Quali sono a suo parere le maggiori criticità del Territorio e i potenziali punti di forza su cui concentrare impegno e risorse e quali iniziative concrete e fattibili si possono a suo avviso intraprendere per superare le difficoltà e per sostenere i punti di forza da lei indicati?
È un territorio straordinario e vario che ha bisogno di un riscatto e di ripartire con uno slancio forte. Il primo problema è il rischio isolamento: la mobilità e la carenza di infrastrutture moderne si riverberano su tutto. Sugli spostamenti delle persone per vivere,
studiare e lavorare e anche per curarsi. Il secondo, connesso al primo, è il lavoro: troppi giovani se ne vanno, specie dalle aree remote. Il terzo è più di cornice: è mancata in questi anni una visione moderna e ambiziosa di sviluppo e futuro. Quanto alle soluzioni, serve un grande piano per la mobilità viaria e ferroviaria che connetta questi territori al resto della Toscana, dell’Italia e dell’Europa. E poi una riorganizzazione intelligente dei poli ospedalieri che portino direttamente ai cittadini una medicina di prossimità. Su tutto una visione di sviluppo del territorio con tre grandi distretti europei: quello delle Scienze della Vita, della Manifattura e dei Beni culturali. Abbiamo poi chiesto di istituire l’Istituto Italiano di Biotecnologie con le risorse europee del PNRR e di farlo proprio a Siena sul modello di quanto realizzato quindici anni fa con successo a Genova con l’Istituto Italiano di Tecnologia. La città, in una provincia che è già Carbon neutral, può diventare capitale della sostenibilità e delle biotecnologie.
Ritiene lei che, per la rinascita del territorio, sia prioritaria la effettiva ricostituzione di un rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni oggi gravemente “corrotto” per via della perdurante commistione politica e affari e per la preferenza accordata a logge, famiglie, parrocchie? Quali vie concrete suggerirebbe?
La politica deve essere una casa di vetro. Le commistioni con gli affari alla fine, come troppi casi di cronaca testimoniano, finiscono con lo sporcare la reputazione dell’intera classe dirigente e ciò è un danno per tutti e anche per la tenuta della democrazia. A livello nazionale serve una legge sulla regolamentazione delle lobby. Quando ero presidente del Consiglio istituimmo una task force per questo, ma poi non ci fu il tempo di andare avanti. Il punto però è culturale: è lavorare sui giovani che si affacciano alla politica, sulle scuole di formazione e ripetere che per essere davvero in grado di rappresentare l’interesse della comunità i politici devono essere liberi. Avere un mestiere, una dimensione di realizzazione personale e professionale alternativa che li renda impermeabili alle seduzioni esterne.
Quale importanza riconosce alla partecipazione attiva dei cittadini e alla reale trasparenza delle azioni dei pubblici poteri? Quali iniziative concrete vedrebbe per la loro implementazione?
È la prima vera priorità per rigenerare la nostra democrazia. Aprire le porte della politica, dare protagonismo ai singoli, alle reti civiche, alle associazioni. Lo stiamo facendo con il progetto delle Agorá Democratiche. Solo tra Siena ad Arezzo nel mese di settembre ne abbiamo organizzate 5: molto partecipate, molto stimolanti. Dei veri e propri laboratori di condivisione e intelligenza collettiva.
Come valuta le notizie sull’indagine attualmente in corso Hidden Partner (soci nascosti)? Pensa che si debba attendere l’esito finale o si debba invece valutare sul piano politico fino a che punto sia accettabile il principio per cui pecunia non olet?
In tutta la mia vita non ho mai giudicato un processo in corso, figuriamoci una indagine. Sul principio però non ho dubbi: i miei valori, e quelli del centrosinistra, sono incompatibili col principio ‘pecunia non olet”.
Condivide l’idea che la responsabilità dell’impoverimento di questo territorio ricada (seppure in misura diversa) su tutta la politica e che, dunque, tutta la politica debba farsi carico delle soluzioni col supporto dei cittadini attivi, singoli e organizzati?
Non mi piace la ricerca di capri espiatori, così come quella di alibi o attenuanti. Quando si tratta dei destini di una terra, come del resto di quelli di una nazione, per me l’assunto è che siamo tutti coinvolti. Per questo oggi serve un grande sforzo collettivo per invertire l’impoverimento e costruire sviluppo e lavoro. Con questo spirito ho incontrato tutte le istituzioni del territorio, indipendente dalle appartenenze politiche. Dal Presidente della Regione Giani al sindaco De Mossi, al presidente della Provincia, Franceschelli.
In questo quadro, sarebbe favorevole ad un eventuale rifinanziamento della legge speciale per Siena 9.3.76, n. 75 per la salvaguardia del carattere storico, monumentale e artistico, per la tutela delle storiche Contrade e a vantaggio del Terzo Settore?
Sì, è uno dei punti del mio programma. Ma evidentemente non basta. Perché lo sviluppo non si costruisce per legge, ma con un piano di interventi organico. Ne ho parlato prima.
Ritiene lei che il territorio del collegio che si appresta a rappresentare goda di un’informazione libera e pluralista? Quali iniziative vedrebbe utili a questo proposito?
Non ho riscontrato problemi. Poi ovviamente in questo territorio, come purtroppo in gran parte delle società avanzate, l’editoria e l’informazione sono nel pieno di un complesso cambio di paradigma tecnologico. Ma non sono fenomeni su cui si possa intervenire dall’esterno. Anzi, questo sì che minerebbe il principio della libera informazione che è inscritto in Costituzione.
Cosa pensa del fatto che l’amministrazione De Mossi, sedicente “del cambiamento” ha nominato nelle varie partecipate o enti un numero elevato e maggioritario di persone già protagoniste, nominate o contigue al potere del primo quindicennio del nuovo secolo (Ceccuzzi, Mussari, Mancini e ampi dintorni)?
Come è noto il giudizio del Partito Democratico su questa amministrazione è negativo. Il tema di fondo è però soprattutto come seminare bene ora per allargare il campo e creare le condizioni per una alternativa convincente tra un anno e mezzo.
Direi risposte esaustive e concrete. Emerge un’indipendenza di pensiero e di proiettiva a zione che il candidato di destra tmm non pare poter garantire.