Abbiamo provato a leggere su facebook le domande di Sena Civitas sul Monte dei Paschi e le risposte di Marrocchesi e di Letta e ci è sembrata una lettura molto faticosa e difficile, tanto da darci l’impressione che solo pochissimi abbiano la forza di arrivare fino in fondo. Inoltre non è agevole mettere a confronto le risposte; perciò, al fine di consentire anche ai nostri Norma e Brunero (cittadini “normali”) di capirci qualcosa di più, proveremmo, se nessuno si arrabbia, a farne una sintesi “giornalistica” più fedele possibile.
Chiede prima di tutto S.C. perché i sindacati MPS sono stati lasciati soli costringendoli allo sciopero: secondo Marrocchesi ciò è avvenuto perché il governo ha rinviato il dossier MPS a dopo le suppletive, mentre Letta insiste per un percorso chiaro di dialogo e ascolto con il sindacato considerando il lavoro al primo punto.
Chiede anche S.C. come si possa parlare insieme di tutela dell’occupazione e di esuberi per 7000 posti. Marrocchesi ricorda la concretezza del rischio di macelleria sociale e Letta promette di battersi affinché si tuteli ogni singolo posto di lavoro. Non esiste priorità più importante… ecc.
S.C. poi chiede ai due candidati come tutelare le famiglie di quei lavoratori che dovessero essere costretti a lasciare Siena: Letta conferma l’impegno acché la testa della Banca resti a Siena e Marrocchesi scrive: “si aprirebbe una crisi strutturale del nostro territorio con un’importante e disastrosa ricaduta sulla nostra economia e un impatto sociale devastante”, che ci sembrerebbe, francamente, risposta tipicamente tautologica.
Alla domanda se la proposta Unicredit finale condivisa con il Tesoro debba essere sottoposta e votata in Parlamento e con voto palese, le risposte non divergono: Marrocchesi risponde che la parlamentarizzazione del “dossier MPS” è suo preciso impegno e Letta concorda, trattandosi — precisa — di un tema di interesse nazionale, non solo locale.
Si chiede poi ai candidati come valutino una trattativa in cui una delle parti siede al tavolo con la premessa che non esistono altre possibili alternative. E qui le risposte sembrano divergere: Marrocchesi, infatti, sottolinea come sia inusuale che chi vuole vendere si faccia imporre il prezzo da chi compra…mentre Letta è convinto che “quello scenario (dell’assenza di alternative n.d.r.), che effettivamente sembrava configurarsi a fine luglio, ora non c’è più. Oggi è in corso una trattativa vera, anche serrata. E su quella vigiliamo”.
Alla domanda “sareste favorevoli ad un accordo che preveda la cessione a Unicredit esclusivamente degli asset sani, lasciando in capo al Tesoro tutto il resto?” l’uno e l’altro — ovviamente — rispondono “no”. Letta aggiunge che servono soluzioni non pasticciate, che non è più tempo di compromessi, compensazioni, coperte tirate di qua o di là… serve un Piano… una visione per il futuro… un polo bancario moderno e solido.
Indi si chiede coerentemente come si possa evitare lo spezzatino di MPS e Marrocchesi rinvia precisando che “per capire le possibili alternative, si deve capire cosa c’è dentro e a che punto sta la data room. Poi si valuterà gli scenari e capire quali hanno possibilità concrete”. Per Letta “si evita esattamente con un piano serio. Identità, target chiari, management credibile e investito di una grande missione di rilancio”.
Chiede ancora Sena Civitas se, invece di spendere quei miliardi per cedere a Unicredit, non sia il caso di impiegarli per “continuare il proprio percorso autonomo di risanamento”. Per Letta “anche solo un euro in più di soldi pubblici deve essere speso con un obiettivo: rendere solida, competitiva e moderna MPS” e Marocchesi richiama la risposta precedente.
Nona domanda: “in tal caso, supportereste il Governo nella rinegoziazione degli accordi presi con la Commissione Europea?”. Letta, dopo avere ripetuto che “quello con Unicredit non deve essere un accordo a tutti i costi” suggerisce, per il momento, di supportare e stimolare il governo a uscire dalla trattativa con la migliore soluzione possibile e Marrocchesi si dichiara “disponibile, ma dipende anche da quanto troveremo in data room”.
E qui ci sia consentito un breve commento perché questa cosa, colpa nostra sicuramente, non riusciamo a capirla bene. Noi si sapeva che le Data Room sono “luoghi” utilizzati nelle operazioni di due diligence per la cessione di un’azienda, nei quali il venditore deve rivelare all’acquirente potenziale le informazioni che riguardano il bene in vendita (è quello che avrebbe dovuto fare MPS con Antonveneta invece di buttare via miliardi). Se si dice che non si deve vendere a Unicredit a tutti i costi, potrebbe rendersi comunque necessario ottenere più tempo per le alternative. Dunque, ci chiediamo, perché subordinare tutto alle risultanze (necessariamente quantitative) della due diligence?
L’ultima domanda riguarda “l’assetto ideale del sistema bancario italiano e quale ruolo potrebbe giocare in esso MPS”. Letta lo delinea con “tre parole chiave: solidità (non dobbiamo mai più trovarci con l’acqua alla gola); prossimità (nell’interesse di Siena e di tutta la Toscana la banca deve essere vicina ai bisogni del territorio ed essere punto di riferimento per la rete di piccole e medie imprese); integrazione (con i sistemi locali di sviluppo ma anche con i grandi flussi italiani e internazionali). Per Marrocchesi “sarebbe opportuno e indispensabile riconoscere il ruolo di player strategico del sistema bancario ad alcuni soggetti e un MPS rinnovato potrebbe essere uno di questi”.
Purtroppo le risposte secondo me sono le solite, molto evanescenti, sono le solite risposte dei politici alle quali siamo abituati da anni, non sono risposte chiare dette da “imprenditori” che presentano concretamente un piano di sviluppo.
Le risposte dei politici, soprattutto in campagna elettorale, si assomigliano un po’ tutte: molta prudenza, toni miti, scenari prospettici ottimisti, apertura all’ascolto, etc… poi…passata la festa (le elezioni) gabbato lo santo (il cittadino). E’ ora di chiedere impegni precisi agli eletti, con un’assidua opera di monitoraggio sulla rispondenza tra quel che dicono e quel che fanno. Purtroppo non è facile, ma appare ineludibile per le sorti democratiche di un Paese. Serve coesione e impegno tra Cittadini perché questo avvenga. Me lo auguro. Grazie per il lavoro che il blog svolge.
Mi sembrerebbe che i due candidati siano in posizione diversa: Letta è un accademico eletto da poco segretario nazionale di un partito ed è dunque un politico che, però, si presenta alle elezioni — per una propria scelta che nessuno immaginava — con una coalizione priva di simboli di partito; Marrocchesi Marzi, al contrario, vorrebbe passare come un imprenditore (cioè come rappresentante della “società civile”) ma è sostenuto da tutti e quattro i partiti di destra che lo sostengono con capi di partito, con ministri e sottosegretari. La valutazione delle risposte di ciascuno non può prescindere da questo. Tra l’altro Letta ha sicuramente il potere di portare avanti le promesse che fa, Marrocchesi Marzi dovrà chiedere il permesso a molti altri che non può controllare.
Avrei la curiosità di conoscere anche le proposte degli altri candidati alle suppletive
Anche a noi piacerebbe conoscere le altre risposte. Le domande le abbiamo fatte per questo. Ma sono arrivate solo quelle di Elena Golini e di Enrico Letta.
La Redazione