Alla fine del 2019 girava sui social un breve video in romanesco che lanciava l’appello di smetterla una buona volta di augurarci in coro quella serenità, prosperità e somma felicità che non si avverano (che non possono avverarsi) mai. A rincarare la dose è subito arrivata la pandemia e l’incubo dell’annus horribilis già tratteggiato da Giorgio Bocca per il 2009, che si è riprodotto con gravi amplificazioni undici anni dopo.
Ma non vogliamo parlare ancora degli immani disastri provocati dal contagio e dai nostri poco intelligenti comportamenti, né delle vite spezzate, degli ospedali colmi, degli anziani che aspettano il peggio nelle residenze che li dovrebbero proteggere, dell’economia disastrata, dei vaccini e delle preconcette negazioni che ovunque e ognora siamo costretti a subire.
Vorremmo domandarci invece se, tra tutte le difficoltà che ci sovrastano, possiamo attaccarci a qualche segno di riscatto, pure piccolissimo e ancora confuso, che venga dal nostro governo locale, quello che ci dovrebbe essere “vicino” ed amico, oppure dai cittadini attenti ed attivi che affermano di volersi occupare dei beni comuni.
Guardiamo e cerchiamo, invano.
Tutto quello che abbiamo monitorato, documentato e scritto nel 2019 e nel 2020 fino all’interrogazione civica al sindaco De Mossi del 15 ottobre (la trovate sempre in testa a tutti gli articoli del blog) non è restato soltanto fisso e immutato, ma si è aggravato a dismisura: il consiglio comunale ha approvato il piano operativo senza consentirci arbitrariamente di seguirne i lavori, senza fornire risposta alla nostra osservazione e senza pubblicare il documento finale confermandoci nella convinzione che questo sedicente strumento di programmazione urbanistica altro non sia che l’opaca e incondizionata apertura di credito ai fin troppo noti gruppi affaristici locali; sul Monte dei Paschi il sindaco si è rifiutato di discuterne in consiglio e, non avendo maturato alcun orientamento, anziché ricercare pareri e convergenze come vorrebbe la democrazia, pressato in ogni modo dall’opinione pubblica, si è mosso tardivamente per un colloquio al MEF di cui non ha riferito i contenuti nemmeno ai suoi perplessi elettori.
Un sindaco che non risponde ai cittadini non può vantare attenuanti. lo abbiamo detto e lo confermiamo: l’unica cosa seria che possa fare oggi sarebbe quella di rassegnare le proprie dimissioni. Naturalmente non lo farà; non potrà farlo per non deludere quei partiti che hanno blaterato di cambiamento attuando nei fatti la perpetuazione dei precedenti misfatti. Non ci meravigliamo del loro comportamento: ormai conosciamo bene i partiti e le logiche che purtroppo li governano.
Ci meravigliamo invece del comportamento dei sedicenti “civici”: di quelli che sono rimasti, con qualche timido mugugno, a fare da sgabelli al peggior governo comunale di tutti i tempi e di quelli che ne sono usciti (o che sono stati espulsi) ma che guardano alla propria visibilità e al proprio “particulare” rifiutando progetti civici comuni e condivisi; ci meravigliamo dei movimentisti delusi dai capi nazionali che non hanno concesso loro l’ambito simbolo per presentarsi alle elezioni del 2018 e che oggi osteggiano future aggregazioni.
Continuiamo a meravigliarci della stampa, di quella locale molto indulgente e distratta, ma anche di quella nazionale che di tanto in tanto posa gli occhi su questa bistrattata città e che annuncia inchieste salaci sempre disattese.
Ci meravigliamo talvolta di noi medesimi che, invece di reagire e di resistere eroicamente, come pure dovremmo, ci scopriamo fragili e travolti dalle disgrazie degli anni orribili e dalla scoperta, tutta umana e a tratti ricorrente, di non sapere più dove mettere utilmente le mani
Buona analisi ma non condivido la definizione di ” peggior governo comunale di tutti i tempi” perché non mi pare che i governi passati abbiano governato meglio contribuendo alla totale disfatta di questa Città. Proprio per questo passato indecente gli elettori colpiti nel loro ego hanno cercato un’alternativa che non facesse disastri come nel passato.
Governi peggiori dei precedenti 3 p 4 non possono esistere. Basterebbe riflettere su quello che hanno prodotto.!! Peggiore del quadri sindaco : Piccini, Cenni, Ceccuzzi, Valentini, non potrebbe esistere! Il De Mossi ha cambiato poco, in un ufficio sanitario, importante per l’edilizia, andato via il dr.? Tal dei Tali, al suo posto ha fatto subentrare… la moglie!!!
Non sappiamo di uffici sanitari né di mogli: però abbiamo elencato le cose fatte da De Mossi che si possono rileggere andando a ritroso nel tempo su questo Blog. Così crediamo di avere motivato l’affermazione di come sia realmente il governo attuale. Se non bastasse tale lettura, chiederemmo a Brogi di rileggere attentamente l’interrogazione civica a De Mossi con le dieci domande alle quali il sindaco non intende rispondere. Il “quadrisindaco” — come Brogi lo chiama — non è composto da un gruppo omogeneo (comunque avrebbe dimenticato Mazzoni Della Stella) e le responsabilità personali non sono dello stesso livello: quella più grave (avere voluto Mussari alla presidenza della Fondazione prima e del Monte dei Paschi poi) ricade particolarmente su Ceccuzzi, ma ha coinvolto un intero sistema di partiti che tutti conosciamo e che non comprende solo quelli cd “di sinistra” ma di tutto intero il cd arco costituzionale, con il beneplacito di una città pasciuta (da “paschi”, appunto) che non ha mai trovato nulla da obiettare salvo qualche punta di isolato e temerario eroismo.
Ottima analisi con una sola pecca a cui da qualche tempo sto pensando e che comunque è comune a tutti i commentatori. Mi domando se non è il caso di smetterla di prendersela con i politici e di cominciare a prendersela con chi li elegge, ossia il popolo. Oramai, dopo 70 anni di repubblica siamo cresciuti abbastanza per capire che non serve a nulla cambiare i governanti se non cambiano i governati. Un popolo che, pur essendo stato storicamente l’unico e esclusivo artefice della grandezza della sua banca, oggi, davanti a quell’enorme problema che è diventato il Monte, si gira dall’altra parte senza neanche mostrare un minimo d’emozione è giusto che paghi. E pagherà tanto, forse tutto.
Siamo abbastanza d’accordo, anche se non bisogna trascurare che, molto spesso, gli elettori sono bellamente e abilmente ingannati: pensiamo ad esempio alle aspettative che riuscì a creare Renzi ai tempi della cd “rottamazione” e che portarono il PD al 40%, o alle promesse iniziali del “liberale” Berlusconi, immediatamente tradite o, per restare nei paraggi, alle promesse elettorali di cambiamento di Bruno Valentini che divenne sindaco in opposizione al suo stesso partito nel seno del quale ebbe subito a rifugiarsi o, infine, al caso clamoroso di De Mossi che si presentò come “civico” vantando perfino un nonno partigiano e promettendo un radicale cambiamento rispetto alle nefandezze del periodo mussariano per circondarsi di un giglio (alias ricciarello) magico composto da tutti i componenti della corte dell’improvvisato banchiere (ma l’elenco degli esempi potrebbe allungarsi all’infinito e non solo in Italia)
Colgo questa occasione per fare anche a questo blog un appello: aiutiamo la nascita di una alternativa, mettendoci tutti generosamente a disposizione.
Per battere il pessimismo e la rassegnazione che traspare evidente da questo articolo-intervento forse serve fare una piccola riflessione di metodo e di sostanza.
Sul metodo suggerisco che se davvero si vuol dare un contributo vero e di sostanza alla vita democratica cittadina è necessario che si costituisca in questa città una vera opposizione per l’alternativa. In questo momento, e da molti mesi ormai, in questa città c’è una musica sola, quella suonata dalla sgangherata orchestrina della palude civico-mercantile che guida il comune di Siena. Le opposizioni politiche e sociali, le speranze di un cambiamento morale e ammnistrativo vagano divise e smarrite per l’assenza di un benché minimo riferimento informativo e organizzativo. In questo smarrimento generale gioca un ruolo fondamentale il , senese che continua a rinviare il tempo della chiarezza sul suo passato e sul suo presente. Intorno e fuori dal PD si muove un magma per lo più informe, troppo spesso di vano e deteriore narcisismo: espressioni, personalità e associazioni e cose trasversali tutte convinte di aver la propria personale verità in tasca. Tante parole. nessun vero fatto. Infine ci sono alcune piccole e promettenti forze politiche: ma senza uno spazio comune anch’esse rischiano di restare una promessa.
Se non ci si mette in testa di riporre l’ego smisurato che tanto danno ha seminato in questa città, se non ci si convince che ora serve mettersi solo a disposizione con generosità, massima chiarezza, spirito di collaborazione e voglia di unità, la sgangherata maggioranza che sostiene de Mossi replicherà sé stessa, anche in forme nuove e più sfrontate, non trovando ostacoli sul proprio cammino. Ma questo non sarà un problema in sé ma una catastrofe per il futuro socio economico della città. Perché avremo davanti l’occasione per trasformare anche Siena mettendola in sintonia con le la Europa che sta nascendo dal New Generation UE, invece di chiuderla nel bieco localismo paesano nella quale la stanno ricacciando le forze che la stanno governando oggi. Se Siena continua a chiudersi come sta facendo, perderà via via tutti i propri asset fondamentali: il polo biomedicale, il grande peso sanitario e universitario, la speranza di avere un ruolo e un futuro nella cultura europea. Insomma: non c’è da dormirci su se vogliamo evitare l’incubo.
Dunque che fare? Smettere tutti di pensare di avere la verità e la formula magica. E aiutare la convergenza, l’unità e l’alternativa progressista di un campo ampio, eterogeno ma chiaro. Evitando di incoraggiare nuove paludi che da mesi e mesi sono hanno preso piede per evitare che nel campo progressista nasca qualcosa di serio e consentire così alla maggioranza De Mossi di replicare sé stessa, in nuove forme.
E’ il momento di portare tutti un mattoncino. Per costruire una casa comune, quella dell’alternativa, non per darlo in testa ai compagni di viaggio. Buon 2021.
Il grande dramma senese col quale occorre tutti misurarsi risiede nel fatto che le salde compagini storiche che hanno governato la città sotto l’etichetta di “progressiste” negli ultimi trent’anni prima del 2018 hanno rappresentato un blocco sociale che di realmente “progressista” aveva poco o pochissimo. Se non si prende atto di questo si generano risposte fuorvianti e perdenti. Occorre costruire un nuovo blocco sociale e culturale che, invece di riproporre categorie nominali che hanno fallito il loro compito, metta al centro il cittadino, la comunità, gli istituti di partecipazione e di controllo democratico: la legge elettorale comunale è — sotto lo schermo della governabilità — una struttura che produce meccanismi oligarchici e che va corretta e mitigata da nuovi istituti di democrazia diretta locale. Questa appare l’unica alternativa possibile.
D’accordo su tutto ciò che è stato detto… Ma il problema rimane: come creare un’alternativa? E con chi? Facile dirlo, ma le persone devono essere messe alla prova, per scoprire se hanno talento per governare.… e questo è un ulteriore problema sia di tempo, che di eventuali risultati… senza poi tenere conto delle eventuali manovre per cercare di rendere la maggior parte dei cittadini concordi. Cosa dire? La speranza è l’ultima a morire, ma dobbiamo concordare che chi va al potere, trova a stento le strade giuste. Comunque tentar non nuoce (più d così).