Non lo facciamo mai e non lo faremo mai più, ma questa cosa ci interessa particolarmente perché riguarda la funzione che ci siamo dati: la trasparenza e la partecipazione. Perciò — in via eccezionale — riprendiamo da un quotidiano nazionale la domanda sempre più assillante: per uscire dalla pandemia si deve o no sospendere il diritto alla riservatezza? E’ una questione — si capisce — che ha a che fare direttamente con il nostro pallino di Comunità monitorante.
La Corea del Sud e Singapore l’hanno fatto con un’app sullo smartphone che ha consentito alle autorità di individuare i luoghi e i cittadini a rischio contagio. L’Istituto superiore di sanità è d’accordo. Il governo sta valutando: quanto vale la vita umana? Ecco cosa hanno risposto alcuni personaggi illustri (essendo interessati agli argomenti abbiamo tolto i nomi).
Un famoso uomo politico di LEU dice: sono per combattere un virus alla volta. Se arriverà quello del fascismo, lo affronteremo.
Una giornalista televisiva molto combattiva: io vorrei sapere se sono stata in contatto con qualcuno che poi è stato ricoverato; in quale area del mio quartiere c’è il maggior numero di contagi; l’orario migliore per prendere la metropolitana evitando affollamenti. Cediamo i nostri dati più intimi a scopi commerciali, perché non dovremmo cedere alle autorità i dati necessari a garantire la salute pubblica! Il rischio che le misure persistano? Dipende da come viene scritta la norma, dall’autorevolezza e competenza del Commissario incaricato a gestire il sistema.…
E’ stato direttore di un grande quotidiano: è ovvio che con la crisi sanitaria cambia il concetto di privacy. Sia il Garante Antonello Soro che Vittorio Colao lo hanno spiegato bene: tracciare gli spostamenti garantendo la privacy è possibile, grazie ai dati ‘pseudonimizzati’. Solo le autorità devono conoscere l’identità del soggetto ‘x’, ma non serve dare nome e cognome in pasto alla comunità. Le informazioni sulla salute sono troppo sensibili. C’è il rischio che la sorveglianza diventi la norma: ma se una democrazia è forte, superata la crisi, le leggi d’emergenza tornano in soffitta. Del resto, i colossi del web sanno già tutto di noi”.
Un ex Presidente del Consiglio dei Ministri, invece, ha molti dubbi. Oggi — dice - è evidentemente forte il consenso a misure volte a garantire la salute, anche a costo di limitazioni alla libertà personale. Temo che il prezzo lo pagheremo domani se non si metteranno in campo da subito meccanismi efficaci di garanzia. Il diritto alla privacy, la riservatezza e la protezione dei dati personali sono il caposaldo dei valori europei di centralità della persona
Secondo un filosofo e uomo politico veneziano è evidente che per combattere il virus occorre ridurre al massimo i movimenti delle persone, con tutti i mezzi necessari, anche tracciandone gli spostamenti. Perché tirare in ballo la democrazia? Qualcuno pensa che il governo prepari la svolta autoritaria? Ridicolo. La situazione d’emergenza va affrontata come tale, senza la metafora blasfema della guerra, quella è ‘coglioneria’ patriottarda. La privacy, in ogni caso, è già morta. Ma chi ha dato il mio numero ai call center che martellano di pubblicità? Ora, nel pieno di una pandemia, ci svegliamo per sbandierare il vessillo della riservatezza?
Un noto sindaco-giurista di una grande città del mezzogiorno è favorevole al tracciamento. Ma la misura dovrà cessare con l’emergenza e i controlli avere un solo e unico scopo: contrastare la pandemia per tutelare la salute pubblica. Che sia chiaro: procure e forze di sicurezza non devono consultare i dati per indagini che nulla hanno a che vedere col Coronavirus. Se un inquirente dicesse ‘il sospetto x è stato in quel luogo a quell’ora’, sarebbe pericoloso. Quello è uno stato di polizia. Perciò serve un provvedimento dettagliato: chi raccoglierà, elaborerà e conserverà i dati? Una legge generica e a maglie larghe, aprirebbe il varco ad una ‘centrale’ fuori controllo che utilizza i dati per altri scopi. Ma non c’è dubbio: per superare l’emergenza occorre restringere le libertà individuali”.
Per un governatore di regione la priorità è fermare l’epidemia e salvare vite umane. Dobbiamo farlo garantendo i diritti e le diverse necessità. Oggi, in Italia, credo si possano usare le tecnologie digitali, se aiutano a fermare il contagio. Non per ‘spiare’ i cittadini, ma per tutelarli. Il Garante della Privacy ha suggerito come fare, rispettando le libertà individuali: dati gestiti in forma anonima e re-identificati solo dallo Stato. Aspetti tecnici ma decisivi; sui quali, nel caso, servirà estrema chiarezza rispetto alle regole d’ingaggio. In ogni caso, dovrà essere un provvedimento eccezionale e a termine, legato all’emergenza. La chiave essenziale è stabilire modalità rigorose e durata.
Un parlamentare che presiede una importante commissione : Purché ci siano tutte le garanzie che la Costituzione impone, purché il gestore dei dati sia un’autorità pubblica, purché poi tutto venga conservato e distrutto eventualmente, il tracciamento si può e si deve fare, a tutela del bene comune.
Un ex procuratore della repubblica: c’è un virus contagioso e molte persone circolano come niente fosse: risultato, il Paese paga costi terribili, in termini di morti e sicurezza sanitaria con gli ospedali in tilt. Non solo: un popolo chiuso in casa chissà per quanto tempo e relazioni sociali quasi azzerate. Sono sotto attacco diritti fondamentali come la salute, la vita, gli affetti, la libertà di movimento, il lavoro. Sacrificarli per la privacy, sarebbe ragionare come il don Ferrante del Manzoni, che negava la peste mentre ne moriva. Se vietassimo il tracciamento dei movimenti ritarderemmo, o peggio, la fine dell’epidemia. E le città potrebbero diventare un cimitero. Non vedo un problema nel porre termine alle misure speciali: cominciamo col farla finire, questa emergenza”.
Quello che per noi appare strano è perché nessuno degli intervistati abbia fatto un accenno al ruolo dei cittadini attivi e alla loro funzione di controllo democratico; si parla tanto di democrazia partecipata ma si stenta anche a crederci.
E voi, dunque, anche quelli che arricciavano il naso all’idea delle telecamere per strada o che sembrano preoccuparsi enormemente per i droni (ora sospesi), che cosa veramente ne pensate?
“A mali estremi estremi rimedi…”, potrebbe essere l’estrema sintesi di quanto riguarda il discorso privacy. Certo è che si fa una gran parlare di questa cosa quando di fatto siamo già tutti sotto la lente di chi vuole controllarci. Non è forse vero che in condizioni normali siamo comunque schedati, profilati, analizzati, verificati, certificati, filmati, ascoltati…? Sul web tutto questo già accade e nella vita di ogni giorno ci siamo quasi… Adesso che la situazione impone controlli severi e puntuali ci meravigliamo? Cerchiamo di essere meno ipocriti e pensiamo a come questo debba essere gestito in un momento di “vita normale”. Se poi la cosa dovesse assumere connotati meno opportuni, sarà l’occasione per pensare ad una normativa legislativa più esaustiva. Al momento direi che speriamo valga il più classico dei “mal comune, mezzo gaudio…” (ovviamente riferito ai controlli…)
Non ho pratica di leggi ma mi chiedo se se ne possano emanare di temporanee che nel caso possono essere prorogate. Sarà perché non ho mai pensato di dover nascondere qualcosa ma preferisco venir “spiato” per il bene comune piuttosto che dover temere qualche intrusione nella mia, quasi assente, riservatezza. E questo è il tempo del bene comune. Ho il sospetto che solamente coloro che hanno qualche cosa da nascondere — ovviamente non gradevole per gli altri — siano i primi a strillare sulla minaccia di attentare alla “privacy” (orribile termine che attenta alla italiana Privatezza). Chi non ha niente da nascondere si sentirà sempre tranquillo. Ed ha ragione l’irascibile (giustamente) filosofo veneziano quando si chiede chi sia e come ha ottenuto il suo numero di telefono per magnificargli prodotti commerciali. Mi pare che si voglia chiudere i buoi quando sono già scappati. Ed i suddetti buoi a questo punto pascolano tranquillamente dove vogliono.
Secondo me non è necessario monitorare i nostri spostamenti più di quello che stiamo subendo oggi.
P.es non so se tutti sanno che se hai un cellulare in tasca,sia apple che android e poi vai a casa, nel tuo tablet compaiono già tutti gli spostamenti che hai fatto in un mese,i posti dove ti sei fermato e per quanto tempo.
Quindi secondo me sarebbe giusto che la Prefettura possa raggiungerci telematicamente in qualsiasi momento,ma saranno poi le Forze dell’Ordine a vigilare che si rispettino le regole con il controllo del territorio,come nel caso di questi giorni del Covid-19.
La stessa domanda ce la potremo fare riguardo alle telecamere di sorveglianza,ma penso che tutti siano d’accordo nella loro installazione in quanto deterrenti dei vari “furbetti” che in Italia abbondano (vedi assicurazione auto, pubblica amministrazione, ecc.) ma soprattutto sono indubbiamente uno strumento efficace per rintracciare i maleintenzionati (ladri,spacciatori ecc.)