Per favorire l’avvio di un dibattito su “Siena com’è e come potrebbe essere” non sarebbe male partire da un sollecitatorio contributo offerto su Facebook da un’insegnante senese, già laureata alla Sapienza di Roma, da tempo cittadina attenta alle vicende e ai fatti della città. Si chiama Germana Marchese e questa è una immagine tratta dal suo profilo
E’ conosciuta anche come impegnata pasionaria di Per Siena, per niente incline alla disciplina interna e molto libera nelle analisi e nei giudizi (per opportuni approfondimenti si possono leggere i post della sua pagina Facebook).
Ecco quello che ha scritto ieri 21 settembre col titolo “Siena/Affari interni”
Amici non senesi,non date retta ai titoli di giornale. Siena è una cittadina talmente deliziosa che non corre alcun rischio d’esser dimenticata, se non altro per il magnifico territorio in cui si trova. Quando si capita da queste parti, ci si passa sempre, alla svelta magari, questo è vero, ma non si salta mai.
Il vero problema è che resta bella di per sé per fortuna. E non è poca cosa a dire il vero. Ma sull’accoglienza, sulle politiche dell’accoglienza, della quale non ha mai sentito il bisogno, resta indietro, fatica, annaspa. Del resto è principiante. Dopo la crisi di banca MPS ha cominciato a studiare ma per ora nessun diploma all’orizzonte.
È un bene però, perché mentre il resto del paese ha bruciato la possibilità di costruire una politica dell’accoglienza di qualità, Siena ancora studia e potrebbe diplomarsi con una tesi originale, evitando la ripetizione di errori. Sarebbe un bel laboratorio. Sarebbe.
E invece … immancabili, peggiorano la situazione, rallentano i risultati, le ataviche frizioni interne. Fazioni e amici-nemici che su ogni provvedimento, spesso poco azzeccato, montano scontri pseudopolitici senza produrre mai risoluzioni strutturali a lungo termine. Immobili. Oggi un litigio, domani un accordicchio e si va avanti così. I commercianti si infuriano le guide turistiche si indignano e i residenti si allontanano.
Ma Siena, per fortuna, sta a guardare, immobile, come uno splendido palcoscenico, sempre delizioso. Vuoto. In attesa di qualche vero “attore” che animi, valorizzandolo, uno spettacolo alla sua altezza.
Sul vero attore il dibattito è aperto. Davvero non abbiamo avuto VERI ATTORI? Forse Vittorio Mazzoni della Stella, sindaco dimissionario per diventare presidente di banca, non è stato un vero attore del secolo scorso? E Mussari? E, poi, Mancini, Ceccuzzi, Cenni… e tutti gli uomini della Birreria… E Igor Bidilo? Caiata? Bruno Valentini che batte il PD alle elezioni e poi torna a prendere ordini dalla segreteria non è stato forse un vero attore? Abbiamo avuto grandi intellettuali come Omar Calabrese o Marcello Flores D’Arcais, quale ruolo hanno avuto? Occorreva un’alternativa e sono arrivati De Mossi, Tacconi, Bellandi, Raffaele e Mario Ascheri… è arrivato perfino Paolo Benini, pensa un po’! E che dire dell’inventore del groviglio armonioso, andato a dirigere la massoneria compresa quella deviata e tornato fustigatore di costumi, attore verace come Stefano Bisi. Non sono forse attori e pure gestori attenti di ogni evenienza i fratelli Monaci? E che dire dei nuovissimi: Michelotti e Marignani, Montomoli-Vismederi e signora, Enrico Tucci capo in testa e l’attrice ignara Nicoletta Fabio de Miracoli?
Sono solo esempi beninteso, ma esempi significativi. E’ vero, manca un altro vero attore, protagonista indiscusso a partire dalla staffetta col predetto Vittorio Mazzoni e oggi amministratore della cultura a Piancastagnaio. Non lo abbiamo ricordato perché lui stesso ha dichiarato che avrebbe fatto solo l’allenatore di Fabio Pacciani, poi abbandonato dopo la sconfitta. Ora sembra tagliato fuori da solo.
… non basta a una città e al suo futuro che ci siano una maggioranza – guidata al femminile – che assicura il quotidiano e una opposizione che interroga e critica. E non bastano neppure che talora maggioranza e opposizione trovino l’accordo necessario. Occorrerebbe che la città tutta sia coinvolta in uno sforzo di proiezione sul domani. Perché è l’assenza di questa tensione che allenta le giunture, i nodi della città e i movimenti rallentano e si infiacchiscono .… Sì, le possibilità ci sono, ma per quanto tempo ancora? Abbiamo un centrodestra che sta amministrando la città senza un’idea e senza un progetto, andando all’impronta e seguendo desideri e bisogni. Abbiamo un’opposizione frantumata, con il partito principale avvolto nei suoi problemi, incapace ancora di delineare una proposta che dia un senso alla voglia espressa di tornare a vincere… E nel frattempo? Cresce un’ansia di pulizia, moralità fuori dalla politica …
Magari se ne potrebbe parlare di più.