Due anni fa al Bandini si tenevano — con la formula degli open space technology — due incontri di cittadini attivi, uno sulle idee e sui programmi per la città e uno per incontrare i candidati sindaco e chiedere loro l’impegno ad adottare tutta una serie di misure per democratizzare la vita cittadina e favorire la partecipazione. Poi l’Amministrazione De Mossi ha fatto orecchie da mercante obbedendo subito ai diktat dei partiti e cancellando ogni pur flebile afflato “civico” (ammesso che ci sia mai stato) del primo cittadino; ma questa è altra storia.
Il gruppo iniziale si è arricchito di nuove presenze di persone (e non di bandiere e bandierine) e ha deciso di mantenere l’impostazione originaria: massima apertura a tutti coloro che si riconoscono nei principi costituzionali e nel civismo non servile verso i partiti, dialogo con tutti, ricerca del dibattito, nessuna “struttura” organizzativa, nessuna carica interna, nessuna delega. Un’esperienza ricca e quasi eroica durata due anni e affidata ad una chat libera e (non sempre) autodisciplinata.
Poi, dall’esterno, si sono sentite le prime lamentele: “chi siete esattamente?” “come vi chiamate?” “che avete fatto finora?” “quali sono le vostre facce?”. Invero, guardando le immagini pubblicate qua e là, compreso facebook, qualcosa si poteva capire.….
Abbiamo avuto un bel dire affermando che contano le idee e i contenuti e non le persone, che il civismo non ama essere etichettato, eccetera; la curiosità cresceva.
Poi abbiamo percepito la nostra fragilità e abbiamo compreso di essere esposti ad ogni sorta di possibile strumentalizzazione e utilizzazione impropria, non necessariamente fraudolenta; nel rispetto delle opinioni di tutti si è capito che il solo limite dei principi della Costituzione e della democrazia si poteva prestare ad interpretazioni fuorvianti. E si è deciso di correre ai ripari con una riorganizzazione che ci costituisse in Associazione di cultura civica. Uno Statuto snello come ce ne sono tanti, un’ Assemblea che definisce le linee generali, un Coordinatore che rappresenta all’esterno, un Coordinamento che esegue, un Collegio dei Garanti che controlla.
Ma cosa controlla? Non certo i conti (la quota associativa è cinque euro all’anno!), ma i comportamenti nostri, proprio i comportamenti degli associati perché una cosa è certa: per monitorare, occorre prima tentare di avere le carte in regola.
Perciò, come prima cosa, abbiamo voluto dotarci di un CODICE ETICO di comportamento: poche regole vincolanti. Se la maggioranza del Consiglio Comunale di Siena — tra i primi suoi atti — ha voluto revocare l’adesione ad Avviso Pubblico e alla sua CARTA recante il codice di comportamento degli amministratori, noi — per quanto è dato sapere caso unico nel panorama associativo nazionale — abbiamo fatto l’esatto contrario vincolandoci a dieci regole essenziali. Ecco il testo integrale
“IDEE IN COMUNE – COMUNITÀ MONITORANTE” CODICE ETICO
1. Principi Se i pubblici amministratori debbono seguire le regole costituzionali di buon andamento ed imparzialità e di disciplina ed onore nell’adempimento delle funzioni pubbliche ricoperte sanciti dagli articoli 54 e 97 della Costituzione, anche i cittadini attivi che intendono svolgere attività di partecipazione alla vita pubblica e controllare i loro rappresentanti con un’opera costante di monitoraggio civico devono avere le carte in regola. Il presente codice vincola direttamente gli associati a IDEE IN COMUNE SIENA – COMUNITA’ MONITORANTE che si impegnano a conoscerne, rispettarne ed applicarne disposizioni e sanzioni previste in caso d’inosservanza.
2. Doveri Il cittadino aderente all’Associazione, semplice associato o persona che ricopre incarichi associativi
1. — collabora lealmente alla definizione e all’attuazione della linea politica e culturale comune 2. — assume atteggiamenti rispettosi delle idee e delle opinioni di tutti gli associati pur nella normale conflittualità dialettica 3. — rifiuta di richiedere favori personali alle istituzioni pubbliche e rigetta ogni offerta di pratica clientelare attiva o passiva; 4. — espone all’associazione eventuali conflitti di interesse nei quali ritenga di essersi venuto a trovare e, in caso positivo, si astiene da qualsiasi deliberazione, votazione o altro atto nel procedimento di formazione della decisione; 5. — rende nota la propria appartenenza ad associazioni e organizzazioni politiche o che abbiano carattere riservato; 6. — tiene un comportamento rivolto a stabilire un rapporto di fiducia e collaborazione tra gli associati e tra questi e l’associazione dimostrando la più ampia disponibilità nei rapporti esterni e nel favorire l’accesso alle informazioni; 7. — si batte per la più ampia libertà di espressione e, al tempo stesso evita toni e linguaggi contenenti messaggi offensivi, discriminatori, intimidatori e prevaricanti; 8. — si impegna a promuovere la sensibilizzazione dei cittadini esterni ai principi fondanti dell’associazione; 9. — non diffonde eventuali informazioni riservate, confidenziali o relative alla vita privata degli associati di cui sia venuto a conoscenza. 10. — imposta la sua azione anche personale al riconoscimento del merito e delle competenze.
3 Sanzioni Sui casi di inadempimento si pronuncia il Collegio dei Garanti che provvede in via definitiva come da norma
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Sappiamo già che qualcuno avrà da obiettare e perfino da riderci sopra: in genere sono coloro (ma non è detto che siano la maggioranza) che, in ogni occasione, preferiscono il loro particolare interesse rispetto alla tutela e al perseguimento del bene comune.
Chi non deve temere non ha paura della trasparenza.
Ottimo lavoro e codice etico ineccepibile, senza ombra di dubbio sarebbe auspicabile che in ogni Comune ci fosse una Comunità di liberi Cittadini monitorante dell’operato di coloro che ci governano.
Un passo per volta… ogni viaggio inizia dal primo centimetro…!
Forza e avanti…!
Forse potreste pensare a scrivere una breve monografia, proprio sul metodo di approccio alla politica che ‑nel caso della vostra associazione- è preponderante al merito delle questioni.
Questo il titolo: Idee in Comune, anatomia del monitoraggio civico.
Sarebbe un contributo molto utile!
Luana Garzia
studio.garzia@libero.it
Suggerimento prezioso. Cercheremo di farlo. Magari un piccolo vademecum del civismo non servile che mette insieme e condivide esperienze e speranze, prospettive e proposte.
Esiste un crinale, molto scivoloso, che separa l’attivismo “spersonalizzato” dall’associazionismo “segreto”. Vi leggo da quando seguendo il blog di Piccini ho scoperto questo sito e vi ho trovato dentro cose molto interessanti. Oggi leggo questo codice etico, bello, anche se i codici etici, essendo applicati da esseri umani, finiscono quasi sempre per essere utilizzati come armi per colpire il nemico di turno.
Rimane il problema. Chi siete (potrebbe essere un chi siamo)?
Rimanere nel vago, in un sito nel quale è impossibile leggere un nome che sia uno, non può che destare dei retropensieri.
Scusi mr. Balestrazzi, ma, proprio nel post che Lei commenta, abbiamo cercato di spiegare perché in due anni abbiamo scelto di lavorare senza riferirsi ai nomi, ma alle idee e perché oggi abbiamo deciso di RIORGANIZZARCI in associazione cominciando col pubblicare il Codice Etico (in ogni caso ci sono state riprese televisive e sono pubblicate foto) .
Ora abbiamo sottoscritto un ATTO COSTITUTIVO e approvato uno STATUTO. Abbiamo anche eletto un COORDINAMENTO che, a sua volta, eleggerà un COORDINATORE. Se aspetta qualche giorno potrà vedere tutto.
E tuttavia ci permetteremmo di insistere: le cose dovrebbero valere soprattutto per le loro qualità intrinseche e non per chi le propugna.
Invece sul Codice Etico non siamo d’accordo per niente: ci potrebbe dire in quale associazione o organismo o raggruppamento di cittadini o comitato di sorta ha mai trovato gente che si dà regole tanto rigorose proprio mentre il Comune, che aveva aderito alla Carta di Avviso Pubblico nel 2015, l’ha ripudiata nel 2018 per non esserne vincolato?
Confesso che il problema dei nomi per me è relativamente importante, avendo letto cose interessanti e condivisibili, ma essere attivi e non avere un volto e un nome è difficile. Comunque il dado è tratto, quindi a breve conosceremo il coordinamento (perché non subito? È una strategia di marketing?).
Sul codice etico rimango della mia idea, più è rigoroso meno è facile rispettarlo e più si corre il rischio che venga usato come un’arma da chi lo gestisce. È inutile che vi ricordi cosa diceva Nenni sui puri.
Ma quali PURI? Guardi che è tutto il contrario: se scegliamo di auto-controllarci tramite un Collegio di Garanti su questioni come il clientelismo, il conflitto di interessi, sulla lealtà, sulla trasparenza, sull’appartenenza ad associazioni riservate, sulla libertà di espressione, sulla non diffusione di notizie riservate, sulla doverosa preminenza delle competenze e del merito, ecc. è perché sappiamo benissimo che TUTTI possono incorrere nel rischio di contravvenire a questi principi e che, prima di tutto, ci vogliamo cautelare per noi stessi. Quanto alle citazioni, quella che forse ci piace meno è omnia munda mundis.