.…… come va lì a Bergamo? Come va, come va.…. questa storia, in fondo, è nata poco più di un mese fa. Una sera, guardando i reportage dalla Cina, mia moglie disse a tavola qualcosa del tipo ma santo Iddio, quella povera gente, pensa come devono vivere, pensa la paura. E pensa se capitasse a noi… Il 20 febbraio, il primo caso di Codogno. A molti, qui, sembrava lontano .…. poco tempo dopo, Alzano e Nembro. A seguire, il resto.…. da una parte i preoccupati (come me) definiti più o meno paranoici, ansiosi compulsivi, profeti di sventura, e sopra invece il coro possente degli ottimisti, guidati dai nostri rappresentanti più autorevoli. Il sindaco di Alzano che non vuole chiudere come a Codogno perchè questa è una zona nevralgica per l’economia, come si fa a fermare le attività produttive, con lui autorità molto più in alto, il governatore Fontana per il quale via, questa in fondo è poco più di un’influenza, il sindaco Sala a Milano che suona la grancassa, non possiamo ridurre Milano a un mortorio, hashtag Milanononsiferma, a Bergamo il nostro Gori che non vuole restare indietro e lancia con i commercianti il suo orgoglioso hashtag Bergamononsiferma.
E’ inutile girarci attorno: ci ha fregati la nostra virtù più nota e riconosciuta, l’operosità imprenditoriale. Quel fuoco che abbiamo dentro da generazioni, che ci spinge a fare, a fare, a fare, in ultima analisi per produrre, produrre, produrre, per guadagnare, guadagnare, guadagnare. E’ un po’ forte dirlo, ma non bisogna temere la forza delle parole: la nostra cultura volgarmente detta palancaia, qualcosa che ha a che vedere con l’intraprendenza congenita, ma anche con l’avidità, ci ha impedito di fermarci. Di tirare il freno prima di andare a sbattere. E abbiamo sbattuto.
Come si fa a fermare la locomotiva d’Italia? Come si fa a fermare tutto? Come si fa: visto che non ce l’hanno mostrato i sindaci, ce l’ha mostrato uno stupido virus, come si fa. Per non chiudere qualche paese, adesso abbiamo chiuso il mondo .….. adesso vedo deserto e desolazione.…. qualche padrone di cane in giro col cane, qualcuno che va a fare la spesa, qualche runner esaltato che proprio non capisce. In generale, però, tanta disciplina. E tanto, tanto, tantissimo senso del dovere, che qualcuno sui media definisce eroismo, ma che qui è semplicemente fare ciò che si deve fare: i medici, gli infermieri, i volontari, tutta una favolosa combriccola che non crolla nemmeno sotto le mazzate del bisogno, della fatica, della disperazione.
.…..Non c’è famiglia, si può dire, che non sia toccata. Solo come esempio: io ho salutato tre persone care in una settimana. Non parenti stretti, ma persone care. Come tutte, sono morte nel modo peggiore, supposto ci sia un modo migliore: portate d’urgenza all’ospedale, la famiglia tenuta lontana, la solitudine come compagnia .…ho salutato il pediatra che ha curato i miei figli, il grande dottor Zavaritt, medico e tante altre cose.…. E il dottor Lussana, che qui nel quartiere ha speso tutta la vita al servizio degli altri, con umiltà e discrezione, sacerdote di una sola religione, la medicina. E poi il signor Marino, amico di famiglia, banchiere con la passione della campagna .… nomi che altrove non dicono niente, ma storie preziose, uniche, vere, di una Spoon River che si sta formando ora dopo ora. Sì, avevano ottant’anni, ma se qualcuno si avvicina a dirmelo col tono di questi tempi, dai, tutto sommato muoiono solo gli ottantenni, giuro che sparo.…
La verità? La verità è che in questa terra è entrato di prepotenza, senza contratto e senza permesso di soggiorno, un immigrato odioso: la paura. Di fatto è il primo cittadino, più di qualunque sindaco. Nessuno l’ha eletto, ha preso il comando con metodi stalinisti, e non ammette obiezioni. Domina in tutte le case, s’è insinuato capillarmente ovunque, s’è infiltrato da tutte le fessure.….. Eppure Bergamo non cede.….….Prima o poi il domani comincerà. Anche qui.
Aspettando questo domani, da Bergamo non possiamo non spedire lettere come questa, che servano al resto d’Italia da esempio e da monito.
Vorrei che la leggessero in tanti, in tantissimi, tutti: aiutatemi a divulgarla .…
.….. dico a tutti: guardateci. Pesate la nostra pena. E considerate che avete una piccolissima fortuna, eppure decisiva: proprio il caso Bergamo. Cioè qualche settimana di vantaggio. Noi avevamo Codogno, ma l’abbiamo ignorato, spavaldi e incoscienti. Voi usatelo, questo vantaggio. Per mettervi al riparo. Non commettete i nostri errori, non fate i faciloni, non pensate “come si fa a fermare tutto”. Meglio fermarci subito e metterci in salvo, che fermarci dopo, per forza, con tanti morti attorno .….Da Bergamo, posso solo lanciare a tutta Italia questo accorato messaggio: non è nuovo, è antico come il mondo, anche se puntualmente ignorato: non c’è niente, proprio niente, che valga la vita. E’ adesso il momento di ricordarlo.
(Cristiano Gatti — brani scelti — 21 marzo 2020)
Riflettiamo e rileggiamo.…Augurandoci di ricordarne il contenuto dopo che sarà passata la “tempesta” affinché si possa tutti migliorare…
Sono rimasto molto colpito dei molti casi segnalati proprio a Bergamo di medici in pensione rientrati in servizio per dare una mano, nell’emergenza, in onore al giuramento di Ippocrate. Onore che gli è costato la vita. Che siano, col loro sacrificio, da esempio.
L’imprenditoria famosissima italiana (o il denaro?) e la cecità spumeggiante dei giovani incoscienti caratterizzano l’Italiano (sono orgoglioso di esserlo) che troppo spesso non fa caso ai segnali che lo circondano. Non possiamo neanche vivere pensando che domani potrebbe esserci un problema più grosso. Credo che l’Italiano abbia un solo unico Grande difetto: ama la vita così tanto che pensa solo a sé. Forse la formica ha qualcosa da insegnare alla cicala (anche se in noi c’è un po’l’uno e un po’l’altro) dobbiamo solamente imparare ad “ascoltare”.
Bello scritto, da mandare a memoria.
Bellissimo e vero, purtroppo è l’ennesima dimostrazione di quanto il denaro ci condiziona la vita e chiusi dentro le mura di casa ci accorgiamo forse troppo tardi che esiste un’altra vita piena di valori diversi da quelli che pensavamo essere i veri valori.