In attesa che gli spezzoni della fu amministrazione De Mossi, divisi tra qualche decina di formazioni, ricciarelli magici, cavallucci, torroncini e (magiche) copate, circoli ristrettissimi con intrecci parentali, d’affari e di potere (partiti compresi), si inventino altre nefandezze di fine mandato e in attesa che il cd “campolargo” progressista, già minato dalle richieste unipersonali di primarie in forma di passerella narcisista, deflagri come i botti sanguinari di capodanno, ci potremmo interrogare su questo primo anno del POLO CIVICO, nato terzo e rimasto, al momento, unico e solo.
Se ne cominciò a parlare a metà dicembre dell’anno scorso sull’onda obbligata della ribellione popolare alla sedicente amministrazione del “cambiamento” tenuta insieme da disorganici interessi di bottega. Qualcuno obiettò che fosse “presto” senza considerare che i danni prodotti da De Mossi avevano inorridito a sufficienza una città già prostrata dal groviglio partitico-armonioso. Era bastato poco per capire che, a Siena, l’indispensabile alternanza democratica non avrebbe mai trovato lo spazio minimo per produrre risultati utili alla collettività (sempre i “soliti” nelle leve del governo reale) e le elezioni suppletive di ottobre 2021, vinte da Letta senza simboli di partito, avevano fatto capire che, dopo i tradimenti contrapposti e reciproci, solo la società civile protagonista attiva (i cittadini) sarebbe stata il possibile centro di aggregazione e di rinascita. Ma, presto si è capito, era esattamente questo che il PD locale vedeva come maggior pericolo tanto da opporsi subito con una scelta secca ed essenziale
PERDERE senz’altro nel 2023 per VINCERE semmai nel 2028 una volta RESTAURATI (beninteso) i tradizionali presupposti.
Perciò sei formazioni della società civile di varia impostazione e tendenza si trovarono ad assumere la responsabilità del futuro e iniziarono a confrontarsi per ripristinare condizioni minime di ordine democratico: una sorta di comitato di “liberazione” o di “salute pubblica” senese.
Incontro su incontro, riunione su riunione, il lavoro preparatorio portò a limare e approvare già a gennaio 21 un “MANIFESTO” che condensa i motivi e i fini essenziali del Civismo senese (tempo di lettura: 02:24.39)
Confermato lo spazio di piena condivisione, si aggiunse presto un Patto coi cittadini in cinque punti per
“realizzare un governo della città in cui, abbandonati opachi metodi di potere, la partecipazione sarà un elemento distintivo e qualificante, capace di raccogliere le migliori istanze della società civile, nei confronti del quale i cittadini stessi si sentano parte attiva ed esercitino un ruolo di controllo democratico e verifica periodica”
(tempo di lettura: 02:14,12)
Ai primi di maggio ’22, poi, definite le basi teoriche comuni, si pose il problema di quale fosse il nostro sindaco ideale e con quali “CRITERI” avremmo potuto scegliere il candidato unitario (in effetti la pregressa esperienza aveva dimostrato che, a parte l’esigenza di rendere trasparenti i motivi della scelta, aspettare l’ultimo momento portava a favorire false aspettative in un numero smisurato di aspiranti in silenziosa competizione…): furono così definiti sei punti (tempo di lettura: 01:42,63)
quali criteri essenziali di scelta. Invero, allorché scegliemmo, unanimi, quei criteri, molti di noi pensavano ad una figura femminile, alla prima donna-sindaco di Siena, garanzia di solenne abbandono della politica autoritaria e dell’affidamento ad unico detentore e gestore del potere locale, della (pre)potenza amministrativa, del “faccio tutto io”, del narcisismo onnipotente.
L’abbiamo cercata. Non che non ci fossero donne rispondenti a quei requisiti, ovvio, sono mancate le disponibilità… Poi, in verità, s’è visto dall’attuale signora che si fa chiamare “il Presidente del Consiglio” che il sesso conta poco o punto. Conta invece il modo di comportarsi della persona, il suo essere cittadino tra i cittadini, la disponibilità al dialogo, alla trasparenza, la sua apertura alla partecipazione: e Fabio Pacciani, ormai tutti lo sanno (e per questo è particolarmente temuto) riassume platealmente quei requisiti.
Non ancora soddisfatti di questi risultati, abbiamo voluto reagire all’insinuazione che il “civismo politico”, (affollato purtroppo di ogni genere di infiltrati e ciarlatani della bassa politica), non avesse solide basi teoriche e culturali e abbiamo organizzato un primo convegno a maggio incentrato sulla crisi dei partiti politici e sul ruolo della partecipazione dei cittadini per la rinascita civica arricchito a dicembre da un secondo incontro con esperti maggiormente riferito alla individuazione degli strumenti concreti di lavoro. Anche chi ha fatto finta di non vedere sa che esiste un civismo vero, quello che non cede alle lusinghe dei partiti né si contrappone loro per sostituirli mantenendo inalterati i metodi autoritari di governo, ma che lavora per superarne i limiti e per inserire strumenti di democrazia partecipata.
Sul piano della partecipazione avremmo voluto molto di più: in particolare avremmo voluto che il Polo Civico Siena pervenisse alla stesura del suo formale “programma elettorale” con un metodo totalmente e autenticamente partecipato attraverso l’organizzazione di “fabbriche delle idee” in forma di open space technology, pure formalmente previste nel cronoprogramma di lavoro. Ma dobbiamo prendere atto di alcuni punti ineluttabili
- alcune formazioni del Polo Civico hanno già svolto, nella loro legittima autonomia, conferenze programmatiche autonome e incontri con esperti sui contenuti della politica di governo sui cui risultati ci dovremo confrontare a breve e che anticipano di necessità punti programmatici;
- i tempi impongono a tutte le organizzazioni del Polo Civico di passare dalla fase di definizione delle linee politiche comuni a quella di formazione e definizione di ciascuna lista elettorale;
- in politica i numeri sono essenziali perché determinano i rapporti di forza; la rinascita della città passa dalla vittoria di Fabio Pacciani e questa si basa sul successo delle singole liste del Polo Civico. E’ perfino doveroso — perciò — che ogni formazione si dedichi alla propria lista elettorale
- per fare le liste elettorali occorre parlare di contenuti e sarebbe abbastanza ipocrita svolgere le “fabbriche delle idee” di cui sopra con contenuti anche minimamente preconfezionati come sono soliti fare i partiti che si inventano strumenti di fittizia partecipazione .…
D’altro canto è vero che
- la partecipazione come metodo di governo è stata fortemente e unanimemente promessa e reiterata, rappresenta la base stessa dei fondamenti su cui si regge l’esistenza del Polo Civico ed è ogni giorno confermata dal lavoro concreto di Fabio Pacciani a cominciare dagli incontri con i cittadini “Strada per Strada”
- la partecipazione non può essere solo predicata in astratto (lo hanno fatto i partiti creando disincanto, rassegnazione, astensionismo); la partecipazione va praticata in concreto e Idee in Comune, che è innanzitutto Comunità Monitorante, vigilerà comunque e come tale sul rispetto degli impegni assunti.
In conclusione, se Idee in Comune non ha mai partecipato a competizioni elettorali, si sente oggi responsabile protagonista della battaglia civile di rinascita di fronte a tutti coloro che in questi anni ne hanno seguito impegno collegiale e lavoro plurale e non intende sottrarsi al proprio compito. In ogni caso la decisione sulla sua partecipazione alle prossime comunali non dipenderà dal voto del suo gruppo dirigente ma dal sostegno politico e dalle adesioni che raccoglieremo nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Oggi abbiamo riferito con qualche dettaglio sul lavoro fatto e abbiamo reso noti i nostri recapiti
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