Sulla propria pagina Facebook Leonardo Ferrante, praticamente l’inventore — insieme ad Alberto Vannucci — del monitoraggio civico e democratico (“Anticorruzione Pop”, Ed. Gruppo Abele, 2017, euro 7,00) cerca di (ri)spiegare ai detrattori della partecipazione quali siano in concreto le finalità perseguite
Dalle parole di Ferrante si ricava in primo luogo che l’invito “a non fare solo monitoraggio” viene esattamente dall’interno del blocco sociale che si richiama, in linea di principio, all’anticorruzione e al contrasto alle mafie; se così non fosse, in luogo del “non possiamo fare solo monitoraggio”, sarebbe stato appropriato mettere un “non potete fare solo monitoraggio”; in secondo luogo sembra da rimarcare che, nel blocco sociale di cui sopra, non manca chi “fa leva negativa su quello che fa il monitoraggio”.
Che ci fosse qualche segnale preoccupante s’era già visto dal fatto che Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie, dopo essere stata soggetto promotore del monitoraggio sul PNRR, ne era improvvisamente uscita; oggi i promotori sono rimasti tre
La cosa ha dell’inverosimile: dove sia la parte negativa del monitoraggio se non nel “fastidio” che può provocare in chi, chiamato a pubbliche funzioni, non gradisce avere controlli sul proprio operato — commissivo od omissivo che sia — non riusciamo a capire.
Forse il monitoraggio civico sottrae risorse umane ed impegno civile che potrebbero dare maggiori frutti in altre attività? Francamente non ci sembra: il verbo viene sempre dal centro e nei territori — salvo lodevoli eccezioni — non vediamo iniziative, né prese di posizione, né ricerca di aggregazioni in chiave anticorruzione, meno che mai, disponibilità alla collaborazione “di base”; i pochi “dirigenti” restano assorbiti nella cura dei rapporti istituzionali e d’immagine. Ne deriva un impoverimento dell’attività che ormai dura da troppo tempo e un arroccamento nei (pochi) fortini della propria “appartenenza”, impermeabili e distaccati dalla realtà.
In ogni caso, a che vi serve “fare leva negativa su quello che fa il monitoraggio”? E poi, chi fa ormai monitoraggio? Dove vedete mai queste folle monitoranti? Ci sono alcune persone, sparse nella penisola, rari nantes in gurgite vasto, che ancora lo fanno e resistono, comunque convinte di essere utili e di osservare un precetto costituzionale. Anche nel web, si trovano ormai poche testimonianze comunque datate di qualche annetto e, magari, organizzate da qualche docente illuminato
Poi c’è la straordinaria eccezione di Bologna
per la quale vale oggi più che mai la felice intuizione di chi sostenne argutamente che non erano stati i comunisti a far grande Bologna, ma, semmai, era stata Bologna a far grandi i comunisti…
Di certo di oppositori “interni” non se ne sentiva proprio il bisogno essendo già quelli “esterni” numerosi assai e fortissimi, diffusi nei partiti e nelle istituzioni.
Di quelli senesi abbiamo parlato più volte.
Nei partiti l’opposizione è, per così dire, congenita ed essenziale; lì si pretenderebbe ancora — nonostante le prove contrarie che si protraggono da decenni — di avere l’esclusiva dei beni comuni insieme a quella della scelta dei candidati e dei nominati ad ogni livello; si sapeva e non meraviglia.
Nelle istituzioni la cultura contraria al controllo democratico arriva a cascata e i più accaniti sono i cd “indipendenti” e i falsi “civici” (guardate da ultimo Anna Ferretti, la quale, iscritta al PD dal 2012, dovette rinunciare alla tessera per incompatibilità con un incarico nella Caritas, ha finto di essere senza appartenenza partitica per essere eletta e ora si riprende la tessera in modo da ritornare dentro a contare qualcosa: lei dice per fare opposizione, come se l’opposizione in consiglio la potessero fare solo i partiti).
Uno dei più accaniti oppositori esterno è il presidente della Biblioteca Raffaele Ascheri, il quale, dopo avere scritto libri su libri mettendo giustamente il naso nelle biografie degli altri, viventi o non (ora perfino di Leopardi), non vuole in nessun modo che si conosca il suo curriculum vitae in base al quale la sindaca lo ha nominato. E Colei, naturalmente, obbedisce nascondendoci i dati richiesti più volte con accessi documentali.
C’è poi un intero settore intitolato alla partecipazione — quella in ambito sanitario dei sedicenti Comitati di Partecipazione aziendali — disciplinato da una legge regionale che affida loro anche compiti di monitoraggio, che si rifiuta bellamente di farlo e nega anche la possibilità dei propri componenti di documentare carenze, discostamenti dalle normative e pure violazioni di procedure convenzionali (solo il Comune di Poggibonsi — per quanto è dato sapere — si è preso la briga di istituire un Assessorato alla Partecipazione, ma non anche della Trasparenza, presupposto indispensabile: vedremo in concreto che cosa farà).
Insomma il monitoraggio civico passa brutti momenti proprio ora che si moltiplicano gli attacchi alla democrazia e che ci sarebbe stato bisogno di un generalizzato rilancio. Peccato.
Monitoraggio ovvero “controllo assiduo, ravvicinato, analitico”. È lampante che dia noia, ma a chi ? A colui o coloro che hanno da nascondere qualcosa di illecito o che rasenta l’ illecito. Esempi eclatanti : perché in Italia tutte le Amministrazioni pubbliche hanno computer, sistemi operativi e programmi diversi e non collegabili tra di loro ? forse perché non essendoci un ” monitoraggio ” nella pubblica amministrazione potevano fare quello che volevano. Nel piccolo, rimanendo nel nostro ambito senese, facendo un monitoraggio sui lavori del Comune io ed altri abbiamo bloccato quella pericolosa costruenda rotatoria allo Stellino e quel pericoloso parcheggio a spina di pesce che avevano già iniziato a segnare per la discesa del Giuggiolo, ecc. purtroppo c’è da dire che chi non vuole il monitoraggio è difficile che poi accetti le giuste modifiche proposte dal cittadini monitoranti.
In una politica che è fatta di slogan che vengono presto dimenticati, il monitoraggio è un rilevamento di dati oggettivi che traccia la reale azione politica. Il monitoraggio mette a nudo lo scostamento tra le promesse e le attività messe in atto.
In una ideale politica trasparente il monitoraggio potrebbe anche essere omesso ma la realtà è molto opaca e piena di fake new.