Quali sono a suo parere le maggiori criticità del Territorio e i potenziali punti di forza su cui concentrare impegno e risorse e quali iniziative concrete e fattibili si possono a suo avviso intraprendere per superare le difficoltà e per sostenere i punti di forza da lei indicati ?
Le maggiori criticità del territorio riguardano il lavoro, che manca soprattutto per le nuove generazioni, i trasporti pubblici, in particolare il collegamento ferroviario, la mancanza di politiche giovanili e di spazi di aggregazione. I punti di forza sono invece legati al patrimonio culturale, artistico e paesaggistico e all’agricoltura di qualità. Per quanto riguarda i livelli occupazionali la risposta non può che consistere nella pianificazione da parte delle amministrazioni e investimenti pubblici (riacquisendo capacità di progettazione tecnica, per poter anche usufruire dei bandi europei). Bisogna pianificare l’economia secondo uno schema multi scalare, dal locale al nazionale e occorre investire sui settori fondamentali per il territorio, magari anche ripubblicizzando alcune aziende strategiche. E’ necessario poi incrementare l’offerta culturale e infrastrutturale (sentieristica, trasporto pubblico, mobilità ecosostenibile). In questo modo si potrebbe far crescere il turismo ecosostenibile legato sia al patrimonio ambientale che quello legato ai beni culturali. Per quanto riguarda le politiche giovanili e la mancanza di spazi, il problema non si può risolvere semplicemente con maggiori investimenti, ma con un reset e un ringiovanimento dell’attuale classe dirigente che porti ad una concezione diversa delle nostre comunità, non solo dei quartieri dormitorio abitate da elettori, ma centri vitali in cui i giovani vengano messi al centro del loro sviluppo socio-culturale.
Ritiene lei che, per la rinascita del territorio, sia prioritaria la effettiva ricostituzione di un rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni oggi gravemente “corrotto” per via della perdurante commistione politica e affari e per la preferenza accordata a logge, famiglie, parrocchie?
La ripresa sia a livello economico che socio-culturale del territorio, deve necessariamente passare da un rinnovamento delle istituzioni e soprattutto della classe dirigente che le utilizza per fare gli interessi di pochi privilegiati sulle spalle dei più. Perché son ormai anni che a Siena si è creata una sorta di casta composta da politici, imprenditori e notabili che si spalleggiano l’un l’altro per cercare di depredare quante più risorse pubbliche alla città. La cittadinanza ha perso giustamente fiducia in queste persone e nelle istituzioni che hanno così indegnamente rappresentato. Basti pensare anche alla fine fatta dalla Fondazione e alla crisi del Monte dei Paschi, dovuta proprio ad una commistione tra politica ed affari. Quindi non ci può essere ripresa, che deve ricevere impulso dalle amministrazioni pubbliche, senza un profondo rinnovamento della classe politica. Per noi l’unica soluzione è la costruzione di una alternativa politica e sociale che diventi maggioranza e che amministri la città e il territorio secondo i principi della democrazia partecipativa e assembleare.
Quale importanza riconosce alla partecipazione attiva dei cittadini e alla reale trasparenza delle azioni dei pubblici poteri? Quali iniziative concrete vedrebbe per la loro implementazione?
Riconosciamo una importanza enorme e basilare come premessa e garanzia di democrazia reale e di efficacia amministrativa. I due piani sono strettamente connessi. Se il cittadino è incentivato a partecipare e a collaborare, l’amministratore agisce rispettando il mandato di rappresentante e agendo con trasparenza e responsabilità verso gli elettori e verso il bene comune, non particolare o privato.
I cittadini vanno coinvolti con periodici incontri di informazione sull’agenda amministrativa. Si devono creare forme concrete di democrazia partecipativa, forum tematici e occasioni assembleari; si dia mandato a consiglieri comunali di maggioranza e minoranza affinché siano preposti alla comunicazione e alla condivisione con tali forme e iniziative partecipative.
La macchina burocratica ed amministrativa del governo locale e territoriale deve essere visibile e accessibile concretamente. Non è detto siano sufficienti le comunicazioni istituzionali o tramite social network. Gli stessi assessori, su indicazione del presidente del consiglio comunale, devono rendicontare pubblicamente il loro operato ed è necessario che il cittadino sia agevolato nel capire e monitorare la macchina amministrativa. Gli strumenti sono facilmente individuabili: forum e assemblee periodiche, uno o più garanti esterni alla maggioranza di governo sulla trasparenza e la correttezza delle azioni dei poteri pubblici, un assessorato dedicato a questi temi supportato da consiglieri comunali o da una commissione consiliare. Vogliamo una amministrazione del territorio pubblica e aperta.
Come valuta le notizie sull’indagine attualmente in corso Hidden Partner (soci nascosti)? Pensa che si debba attendere l’esito finale o si debba invece valutare sul piano politico fino a che punto sia accettabile il principio per cui pecunia non olet?
Valuto positivamente le notizie sull’indagine Hidden Partner! Il giudizio politico va dato a prescindere dall’esito giudiziario. Noi di Potere al Popolo lo abbiamo già fatto pubblicamente nel 2018 con la denuncia del monopolio imprenditoriale che stava coprendo la città e le attività commerciali di ristorazione ma non solo. Anche strutture per la cura della persona, strutture ricettive, terreni ad uso agricolo a Santa Colomba, compravendita e gestione di fondi commerciali. Tanto nelle mani di pochi e in buona parte già presenti nell’affaire MPS che nell’era Mussari concedeva finanziamenti a tassi convenienti a futuri parlamentari e a imprenditori locali ex amministratori pubblici. Adesso è in gioco una inchiesta di respiro internazionale, con accuse pesantissime e nomi e cognomi messi nero su bianco. Stiamo dalla parte dei lavoratori, spesso stagionali e precari, che rischiano il posto di lavoro e auspichiamo per loro protezione sociale. Ma nessun sconto a affaristi e eventuali rei di traffici internazionali e riciclaggio in grande stile anche nella nostra città. Non ci rassegniamo all’idea di una economia locale tossica e drogata da finanziamenti di dubbia provenienza e con ricadute economiche non garantite e non lecite se non per gli amministratori delle società sotto inchiesta. Vogliamo che l’economia locale sia potenziata sul fronte del turismo, della cultura, dell’arte, dell’artigianato e dei piccoli commercianti vessati da affitti onerosi. Basta posizioni di rendita, basta speculazioni immobiliari. La città deve essere liberata e gestita in maniera trasparente e collettiva, condivisa e orizzontale.
Condivide l’idea che la responsabilità dell’impoverimento di questo territorio ricada (seppure in misura diversa) su tutta la politica e che, dunque, tutta la politica debba farsi carico delle soluzioni col supporto dei cittadini attivi, singoli e organizzati?
La prima affermazione fatta nella domanda è condivisa: tutte le forze politiche che hanno governato il territorio hanno in qualche modo contribuito al suo impoverimento, con responsabilità da dividere a secondo dei luoghi e dei tempi di gestione della cosa pubblica. Sono quegli stessi soggetti che anche a livello nazionale, crisi dopo crisi, hanno costretto il paese a un futuro di precarietà, emigrazione, devastazione ambientale.
Per questo crediamo che purtroppo non possa essere questa classe dirigente a cambiare rotta. Le politiche messe in campo fino ad oggi non sono il frutto di un errore o di una svista, ma sono state consapevolmente implementate per difendere i profitti di pochi. Non può essere tutta la politica a farsi carico di risollevare le comunità del nostro collegio e del paese intero, perché centrodestra e centrosinistra sono entrambi rappresentanti, seppur in maniera diversa, degli interessi dei più rapaci imprenditori e della finanza speculativa. Ovvero di coloro che ci hanno ridotto in questa condizione per un loro tornaconto personale.
Quello di cui abbiamo bisogno non è ancora di questa politica che abbiamo già visto all’opera, ma di una politica nuova che rompa con essa e ne ribalti la logica malsana. Il dialogo con i cittadini attivi e le organizzazioni del territorio è fondamentale, come lo è la consapevolezza di dover fare una scelta di parte: la parte dei lavoratori e dei disoccupati, della maggioranza del nostro paese che ha bisogno di riscatto. Solo così ci si potrà muovere verso un orizzonte in cui sarà l’interesse collettivo, di tutti, ad essere tutelato e promosso, e si potranno impostare le basi per un concerto cambiamento.
Sarebbe favorevole ad un eventuale rifinanziamento della legge speciale per Siena 9.3.76, n. 75 per la salvaguardia del carattere storico, monumentale e artistico, per la tutela delle storiche Contrade e a vantaggio del Terzo Settore?
Siamo assolutamente favorevoli, anche vista la fine della pioggia di donazioni, finanziamenti, risorse, che passavano attraverso la Fondazione del Monte dei Paschi e che andavano in qualche modo a finanziare il patrimonio artistico, storico, culturale di questa città, il terzo settore e le contrade stesse. Per cui é fondamentale, in un momento di difficoltà economica, che è stata di certo aggravata dalla crisi innescata dal Covid, ricorrere a leggi speciali nazionali. Ovviamente la gestione di questi finanziamenti deve essere trasparente, pubblica, chiara. Su progetti specifici che l’amministrazione comunale deve saper fare e non come ha dimostrato invece per quanto riguarda i finanziamenti del PNNR. Il futuro della città si basa sui beni artistici, culturali, storici, che vanno tutelati, restaurati, rivitalizzati. Saranno la cultura, l’arte ed il turismo ad essi connesso che terranno viva e vitale la città, in un circolo virtuoso di cui beneficeranno anche i commercianti. In quest’ottica è necessario che ne benefici anche il terzo settore, sempre più impegnato a tappare le falle del Walfare State, ridotto sempre più all’osso, che si trova a sostituire di fatto sul territorio l’intervento pubblico e si trova senza risorse in un momento in cui si aggravano le situazioni sociali delle persone e i bisogni del soggetti svantaggiati. E per finire, pensiamo che anche le contrade, vista la loro importanza a livello sociale, abbiano bisogno di un contributo che passi attraverso le proprie istituzioni e che non si traduca in progetti alieni dalla cultura contradaiola stessa.
Ritiene lei che il territorio del collegio che si appresta a rappresentare goda di un’informazione libera e pluralista? Avrebbe proposte concrete in proposito?
Non c’è informazione plurale in questa città, né sulla carta stampata, né sui social. Su questi ultimi, solo quella del singolo cittadino. Notiamo, purtroppo, un’informazione che è stata sempre pilotata da questo o quel regime di governo locale. Sarebbe auspicabile che si creassero più voci libere di informazione su quello che accade nella città. La tendenza a cui assistiamo è quella di assecondare, o il delirio propagandistico sul Palio, soprattutto negli ultimi tempi coi continui riferimenti al Palio straordinario, o notizie di “mala movida”, o notizie di cronaca spicciola di eventi che hanno poca rilevanza. Mancano approfondimenti di informazione sulla città, mancano visioni aperte e innovative che possano fungere da pungolo e da stimolo anche di riflessione. Mancano soprattutto le voci libere. Le parole della vostra associazione “Idee in comune”, rappresentano un esempio di come i cittadini dovrebbero fare informazione, ovvero essere uno strumento di monitoraggio, di trasparenza e di informazione attenta sulla città. Ce ne vorrebbero ovviamente molti altri, come servirebbe che i media attuali locali, dessero spazio ad altre voci rispetto alle solite. Alle voci appunto dei cittadini, con forme di informazione autogestita. Soprattutto le voci dei giovani. Un’ informazione indipendente che non debba temere il governo di turno, ma abbia a cuore il bene comune.
Cosa pensa del fatto che la giunta De Mossi, sedicente “del cambiamento” ha nominato nelle varie partecipate o enti un numero elevato e maggioritario di persone già protagoniste, nominate o contigue al potere del primo quindicennio del nuovo secolo (Ceccuzzi, Mussari, Mancini e ampi dintorni)?
Penso che di reale cambiamento non si tratti. Che sia evidente la continuità del groviglio armonioso che ha sostituito il rubinetto di finanziamenti ma utilizzato lo stesso modus operandi.
Che non ci sia trasparenza ma un opaco trasversalismo che vede in primo piano brokers sociali, quando politici, quando imprenditori, che tessono reti e clientele nella spartizione del consenso e dei favori elargiti dalla amministrazione De Mossi.
Questo dato apparve in parte evidente già alla fine della campagna elettorale per le amministrative 2018 ma è divenuto lampante nel corso del tempo, delle decisioni prese, delle consulenze esterne assegnate, nei settori produttivi e mediatici favoriti. Un nuovo “le mani sulla città” che parte dal monopolio delle attività a marchio Nannini e arriva alla propaganda quotidiana e strumentale sul Palio, sull’ordine pubblico (quello che non garantisce profitto), sul decoro urbano (quello limitato a una porzione molto limitata del centro storico). Noi vogliamo trasparenza e un taglio netto con questo passato che si ripropone. Basta sindachini, basta inciuci più o meno velati, basta favori agli amici degli amici, basta imitare le peggiori modalità consociative e in spregio dei beni comuni e della collettività. Vogliamo controllo popolare e pubblicità di tutti gli atti amministrativi. Vogliamo volti nuovi e giovani, lontani dai pregressi governi cittadini che hanno allontanato la cittadinanza dalla politica e hanno prosciugato le risorse della nostra città.
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devo dire che le risposte mi piacciono e che non sembrano le solite tiritere pre elettorali.
Finalmente qualcuno che dimostra di conoscere il territorio e di avr ragionato sulle problematiche che ci sono. Brava!
Una signora che ha condiviso su facebook il post con cui davamo notizia delle risposte di Elena Golini, le ha così commentate (non ce ne vorrà se qui lo riportiamo per intero, anche a futura memoria):
“Risponde per prima una donna.
Curioso no?
Non parteggio per nessuno, ma una cosa è certa,
a qualsiasi schieramento si appartenga, per chiunque si simpatizzi, se non si rinnova la classe dirigente di questa città, per i giovani non cambierà un accidenti.
Inutile raccontarsi balle. Ed anche nel processo da qui alle prossime elezioni per il sindaco, resta di una delicatezza estrema perché la tendenza è sempre stata quella di “accalappiare” gente, prestanomi disposti a farsi guidare per spartire o mantenere vecchie zone di potere.
Perché è il potere che interessa essenzialmente. Gli affari infatti si fanno con questo e sono sempre per pochi.
La credibilità delle persone sarà essenziale, verrà prima dei numeri, delle alleanze e di ogni trasformismo di circostanza. Conteranno sempre meno furbate transitorie, cambi di nomi, di simboli, di partiti. La gente vuole tornare a partecipare ma non si sente rappresentata.
Perciò è bene che, tra i nuovi e le nuove, chi decida di impegnarsi per il futuro, prenda esempio dalla candidata di pap, risponda alle domande, esca allo scoperto, faccia ben intendere di che pasta è. La visione ormai resta essenziale. Pochi punti, risposte trasparenti e senza inutile demagogia.”
Più volte in questo Blog abbiamo segnalato l’urgenza che le donne si facciano protagoniste e confermiamo il pieno accordo.
La Redazione
No problem, la signora sono io e non mi nascondo mai.
Sono impegnata politicamente, molto, ma non ho tessere, mai volute, non ho nemici e leggo tutti.
Non mi piacciono le divisioni, tanto meno quelle di genere, credo nelle intelligenze.
In questo caso registro che la prima a comparire è quella di una donna.
Siccome in questa città dell’usato ormai si conosce ogni cosa, è bene che il nuovo si presenti. Avrà tutta la mia attenzione.
La frase “non mi piacciono le divisioni, tanto meno quelle di genere, credo nelle intelligenze” ci appare corretta in astratto quanto inadatta ad applicarsi all’esigenza di espellere dalla politica la tendenza, tradizionalmente maschile, alla “spartizione e al mantenimento delle vecchie zone di potere”. Le divisioni non sono (non debbono essere) tra donne e uomini ma sulle visioni della democrazia e del suo esercizio.
Interessante disquisizione, mi pare di averne già accennato con amici comuni. Mi interessa la qualità delle relazioni tra persone che condividono un progetto politico. L’aspetto qualitativo per me è sempre stato prevalente. Spesso, retoricamente, in termini di gestione del potere, si auspica una maggiore presenza femminile ma, nella pratica, poi non si pone alcuna attenzione alle esigenze di quella parte dell’elettorato. Credo che non sia tanto una questione di divisione del potere tra i sessi, quantitativamente intesa, quanto piuttosto la realizzazione di comportamenti solidali e coerenti che facilitino la partecipazione delle persone alla vita pubblica. Il fine e’ la vera trasformazione dei contesti culturali e sociali. La parola pubblica spetta a tutti e ha bisogno innanzitutto di competenza. Sul piano dell’appartenenza alle istituzioni, la storica fragilità della rappresentatività femminile si corregge con forti strutture di welfare a sostegno della famiglia che oggi assume connotazioni nuove, fluide, inimmaginabili rispetto al passato. Il discorso è complesso ma molto interessante, sulla leadership al femminile sono stati versati fiumi di inchiostro ma il divario di genere si colma essenzialmente attraverso il significato che si intende attribuire al potere, se inteso come dominio o più equamente, come esser capace di fare. Allora diviene importante accordarci non tanto sugli strumenti che otteniamo, sulla quota di questi, ma su come tutti noi li vogliamo usare.
Le parole di Elena Golini hanno una forza propulsiva in più: hanno origini da un insieme di cittadine e cittadini, lavoratori e lavoratrici della sanità, dello spettacolo, del commercio, del turismo, studenti, precari, tutti e tutte fortemente ancorati al territorio cittadino e provinciale. Questo è un punto di forza, non un one man show, né direttive dall’alto di segreterie di partito o lobby affaristiche a quelle collegate. Il patrimonio di conoscenza, analisi, visione e proposta è evidente. C’è aria nuova a Siena!
Non ne farei una questione di genere. Apprezzo che la candidata abbia risposto in modo tempestivo e puntuale e anche sfaccettato.
Giustissimo Patrizia, non deve essere questione di genere. Infatti nel nostro articolo del 20 dicembre 2019 dal titolo “Ragionando sulla decadenza senese”, si scriveva
“Molti si prodigano nell’individuazione delle possibili cause (della decadenza senese n.d.r.). Noi proviamo a richiamare l’attenzione su un aspetto trascurato o trattato con sufficienza che non è peculiarmente senese, ma che a Siena assume connotati di particolare rilevanza: tutti gli attori politici — di maggioranza o di opposizione — che nei decenni hanno determinato la disfatta senese — inutile fare elenchi di nomi — sono maschi; e le poche donne che pure si sono occupate finora della res publica da posizioni di responsabilità — anche qui inutile fare elenchi di nomi — o si sono comportate secondo canoni maschili o hanno accettato di collocarsi in posizione subordinata e di servizio, una sorta di rassegnate “ancelle di regime”.
Ovviamente non stiamo parlando di sesso in senso stretto, ma di modo di concepire il potere, di gestire il comando, di visione del mondo, di atteggiamento culturale, di impegno democratico piuttosto che di imposizione e sopraffazione: per questo non basta affatto essere fisicamente “donne” e, per fortuna, ci sono tanti uomini che rifuggono dallo schema politico dominante.
Insomma è forse giunto il momento di mettersi alla ricerca di una nuova classe dirigente al femminile a costo di scovarla casa per casa e impegnarsi a produrre iniziative di formazione e a farla emergere nell’opinione pubblica.”
Iniziative di formazione??? Forse sfugge un dato essenziale, spesso le donne risultano più formate degli uomini. Il punto è ben altro, per sovraccarico di mansioni, (tesponsabilita’ della cura, lavoro, precarietà economica etc.) non hanno sufficienti reti di supporto (welfare) per dedicare tempo ed energie alla vita pubblica. Altra cosa è l’esperienza della pratica politica ma quella si costruisce con minore sforzo.
Concordo, infatti, più che di quote rosa, ci sarebbe bisogno di fare in modo che le donne avessero il tempo per partecipare alla politica, sollevandole in parte da quelle incombenze che continuano a gravare in gran parte su di loro
Le quote rosa sono state espressione di grande mistificazione in tema di diritti civili poiché nella sostanza, non accompagnate da alcuna trasformazione nel tessuto economico e sociale, non hanno modificato la condizione di subalternità e di affaticamento di molte donne lavoratrici. E soprattutto non hanno minimamente spostato vecchi assetti di gestione del potere. Anzi, in alcuni casi, nei peggiori, hanno semmai contribuito ad accrescere il carico di lavoro ed una sterile, pericolosa concorrenza anche interna al genere. Così in alcune realtà produttive, specie nei redidui di carrierismi rampanti che ancora persistono, il modello maschile ha inghiottito quello femminile che non è mai riuscito ad esprimere una vera individualità alternativa e sostenibile.
Complimenti a Elena Golini, che ha risposto in modo chiaro alle domande, dimostrando di avere rispetto per l’elettorato, che potrà decidere di votarla per ciò che si impegna a fare e non in quanto candidata di un certo schieramento politico
Quando uno dei valori che porti avanti nella campagna elettorale e nella pratica quotidiana del fare politica, è quello della partecipazione dei cittadini alla difesa del bene comune, risulta doveroso rispondete alle domande che associazioni o comitati attivi sul territorio ti pongono. Ma spesso quello che conta è una visibilità mediatica che i piccoli gruppi associativi non danno. La politica la fanno le persone non gli schieramenti politici che però dovrebbero avere la capacità di ascolto più che di parola.