Da quanto mi vogliono bene, non vedono l’ora di mettermi in Commenda! si sentiva dire una volta dai nostri vecchi. Passano gli anni e alla fine del novecento gli ospizi (le Commende), diventano residenze. Ci sono quelle per non autosufficienti che si chiamano Residenze Sociosanitarie Assistenziali, cioè RSA e ci sono anche le RA per gli autosufficienti, cioè Residenze per Anziani. Oggi in Italia le RSA sono 4.629 tra pubbliche, private convenzionate e private, di cui 2.641 al nord, 668 al centro, 493 al sud e 817 nelle isole. In provincia di Siena sono 40, nella zona senese 20, nel comune di Siena 8. Non male: se per 60milioni di abitanti ci sono 4.629 strutture, per 50mila in proporzione ce ne dovrebbero essere 3,85, meno della metà.
Ora i giornali riportano la notizia che il Pavone, finora RA privata — cioè struttura per autosufficienti ospitata in elegante villa di Agostino Fantastici con parco annesso e gestita da una cooperativa di Bologna dal nome un po’ paraculo di “Sollievo” (ma anche Poggio al Vento è diventato “Quisisana”) di complessivi 85 posti per anziani autonomi — si trasformerà in una RSA di 74 posti per non autosufficienti.
I cittadini comuni non ci hanno capito granché, ma Norma — vedova ex insegnante di lettere, novantenne e vispissima — e Brunero, infermiere in pensione prossimo ai settanta, ne parlano con qualche cognizione di causa incontrandosi alla COOP delle Grondaie. Ecco all’incirca il loro colloquio.
NORMA: buongiorno Brunero, hai sentito questa notizia del Pavone? Ma te che ci hai capito? finora ci andavano un po’ di pensionati facoltosi del Monte e le tariffe erano ballerine nel senso che si potevano anche contrattare. Qualcuno ci andava con la moglie, ma piano piano gli ospiti sono invecchiati e lentamente è diminuita la loro autonomia… certo non li possono mandare via, ma diventano un problema.…
BRUNERO: buongiorno Norma, come sei elegante stamani.! Dai prendiamo un caffeino. Si l’ho letto.… Mi sa che hai ragione. Ma c’è un altro motivo: fino a che si può, si resta a casa nostra volentieri, ormai siamo abituati ad arrangiarci. Questi autosufficienti che stanno volentieri con tutti quegli altri vecchietti vanno diminuendo, succede la stessa cosa anche al Butini Burke dove si spende parecchio meno.
NORMA: ma, a Siena, i posti liberi per non autosufficienti in caso di bisogno, ci sono?
BRUNERO: guarda credo di si. Li tengo d’occhio guardando nel sito della Regione toscana; l’altro giorno, per esempio, c’era qualcosa a Chiusdino, a Montalcino, Monteroni, Radda e anche al Campansi.
NORMA: questo l’ho capito. Però dicono che, da una parte, c’è il Comune che ha deciso così e, dall’altra, c’è questa “società.…” che non sarebbe d’accordo perché la trasformazione cozzerebbe con la programmazione dei bisogni.…. non è che si capisca tanto bene.
BRUNERO: credo che stia così: i Comuni della zona senese, dovrebbero essere quindici, compreso Siena, programmano per legge, tutti insieme nella Società della Salute, quanti posti di autosufficienti e di non autosufficienti, sono necessari, ma quattro anni fa, con una deliberazione della Regione proposta dall’assessora Saccardi (quella che era del PD e poi è andata con Renzi), ora scaduta, si stabilì che ciascun Comune potesse autorizzare nuove RSA previo parere obbligatorio, ma non vincolante. In pratica il Comune ha chiesto il parere, la Società della salute è rimasta bloccata dal Covid e il Comune ha deciso di andare avanti.
NORMA: ma… lo poteva fare?
BRUNERO: dicono di si, anche se sembra una baggianata: è chiaro che se io ti devo chiedere un parere, ma posso fare come mi pare, te il parere me lo dai, ma io, se voglio, me ne frego. E’ una cosa priva di senso. Poi qualcuno dice che è anche una presa in giro: tutte le leggi regionali si riempono la bocca con la programmazione. Programma qui, programma là… tutte chiacchiere. Quindici comuni si mettono insieme per programmare, poi arriva uno e decide per conto suo. E, come decide? Con questo sindaco, ormai è chiaro, si decide sempre a favore del privato. La parola d’ordine è “privato è bello”. L’assistenza agli anziani è una forma di bene comune? si privatizza anche quello.
NORMA: che il Pavone è privato l’ho visto. Ma di chi sarebbe la proprietà? Per curiosità ho guardato nel sito internet: si parla di consorzio, di cooperativa, qualcuno dice che sia una società, ma, alla voce “chi siamo”, non si fa un nome, non si dice niente. Era meglio se scrivevano “chi non siamo noi”.oppure “ma a voi cosa importa?”. La proprietà dell’immobile dovrebbe essere di un’organizzazione religiosa, ma, in effetti, tutte queste strutture private sono di proprietà di enti religiosi. Anzi un tempo facevano tutto quelli di Comunione e Liberazione che, a quanto si sa, oggi sono imprenditori esperti e vanno piuttosto d’accordo col nostro sindaco.
BRUNERO: ma quanto sarai curiosa! sempre a spulciare dappertutto.…
NORMA: hai voglia di spulciare, tanto non ti fanno vedere niente. Semmai, spiegami una cosa, cosa ci guadagnano i privati? Se fanno tariffe più alte, il principio della “libera scelta” non va a farsi friggere? Io avevo capito (sai bisogna sempre essere pronti…) che, all’incirca funziona così: se uno ha bisogno, si valuta la sua capacità reddituale e, se sei indigente, ottieni un aiuto, ma le tariffe massime sono uguali per tutti. Ora siamo a 105 euro al giorno circa, ma la regione, se hai titolo, ti paga la parte di assistenza sanitaria. Un tempo si chiamava, giustamente, “quota”, oggi, sempre per iniziativa della Saccardi, lo chiamano “voucer” . Ora, a parte il fatto che questo vàucer sarebbe propriamente un attestato di avvenuto pagamento, questa quota, come mi ostino a chiamarla, ammonta, se ho capito bene, a 53 euro. Allora, se si spende uguale, quale sarebbe il problema?
BRUNERO: quello che ho capito io è che questa cooperativa/consorzio/ società — o quello che è — si trova in groppa una struttura che svolge un servizio per il quale la domanda, per autosufficienti, si riduce gradualmente, mentre cresce probabilmente quella per i non autosufficienti: magari avranno pensato che, avendo una bella villa con parco, avrebbero potuto sottrarre, in ossequio al principio della libera scelta, le richieste verso le strutture pubbliche che non sono altrettanto attraenti. Se così fosse il Comune, furbo furbo, danneggerebbe sé stesso (insieme agli altri comuni) a tutto vantaggio del privato. Invece il problema dovrebbe essere quello di rispondere a precise domande: qual è la consistenza della popolazione anziana e soprattutto qual è la tendenza di incremento? quanti vaucer (!) pardon voucer, sono a disposizione nella zona senese? come dovrebbero essere distribuite in maniera equilibrata ed appropriata le nuove residenze? come si riesce a definire un mix efficace di residenzialità e servizi domiciliari, investendo su di esso in maniera da rispondere nel modo più congruo e economicamente sostenibile ai bisogni della popolazione anziana e delle famiglie? Queste sarebbero poi le domande preliminari per la programmazione.
NORMA: dunque il Comune ha deciso come gli pare, ma avrebbe anche deciso senza considerare l’interesse generale?
BRUNERO: diciamo che la decisione suscita molte perplessità, perché, oltre ad essere avulsa da una programmazione complessiva, ci si chiede con quali criteri il Comune di Siena concederà in futuro le autorizzazioni. Dirà di si a tutti coloro che si presenteranno? e, se no: perché al Pavone si, e ad altri niente? Inoltre c’è un punto delicatissimo: la clausola del contratto stipulato fra Pavone e Comune di Siena sancisce la possibilità di utilizzo dei vàucer (insomma quelli!) regionali su una quota del 40% di posti disponibili (cioè 31), sembra inefficace dal punto di vista giuridico perché difforme rispetto alla norma regionale. Se domani, un anziano non fosse accettato, nonostante la disponibilità complessiva di posti, potrebbe tranquillamente ricorrere con ampia probabilità di successo, dal momento che non può essere limitato l’esercizio della libera scelta, sancito dalla legge, attraverso un contratto tra privati.
NORMA: però…! Caro Brunero, sai che ti dico, sbaglierò di certo, ma mi sembra un altro troiaio.
Un colloquio divertente ma che ha centrato la questione delle Rsa