Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri, ha scritto sul Fatto Quotidiano del 12 agosto un lungo articolo sui 17 DECRETI del Ministero della Cultura che, volendo riconoscere per la prima volta i valori delle Contrade e del Palio, dichiarano cinque tamburi e sedici bandiere (se abbiamo contato bene) di interesse culturale particolarmente importante delle testimonianze materiali del Palio di Siena:
Ecco l’elenco completo delle “testimonianze materiali” del Palio che il Ministero della Cultura ha riconosciuto come particolarmente importanti
- Bandiera di Mastuchino, Nobile Contrada dell’Aquila;
- Bandiera del 1700, Nobile Contrada del Bruco;
- Tamburo da “giro” e bandiera della fine del XVIII secolo, Contrada della Chiocciola;
- Bandiera di piazza antecedente al 1955 e tamburo Claudio Demuru detto il “Bamba”, Contrada Priora della Civetta;
- Bandiera della Regina Margherita di Savoia, Contrada del Drago;
- Bandiera a fiamme con motivo a coda di rondine, Imperiale Contrada della Giraffa;
- Bandiera della Contrada Sovrana dell’Istrice e tamburo imperiale della Contrada Sovrana dell’Istrice, Contrada Sovrana dell’Istrice;
- Coppia di bandiere di piazza che ha concluso la passeggiata storica del Palio del 17 agosto 2022, Contrada del Leocorno;
- Bandiera Bracci, Contrada della Lupa;
- Bandiera con i cavalli alati e tamburo imperiale del 1928, Nobile Contrada del Nicchio;
- Coppia di bandiere “Ettorina” e “Argia”, Nobile Contrada dell’Oca;
- Bandiera della Contrada Capitana dell’Onda;
- Bandiera restituita dalla famiglia Sozzi, Contrada della Pantera;
- Tamburo imperiale detto “Lorenzo Guasparri”, Contrada della Selva;
- Tamburo di Piazza del 1981, Contrada della Tartuca;
- Riproduzione della bandiera cinquecentesca della contrada della Torre, Contrada della Torre;
- Bandiera a “fiamma vecchia”, Contrada di Valdimontone.
Scrive il Rettore:
.… Il Palio … è un sistema culturale complesso e secolare che ha condensato su un piano simbolico la vita culturale, sociale e politica di una orgogliosa capitale che si vedeva privata del suo Stato. Siena ha saputo riprodurre il cosmo intero nel suo microcosmo urbano, e le sue diciassette contrade sono divenute altrettanti popoli sovrani, pronti … alla guerra rituale delle carriere … e subito a stringersi in una pace, superiore e comune …
E aggiunge che, per la prima volta dal 1948, in applicazione dell’art. 9 della Costituzione (“La Repubblica … tutela il patrimonio storico e artistico della nazione”) il nostro Governo, dopo un lungo lavoro di un Comitato scientifico, ha proceduto alla pubblicazione dei diciassette decreti sulle sedici bandiere e sui cinque tamburi, sopra elencati.
Poi, evidentemente colpito dalla palese limitatezza del numero delle testimonianze materiali oggetto di considerazione, si preoccupa di avvertire che
…con una procedura inclusiva, e innovativa, le comunità contradaiole hanno partecipato alla stesura del “vincolo”, scegliendo ciascuna un OGGETTO (bandiere o tamburi) da tutelare materialmente, in una RETE che rendesse concretamente e simbolicamente tangibile la tutela del patrimonio-Palio, fatto di strade, chiese, musei, fontane, canti, riti, storie, cene, amori, odi, ricordi…
Anzi
… appare a tratti vertiginoso riuscire a tenere insieme, e a definire come patrimonio culturale, un simile, inafferrabile, palinsesto plurisecolare di “cose” e pensieri: ma è proprio questa la realizzazione della più alta idea di patrimonio, quella del “contesto” ...
Siamo contenti, molto contenti.
Eppure ci è ritornata alla mente le notizia delle dimissioni del luglio 2023 dal Comitato scientifico dei tre storici locali Aurora Savelli, Duccio Balestracci e Fabio Mugnaini
Allora Balestracci motivò alla stampa (Radio Siena TV 31 luglio 2023) la decisione delle dimissioni con una frase che ci apparve lapidaria ma non proprio chiarissima
” sono emerse criticità: … una mancanza di fluidità tra l’oggetto che si riferisce alla contrada, come tamburo o bandiera, e quello che rappresenta al di fuori dell’oggetto stesso”.
Aurora Savelli, qualche giorno prima (Gazzetta di Siena 29 luglio 2023) era stata più generosa e anche un tantino più esclicita:
Ci siamo opposti al documento presentato dalla professoressa Katia Baldacchino attraverso tutta una serie di critiche su punti che secondo noi dovevano essere tenuti in conto. Ma non c’è stato un vero confronto. Ci siamo trovati all’ultima riunione a essere informati dei meccanismi di salvaguardia messi in atto, la redazione di un elenco di oggetti. Non siamo stati coinvolti in questa decisione, non c’è stato un vero confronto. Cose così importanti devono vedere il coinvolgimento di tutta la popolazione attraverso pratiche partecipative”.
Oddio, se si vogliono favorire pratiche partecipative, non sarebbe forse male che, quantomeno, si spiegasse meglio al popolo che cosa non ha funzionato. In ogni caso, mentre non sappiamo dire della “mancanza di fluidità” del professor Balestracci, concordiamo con la professoressa Savelli sulla sempiterna mancanza di pratiche partecipative che stanno diventando la favola triste di questo Paese: chi le predica si guarda bene dall’applicarle … e poi ci sono le istituzioni, vuoi locali che centrali, che fingono di ignorarne perfino l’esistenza teorica e la loro rilevanza costituzionale.
Ma, su questo, avremo modo di tornare.
Riceviamo da Roberto Barzanti e pubblichiamo il seguente utile commento:
“In effetti è assurdo. Se si ritiene il Palio una secolare manifestazione che esprime un’identità collettiva ( o qualcosa del genere), non si attua una salvaguardia protettiva estrapolando qualche oggetto-reliquia e ignorando l’evento in tutte le sue implicazioni materiali e immateriali. È una procedura antiquata e classificatoria tipica della selezione dei luoghi UNESCO o di ottiche del genere. Che degradano una visione storico-antropologica a ricerca dell’oggetto simbolo, che , separato dal contesto diventa inerte reperto.
La Redazione
A Palio finito desidero fare alcune precisazioni su un procedimento che, se pur indirettamente, ho seguito nel tempo
Innanzitutto occorre precisare che il codice dei beni culturali attualmente prevede la dichiarazione di interesse culturale,da parte dello Stato, solo su beni materiali, riservando alla dimensione immateriale solo un articolo, che consente poco movimento.
Dopo una ricerca sul campo di diversi anni a Siena e nelle Contrade, seguita dal comitato scientifico senese e dalle principali istituzioni contradaiole, la professoressa Ballacchino, esperta di patrimonio immateriale, di feste e di comunità patrimoniali, ha preso in considerazione un rosa di elementi possibili, fino a giungere alla scelta di Tamburi e Bandiere, perché sono elementi che permettono di legare il contesto materiale a quello immateriale.
Attraverso essi si narra l’artigianato di chi lì costruisce o cuce, le storie di vita di coloro che li utilizzano, legami fra generazioni, saperi e tecniche specifiche, in sostanza la vita di Contrada durante tutto l’anno e non solo nei giorni del Palio.
Questa proposta è stata discussa all’interno del Magistrato delle Contrade, trovando unanime consenso.
Successivamente ogni Contrada, riunendo i propri organi di governo, ha scelto l’oggetto o gli oggetti da far tutelare , più rappresentativi per la propria storia di comunità.
Mi sembra quindi che il.processo partecipativo ci sia stato e sia anche riuscito proprio perché il Ministero ha rispettato i punti di vista proposti senza forzare scelte dall’alto
Il procedimento seguito è inedito in Italia, unico ed innovativo.
Il.Palio è il primo patrimonio culturale immateriale dichiarato di interesse nazionale da parte del Ministero della Cultura, tenendo in conto le istanze dei protagonisti attraverso ricerca e tavoli condivisi.
Questo progetto ha ispirato anche riflessioni su eventuali nuove linee guida relative al lavoro dello Stato sul patrimonio culturale immateriale.
Pertanto può essere che, come afferma il prof . Barzanti, le regole e la visione attuali siano vecchie ma con questo progetto c’è il tentativo di andare oltre e cambiarle.
Si tratta di un primo, importante , passo che il Ministero e la Soprintendenza vogliono utilizzare per poter continuare ad attivare processi virtuosi e partecipati al fine di valorizzare e salvaguardare la vita di Contrada a Siena
Grazie per il contributo. Restiamo in attesa di “processi virtuosi e partecipati”. Per ora ci sembrano rari, per non dire inesistenti.
La Redazione