Non possiamo più osservare soltanto il loro agire per muoverci — avverte Brunetti v.presidente nazionale dell’Associazione Italiana per l’integrità della salute — ma dobbiamo togliere ossigeno alle loro attività. Nell’ambito della salute fare questo, significa lavorare sul tema della “promozione della salute”, una cosa non nuova, ma che può diventare un impegno concreto per tutti coloro che si vogliono impegnare in modo attivo contro i fenomeni mafiosi e corruttivi. Di fatto quello che da anni fanno i molti che si stanno impegnando ad esempio in ambito ambientale.Promuovere salute significa lavorare sui cosiddetti “determinanti di salute”, che sappiamo essere capaci di spiegare l’80% del nostro star bene. Se stiamo bene, non lo dobbiamo ai farmaci o agli ospedali, elementi importanti una volta che i problemi sono sorti, ma in gran parte lo dobbiamo alle politiche legate all’ambiente, a quello che mangiamo e beviamo ogni giorno, a come ci muoviamo, a come gestiamo le varie dipendenze a cui tutti noi in qualche modo siamo esposti (fumo, alcol, droghe, gioco patologico, solo per citarne alcune). E soprattutto promuovere salute significa far muovere il cervello, prima ancora dei muscoli, e quindi le politiche culturali. In un territorio avere una scuola che funziona, avere una comunità viva dal punto di vista dei rapporti e delle iniziative culturali messe in campo è la prima forma di lotta alle mafie e alla corruzione.Di misure previste per lottare contro corruzione e mafie ce ne sono già molte. Trasparenza, whistleblowing, rotazione degli incarichi, maggiore evidenza dei conflitti di interesse, politiche antiriciclaggio, sono tutti strumenti di una qualche utilità (è proprio quello che facciamo in Idee in comune; ndr), ma che spesso arrivano dopo che i problemi sono insorti e hanno iniziato a produrre i loro effetti su di un territorio.
.…sappiamo bene come coloro che sono chiamati a portarlo avanti, come ad esempio i veterinari e tutti gli operatori della prevenzione che vanno a fare i controlli negli allevamenti, sui cantieri o nei campi agricoli, rischino la vita tutti i giorni. Sappiamo bene quanto sia difficile fare sì che un allevatore o un apicultore non utilizzi gli antibiotici o altre sostanze nocive, che di fatto poi creano resistenze e incidono sulla salute delle persone. È evidente che fare prevenzione e ad esempio sollecitare le persone a camminare e muoversi in modo continuativo, muova interessi “leggeri”, che non faranno mai campagne pubblicitarie del livello di chi ha altri interessi. Far crescere la cultura del cibo e del bere in modo consapevole, non significa essere contro l’economia, ma di spostarla verso ambiti che producono più benessere per tutti. Quando lottiamo per far scomparire le slot machine dai bar, stiamo facendo questo.Promuovere l’uso delle biciclette o di altri mezzi poco inquinanti per gli spostamenti urbani e favorire l’apertura dei centri storici urbani a iniziative culturali, togliendo spazio alle auto, è una iniziativa concreta che toglie spazio ad altri interessi su cui molto spesso le mafie mettono i loro occhi, come l’apertura di nuovi centri commerciali.
Ma, a quale livello e come promuovere salute? A livello nazionale e locale. Un esempio di intervento a livello nazionale è quello per cambiare le norme sul tema della plastica che non si degrada in tempi rapidi. È evidente che gli interessi sono molti nel difendere questo mercato: si tratta da un lato di fare ricerca per trovare nuove soluzioni tecnologiche, dall’altro di favorire la transizione per le imprese verso le nuove forme di produzione sostenibile. E dietro a questo vi è il tema delle scelte politiche e del loro rapporto/indipendenza rispetto alle lobbies che sostengono specifici interessi.Accanto a questo vi deve essere però una forte spinta a livello locale da parte dei cittadini e delle loro associazioni. Per fare un esempio concreto, la Regione Emilia-Romagna con la legge 19/2018 è stata molto chiara in questo: la promozione della salute si fa a livello territoriale, delle comunità, che significa lavorare a livello distrettuale con i Comuni (in Toscana le Società della salute, così sgradite alla giunta De Mossi !).
E quindi costruire comunitàche promuovono salute, nelle sue mille forme in cui questo può essere realizzato. Tutto questo, oltre che incidere sulla salute dei singoli, andrà a rafforzare anche lo spirito di comunità, che in questi ultimi decenni abbiamo perso e che dobbiamo ritrovare. Da dove partire? Dai Comuni, dalle Aziende sanitarie, dalle Scuole. La cosa importante è che accanto alle singole iniziative su cui proveremo a lavorare, vi sia anche il tentativo di costruire una rete locale di promozione alla salute e del benessere della comunità.
Promuovere salute significa anche lavorare dentro le organizzazioni, con i lavoratori che ogni giorno si occupano della nostra salute, promuovendo il loro benessere. Operatori che stanno bene, avranno certamente più forza per fare l’interesse delle persone che ogni giorno chiedono loro un aiuto e quindi anche l’interesse delle comunità. Da questo punto di vista dobbiamo aiutare gli operatori, le aziende sanitarie e il sistema sanitario in generale a rallentare, per dare il tempo di fare le cose fatte bene e di riflettere sul senso del lavoro e delle professioni. La potremmo iniziare a chiamare una “mindful integrity”.
Parlare di promozione della salute e di comunità significa anche spostare l’attenzione verso la medicina territoriale e tutta quella che viene chiamata medicina di iniziativa, in cui favorire percorsi di presa in carico il più possibile lontani dalle strutture ospedaliere, che come abbiamo visto nell’ultima pandemia non sempre sono luoghi che portano salute e dove ancora una volta gli interessi sono minori. Pensiamo in questo caso all’interesse delle mafie per l’ospedalità privata.
Infine questa rappresenta sicuramente una nuova opportunità di metodo. Promuovere salute, facendo antimafia e anticorruzione significa anche incontrare persone che altrimenti non avremmo mai raggiunto, perchè significa farlo in un modo nuovo, magari durante una passeggiata a piedi. E, visto il periodo pandemico, magari riusciremmo a far passare anche il tema della gestione integrata del rischio, altro tema su cui lavorare. Di strada da fare ne abbiamo molta, meglio se in compagnia!
PS: Queste riflessioni nascono dalla mia esperienza come responsabile anticorruzione, dal vedere come dobbiamo fare un salto di qualità nelle interazioni fra pubblica amministrazione e cittadinanza e dall’esperienza e riflessioni portate avanti dagli amici di Libera Siena.
Condivido tutto in pieno e porto il mio piccolo contributo rispetto all’uso della plastica che non si degrada. Non capisco perché in Italia forte consumatrice di acqua da tavola in contenitori di plastica, a differenza delle altre nazioni europee, non vengano usati contenitori da 3,5,8 lt. i quali farebbero risparmiare la plastica. Ho provato a chiedere alle acque più note, S. Anna, Lete, Rocchetta, S. Pellegrino ecc. ma nessuna usa contenitori più grandi di 1,5 lt massimo in alcuni sporadici casi 2 lt. All’estero esiste un fiorente commercio di queste acque in capienti contenitori e con un minimo prezzo te li consegnano anche a casa anche sotto forma di abbonamento.