In campagna elettorale Enrico Tucci (proprio colui che passerà alla storia per avere affermato che il concorso per il presidente/dirigente a Sigerico spa è stato regolare), nel 2023 potente capo di Fratelli d’Italia e ora in attesa della candidatura alle regionali, dichiarò bellamente in televisione, che, se avessero vinto loro, il governo Meloni avrebbe avuto per Siena un occhio di riguardo: hanno vinto e ora l’on.le Michelotti ci informa che il governo ha mollato lo stabilimento di Siena alle decisioni dell’azienda per salvare il resto delle presenze industriali ex Whirlpool (“ex” è decisamente sbagliato: Whirlpool dirige e determina le scelte di Beko, come vedremo).
Ora la maschera è caduta e, alla fine, si spiegano vari aspetti su cui finora si ponevano interrogativi e domande.
A) a mo’ di premessa, ricordiamo qualcosina del passato.
- Quando Siena era ricca e Monte dei Paschi e Fondazione erano dentro la Sansedoni Siena spa, la società Whirlpool, sostenendo che non ce la faceva più, che doveva ridurre i costi per mantenere a Siena la produzione, che non sapeva se e quanto avrebbe potuto reggere, ecc. ecc.; iniziò a richiedere alle istituzioni senesi (sindaco Cenni e presidente della provincia Ceccherini, ambedue PD) che qualcuno acquistasse lo stabilimento di Viale Toselli dell’estensione di due ettari di copertura (20.000 mq) per concederglielo poi in affitto;
- fu così che Sansedoni Siena spa costituì ad hoc una società di scopo dal nome “Duccio” destinata alla sola operazione dell’acquisto del bene immobile dove si svolgeva e si svolge l’attività industriale, ad un prezzo, non miserrimo, di 28 milioni e seicentomila euro (a occhio e croce 1.400 euro al metro quadrato) che Whirpool non destinò a Siena, ma ad altre sue operazioni. L’impianto, così acquisito da una società immobiliare in mano al Monte, venne poi ceduto in affitto a Whirlpool ad un canone annuo determinato in base ai valori di mercato immobiliare (per non incorrere in seri problemi di varia natura), ma comunque gradito alla Whirlpool (che ne trasse un notevole vantaggio) canone, pari, per quanto ci risulta, a 2,6 milioni annui;
- da allora, era il 2008, Whirlpool lamentò più volte che il canone era troppo alto e, gradualmente, Duccio Immobiliare ridusse via via il canone fino ad arrivare ad un importo che, per quanto è dato sapere, ammontava qualche anno fa ad un centinaio di migliaia di euro al mese (ignoriamo se abbia subito ulteriori limature, ma scommetteremmo di sì. Magari Tucci ce lo dice).
E, dunque, si è intanto assodato un fatto: il canone di affitto non è per niente alto, come qualcuno tenta di sostenere. Anzi, diciamo che Whirpool ha ricevuto un bel beneficio perché, alla fine, l’investimento sull’immobile l’ha fatto con i soldi di altri.
B) E ora veniamo ai tempi nostri.
- Oggi la Duccio immobiliare, società di scopo della Sansedoni, che, a sua volta, campicchia abbandonata dalla banca e dalla fondazione e si è trasferita in Massetana Romana, non può farci nulla.
- Whirpool, desiderosa di liberarsi di Siena ormai da troppo tempo, le ha tentate di tutte, ma, non avendo argomenti convincenti e nemmeno ragionevoli e/o basati su dati oggettivi per mollare tutto, ha dovuto reperire un’altra via ricercando qualcuno che potesse fare in sua vece il “lavoro sporco”. Così Whirpool continua a produrre altrove, acquisisce un’importante partecipazione in Beko e le affida l’ingrato compito … della liquidazione.
- Nicoletta Fabio si impegna al massimo coi lavoratori, ci crede e ci mette la faccia. Poi arriva Michelotti, che fa da tramite col governo, e, dopo qualche contraddittorio farfugliamento, è costretto a riferire alla sindaca che l’esecutivo Meloni ha già sacrificato e venduto Siena alla barba delle promesse del furbissimo Tucci.
- Ed è qui che scappa fuori il TRA.IN spa, che, avendo un po’ di soldi provenienti dai francesi per la cessione a Tiemme dell’azienda di trasporti e non sapendo cosa farne pur di sopravvivere, si propone come acquirente dell’immobile a destinazione industriale. La stampa parla di 10milioni di euro contro i 28,6 e Michelotti, non si sa in base a quale competenza, ha dichiarato che “ok, il prezzo è giusto!”
- al momento in cui scriviamo la Gazzetta di Siena pubblica questa foto
e scrive testualmente
“non arrivano buone notizie dall’incontro che si sta svolgendo in queste ore a Roma, al Ministero delle Imprese, sulla vertenza Beko. Secondo quanto si apprende, l’azienda ha confermato la chiusura della produzione a Siena per il 31 dicembre 2025. L’affitto per l’immobile di viale Toselli sarà pagato fino al 2027. C’è l’impegno di trovare un eventuale investitore in un tempo congruo. Per quanto riguarda gli altri stabilimenti sono 200 gli esuberi a Cassinetta, 68 a Melano e 40 a Carinaro, a cui si aggiungono i 299 di Siena. Salve Comunanza e Fabriano.”
C) Conclusioni
- Nicoletta Fabio, alla notizia che il TRA.IN comprerebbe non trattiene l’entusiasmo e, immediatamente, esulta. Non occorre essere dei geni per dedurne che la Sindaca, appena saputo da Michelotti che da Roma ci hanno mollato, ha chiesto al TRA.IN di fare questa mossa per tirare avanti fornendo un’illusoria speranza ai lavoratori e alla città attraverso l’introduzione di un diversivo solo apparentemente furbino e privo di senso nella forma e nella sostanza. Propriamente una beffa o una burla, o, con un francesismo in voga, un classico perculamento.
- Intanto la Sindaca si trova come capo di gabinetto addirittura il capo politico di Fratelli d’Italia Alessandro Manganelli e non le sarà facile, né assumere posizioni non dico sgradite, ma neppure neutre rispetto alla linea al partito egemone, né, di contro, le sarà facile dimenticare che il governo si era impegnato “a decidere insieme ai sindacati se esercitare i poteri del Golden Power” (*). Poveretta, un po’ ci dispiace, forse non era pronta a farsi comandare da un partito al quale oggi alcuni critici, su ispirazione e suggerimento dell’on.le Augusta Montaruli, assegnano l’aggiornato slogan “credere, obbedire, abbaiare!”.
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(*) il “golden power” tutela gli asset strategici a prescindere dalla nazionalità dell’investitore, purché l’operazione rischi di danneggiare l’interesse nazionale. È uno strumento che cerca di bilanciare la libera circolazione dei capitali, obbligatoria nell’Unione Europea, con la necessità di proteggere settori chiave per il Paese.