Da anni, come si vede bene da questo Blog, ci occupiamo di monitoraggio civico. In sintesi abbiamo fatto e facciamo una cosa sola: mettere concretamente in funzione una pratica partecipativa e collettiva. Non siamo un battaglione, siamo una pattuglia di persone normali, siamo solo un gruppo di cittadini che credono nel crescente bisogno di realizzare forme di democrazia partecipata senza aspettare improbabili riforme, ma utilizzando e sviluppando principi già presenti nell’ordinamento legislativo, costituzionale e ordinario. Del resto anche la nostra attiva presenza quali co-fondatori convinti del Polo Civico Senese (già Terzo Polo Civico) si iscrive in questo ruolo prioritario, sempre più spesso indicato come capace di innovare il sistema politico italiano.
Ora il bello è che questa esigenza non è sostenuta solo da Pif (Piefrancesco Diliberto) che, in una intervista a SKY di qualche mese fa, dichiarava di avere scoperto la fondamentale importanza della partecipazione dei cittadini per il futuro del Paese e non è sostenuto solo da sparuti gruppi di intellettuali, ma, da oggi, anche dal prof. Giuliano Amato, di cui si conoscono vari demeriti, ma che, di certo, non può essere accusato di analfabetismo politico. Proprio a Firenze il dottor sottile, ora che sta per lasciare la Corte costituzionale, ha fatto dichiarazioni di peso verso i partiti in generale riportando l’attenzione sui compiti del Terzo settore (e, alla fine, sulla società civile e sui cittadini attivi)
Così, mentre da un lato registriamo la resistenza dei partiti (con qualche eccezione, almeno sulla carta) ad ogni tentativo di democratizzazione interna e a qualsiasi ipotesi di apertura non dirigistica alla società civile (il PD, ad esempio, non fa più le primarie — strumento comunque rivelatosi debole e imperfetto -, vorrebbe perpetuare la comoda logica “vetrinistica” degli indipendenti di sinistra, nessun partito disdegna il ricorso alle liste civetta e anche PAP ha ceduto alle lusinghe leaderistiche accettando nel simbolo elettorale il nome di De Magistris), si fa strada l’idea che i cittadini avrebbero un grande potere, legislativamente previsto, da gestire e sviluppare.
E si moltiplicano le occasioni non solo di rivendicazione dei meccanismi partecipativi, ma anche le sollecitazioni alla concreta attuazione.
L’ultima in ordine di tempo la registriamo dall’aggiornamento cambiamento agostano, a cura dell’ICOM nella riunione di Praga, della definizione di museo che, nella nuova formulazione, recita
Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze.
Il Museo opera e comunica con la partecipazione delle comunità.… Non dice che deve operare.… o che dovrà operare, ma dà per scontato che operi nei fatti e comunichi insieme alle comunità.
E, allora siamo andati a vedere se davvero i Musei facciano qualche cosa del genere, cominciando a guardare gli statuti e i documenti ufficiali. La Pinacoteca, struttura dello Stato obbedisce al seguente schema
che prevede — in basso a destra — la mera comunicazione dei servizi al cittadino.
Poi siamo andati a cercare lo statuto della Fondazione Santa Maria della Scala e .…non siamo riusciti (colpa nostra forse) a trovarne il testo integrale (sarebbe, questa, di rendere difficoltoso il reperimento dei documenti, la risposta concreta all’obbligo legislativo dell’amministrazione trasparente?).
Naturalmente abbiamo visionato lo statuto, modificato anche di recente dell’Opera Metropolitana, fabbriceria della Cattedrale di Siena e non abbiamo trovato nessuna menzione, né della comunità, né dei cittadini. Idem per i musei diocesani minori.
Poi, alla fine, abbiamo visto che l’unico riferimento, pure incompleto, ai cittadini è contenuto nello statuto di quella Fondazione dei Musei Senesi dalla quale, a dimostrazione del forsennato interesse di questa amministrazione comunale per la cultura in tutte le sue forme e manifestazioni, il nuovo Comune di Siena è voluto uscire.… (ebbe a dichiarare di voler uscire anche dalla Società della salute senese — ne abbiamo parlato a suo tempo — ma si è poi accorto di non poter spregiare ogni legge poco gradita e ha ripiegato su qualche inutile e dispersiva duplicazione di propagandistici interventi).
E, dunque, proprio nell’ultima riga del lungo elenco degli scopi perseguiti, siffatto statuto della FMS riporta:
aumentare l’impatto culturale, sociale ed economico del patrimonio culturale e ambientale del territorio, anche tramite la costituzione di distretti culturali corrispondenti agli ambiti territoriali tipici della Provincia di Siena, incentivando forme di gestione associata del patrimonio culturale e ambientale, e la partecipazione dei cittadini.
Ebbene, a parte i distretti culturali di cui non abbiamo traccia, l’incentivazione .… della partecipazione dei cittadini sembra rimasta, al momento, sulla carta. Se la Fondazione Musei senesi non è più supportata e finanziata dal Comune di Siena, mentre il fatto arreca disonore massimo a questa amministrazione disastrosa, non vuol dire che la Fondazione non abbia sostegno e finanziamenti dalla Provincia e dalla Regione. E noi senesi, anche se una vieta concezione ci vorrebbe chiusi in un forzato isolamento, saremmo anche cittadini della provincia e della regione e vorremmo pretendere che qualcuno, se altri non è interessato, si ponga seriamente il problema di dare seguito concreto a qualche iniziativa che solleciti i Musei tutti, d’ora in poi, a operare e comunicare professionalmente e con la partecipazione delle comunità.
La Lista civica dovrebbe poter contare su Cittadini “formati” ad essere Elettori “informati” per mom dare vita ad una “Oligarchia dove talvolta si vota”. Secondo Aristotele.Andando
Oltre i social ..?
Si, a mio avviso.
Altrimenti si ricade in un Sistema di Paranze Unite.
Semplifica.
Ma non risolve.
Dopo la sagra degli antipasti e quella del pesce, va in scena la sagra della “fuffa”. Mi riferisco ovviamente all’articolo (in linea con quello precedente sulla vicenda Rossi). La panacea di tutti i mali sarebbe la partecipazione dei cittadini (come ? In quali forme ? Con quali poteri ? Boh!!!). Prendiamo il caso della Fondazione SMS. Più di un anno fa fu nominato un Presidente, un CDA, un comitato tecnico/scientifico. Patrimonio iniziale 50mila euroni (con tanto di foto di Bretella Kid che consegna l’assegno alla Presidente). Dopo un anno non è stato trovato un euro. Mi risulta però che il Comune voglia distaccare 8 risorse presso la struttura. Voglia partecipare con 6/700mila euroni all’attività dell’ente, che anche Sigerico sarà chiamata a contribuire. Domandina finale: a che cazzo è servito mettere in piedi una Fondazione ? Di questo si dovrebbe parlare. Di come trovare qualcuno, che per esperienza e conoscenze, sia in grado di coinvolgere soggetti su progetti e sia in grado di costituire un patrimonio che permetta di affrancare l’ente da ogni legame con la politica. Tutto il resto è fuffa. Cosa vuoi partecipare quando le risorse, al momento, non sono sufficienti neppure per organizzare una cena ?
Divertente. Apprendiamo ora dal signor Oreste che, se non ci sono soldi, il CONTROLLO DEMOCRATICO é inutile, è “fuffa”.
Il signor Oreste non si è ancora accorto che, se nessuno controlla, i soldi vengono sprecati, non di rado “devoluti” per altre finalità da quelle pubbliche e, piuttosto spesso, anche volgarmente “rubati”. Il signor Oreste non ha fatto caso che le mafie, per dire (ben infiltrate da un paio di decenni anche in Toscana), stanno lavorando alla depredazione del miliardi del PNRR. Una volta controllavano i partiti.…. ora… lasciamo perdere.…
Guardi signor Oreste che, per opporsi alla PARTECIPAZIONE, può anche tirare fuori altri argomenti quelli sedicenti “politici”, per esempio quello che occorre “non disturbare il manovratore”, far fare le cose a chi se ne intende, affidarsi agli uomini forti, delegare i poteri spettanti al “popolo” e, insomma, essere sudditi invece che cittadini.
Non le sembra che il suo modo di vedere le cose abbia provocato nella storia (anche senese) vere e proprie catastrofi ?
La Redazione
Mi ripeto, visto che la Redazione o non capisce o non vuole capire. Se si parla di controllo democratico si deve specificare il dove, il come e con quali poteri. Altrimenti è fuffa, come quella del movimento cinque stalle. Non è con qualche assemblea, più o meno partecipata, che si risolve il problema. Aspetto la solita tiritera dell’uno vale uno, della lotta ai poteri forti, della distruzione della casta, della massaia al ministero dell’economia (perché lei si che sa come far quadrare i conti, l’ha detto Beppe). In una forma po’ più fornita, ma la sostanza è la stessa. D’altro canto c’è poco da meravigliarsi. La Redazione è la stessa che un paio di mesi fa accusò Alessandro Vigni di aver favorito la vittoria dell’attuale maggioranza con la sua discesa in campo nelle ultime elezioni comunali. Con il suo misero 4%. E di quei due fenomeni che fanno ora parte del TPC non avete niente da dire. Con il loro 16% impedirono a Piccini di correre al ballottaggio e certamente vincere (la stessa operazione verrà fatta con il Montomoli, uguale). Naturalmente è un silenzio ispirato alla trasparenza ed alla partecipazione. A proposito: aspetto sempre una risposta sul perché lo Sportelli fu bruscamente congedato dalla carica di assessore. Sempre in nome della partecipazione e della trasparenza (questa volta le ho invertite, vi piace di più ?). Un saluto.
Se si vuole essere seri, Lei ha scritto diverse falsità:
1) De Mossi prese 12.065 voti e Valentini 11.687; differenza 378. Vigni prese 1.029 (primo turno 535 di Pap e 449 di Sinistra per Siena). Ovvio che Pap, SpS e Vigni favorirono la vittoria di De Mossi
2) la risposta alla sua domanda su Sportelli la trova in calce alla sua domanda medesima. Ci guardi prima di brontolare
3) inutile riferirci al M5S, noi proponiamo il civismo politico, la trasparenza e la partecipazione.
Un saluto anche a lei
La Redazione
PS: magari ogni tanto, se le aggrada, risponda alle nostre obiezioni anche nel merito.
Rispondo nel merito solo per non lasciare le cose a mezzo.
3) Vi riferisco al Movimento 5 stalle perché avete lo stesso modo approssimativo di affrontare le questioni;
2) La risposta in calce non la vedo, sarà un mio limite;
1) È vero che la matematica è un’opinione ma voi esagerate e parecchio. Se si sommano solo i voti di Valentini e Piccini al primo turno il Valentini avrebbe vinto di circa 800 voti. La realtà è che buona parte degli elettori di Piccini non hanno seguito l’indicazione conseguente all’appartamento. Mentre Demossi ha pescato 400 voti circa nelle frattaglie (Pinciani, Maggi).
Quando fate le analisi dei flussi elettorali fartele bene, sennò all’Istituto Cattaneo non vi prendono.
Allora chi è la persona poco seria o falsa ?
Comunque tranquillo fenomeno, per me finisce qui.
Non disturbero’ più, ci sono legioni di grillini smessi pronti a pendere dalle tue labbra.
A non risentirci.
Se preferisce non risentirci, non ci risentiremo. Non possiamo però lasciare sospesa la questione della risposta alla domanda che lei fece circa la vicenda dell’allontanamento di Sportelli dalla Giunta. Lei dice di non essere riuscito a trovare la risposta. La riportiamo qui di seguito ma la trova al suo posto in calce all’articolo su Luca Migliorino.
Lei scriveva e domandava:
“.…… Mi interessa più il tema della trasparenza. E una risposta ed impegno lo chiedo alla redazione. Tra i vari movimenti che compongono il TPC c’è anche quello con a capo l’ex assessore Sportelli. Si, quello bruscamente congedato dall’uomo con le bretelle. Non si è mai saputo perché. Ecco, sarebbe necessario chiarirlo. Oppure ci dobbiamo accontentare della risposta del pover’uomo che quando la domanda gli fu posta rispose: lo sappiamo io e lui. Attendo con fiducia”
e Idee in Comune così ha risposto:
“Oreste merita naturalmente una risposta. E se la meriterebbe anche a prescindere dalla necessità della “trasparenza”, che, per Idee in comune, è dato imprescindibile di ogni azione politica. Idee in comune, tuttavia, non sa e non può rispondere su una vicenda del tutto estranea ed intervenuta tra due estranei : il sindaco De Mossi da un lato e l’allora assessore della sua Giunta Massimo Sportelli, dall’altro.
Quello che sappiamo noi è ciò che i protagonisti dissero in quell’occasione: De Mossi si rifiutò di motivare e di spiegare l’espulsione del suo assessore disposta con la sua revoca delle deleghe assegnate (revoca assolutamente legittima e rimessa alla sua insindacabile scelta di delegante), e l’ assessore rimosso, di conseguenza, dichiarò di non poter contestare in alcun modo un motivo recondito e rimasto nella mente dell’imperscrutabile sindaco (che finge di essere un uomo pubblico calpestando i suoi doveri).
Dobbiamo solo aggiungere che, a nostro avviso, l’opinione pubblica senese avrebbe dovuto contestare al sindaco il suo comportamento che ha denegato ogni barlume di trasparenza, prima, durante e dopo: chi ha violato gli obblighi di trasparenza, insomma, non è l’avvocato Massimo Sportelli, ma l’avvocato Luigi De Mossi e la domanda andrebbe rivolta necessariamente a lui”.
Perché, scusi, afferma di non averla trovata?
La Redazione