All’incirca una ventina di anni fa, all’ora di pranzo, in una via importante del centro storico senese, quello che sarebbe poi diventato il Grandissimo Maestro e che risponde al nome di Stefano Bisi, partito dalla redazione del suo giornale, si recava a desinare quando si trovò dinnanzi il consigliere regionale Alessandro Starnini, che abitava lì vicino, e che usciva sovraccarico di buste bianche dalla Rosticceria Vitti (allora si diceva: si mangia male si mangia ritti…). A parte che le vettovaglie apparivano di eccessiva quantità per il nucleo familiare, si sarebbe trattato di cosa assolutamente irrilevante se Starnini avesse raggiunto la sua abitazione distante una cinquantina di metri. Al contrario, percorsene una ventina, svoltò in un portone sulla destra e scomparve. Bisi vi conosceva l’esistenza dello studio di un legale, politico a tempo perso e normalmente perdente, al quale si era rivolto per varie incombenze, e, sommato due più due, dedusse con l’acutezza del giornalista esperto, che fosse in corso una riservata riunione di lavoro di quei pochi carbonari che si opponevano, con scarso o nullo successo, al groviglio armonioso. Naturalmente pensò che la notizia fosse di interesse pubblico e, in nome della privacy, la fece apparire nel suo giornale il mattino seguente.
In questi giorni, in modo per niente riservato e assolutamente plateale (sembrano avvertimenti rivolti per lo più agli alleati di governo locale, specie Fratelli d’Italia) un pubblico rendez-vous si è tenuto nei pressi della Croce del Travaglio con straordinari personaggi: Stefano Bisi, appunto, Luigi De Mossi e Anita Francesconi, la ridente pasionaria storica di Forza Italia.
La cosa sembra di particolare interesse perché segue di poco la notizia che il professore/ imprenditore/ massone Emanuele Montomoli è sceso in campo col partito senese di Tajani seguendo di alcuni mesi l’esempio di Daniele Tacconi. Aspettiamo trepidi l’arrivo di Andrea Bellandi per vedere la conferma che
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il ricciarello magico demossiano, dopo la batosta elettorale, si ricongiunge alla sua naturale vocazione di servizio alla massoneria senese
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le manovre in corso per un’edizione aggiornata del groviglio armonioso sono esibite e serrate
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la momentanea egemonia di Enrico Tucci con Fratelli d’Italia e del civismo collegato e connesso di Giuseppe Giordano, che hanno sopportato per anni il malgoverno locale, è sotto bersaglio e vedremo se il Comune di Siena continuerà a fare le stesse cose dei predecessori come sta ordinariamente facendo
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il PD, commissariato, non dovrebbe, almeno per questa volta, trovare al suo interno alcuno che abbia la faccia tosta di entrare in rapporto sotterraneo con questi tentativi di riassetto del Potere locale.
Anche se ci siamo ormai abituati, sembra che ne vedremo delle belle. Il teatrino della politica senese ha aperto il sipario e vola sempre più alto.
Chissà se il terzo punto dell’ultima parte del vostro articolo (il PD, commissariato, non dovrebbe, almeno per questa volta, trovare al suo interno alcuno che abbia la faccia tosta di entrare in rapporto sotterraneo con questi tentativi di riassetto del Potere locale) si può collegare a quanto riportato oggi (24 marzo) dalla stampa cittadina. Per esempio nell’articolo “Pd, accuse al Commissario “usati metodi autoritari” de La Nazione tra i nomi dei 15 firmatari della richiesta di revoca del commissario si leggono quelli, senza dubbio “innovatori” che non hanno niente a che fare con i quasi 3 lustri in cui la città è stata devastata dalla gestione cennian/ceccuzzian/mussarian/monacian (lavoro poi ben completato da De Mossi e dintorni), di: Franco Ceccuzzi, Simone Vigni, Carolina Persi, Gianni Guazzi, Massimiliano Bruttini, Marco Borgogni, Alessandro Lepri, Mauro Balani, Domenico Gioia, altri e la capogruppo in consiglio comunale Giulia Mazzarelli.