medesimi una rigorosa autosecretazione lasciando ai cittadini dubbi e domande e rinviando a tempo debito la possibilità di qualche risposta quando conosceremo gli esiti dei lavori della Commissione, sia che voglia sentire il Verbo di Raffaele Ascheri o no, sia che voglia concedergli la secretazione per qualche improbabile opportunità.
Tuttavia, siccome perseguiamo da sempre chiarezza e trasparenza, non solo non vorremmo che si tirasse sempre fuori la privacy, la riservatezza e la secretazione (come fatto dal Comune per i curricula dei nominati in varie istituzioni, compresa la biblioteca), ma ci sembrerebbe doveroso che le autorità competenti, Procure o Commissioni parlamentari (coi poteri dell’autorità giudiziaria) che siano, procedano a verificare se possano sussistere profili di responsabilità per chi, chiamato a rispondere liberamente ad una prima Commissione parlamentare d’inchiesta, non solo lascia intendere di avere omesso di esporre dati rilevanti (Ascheri li chiama “passaggi”) di cui afferma di essere a conoscenza, ma dichiara di volerli riferire ad una seconda commissione sul medesimo argomento purché in modalità di garantita segretezza.
Se oggi tornasse in vita Attilio Lolini che sulla Voce del Campo teneva una rubrica dal titolo La città della muffa oggi non gli sarebbe sufficiente “ La città dei veleni” ma dovrebbe forse coniare una nuova parola maggiormente pertinente per descrivere il marasma che connota Siena